Sulle mascherine chirurgiche il prezzo fisso imposto dal Governo attraverso il commissario straordinario, Arcuri, rischia di rivelarsi un boomerang e di generare confusione oltre che contenziosi. La notizia è che per evitare speculazione sulle c.d. mascherine chirurgiche, quelle che accompagneranno la famosa Fase 2, il Dpcm varato ieri dal Premier Conte fissa il costo di tali dispositivi di protezione a 50 centesimi escludendo anche l'applicazione dell'Iva.
Un inciso: parliamo di mascherine filtranti che rispondono a criteri certificati secondo la normativa UNI 14683 che fissa i requisiti previsti da tre tipologie di mascherine. Parliamo di quelle di tipo I, con una efficienza di filtrazione batterica (BFE) superiore a 95, quella di tipo II con una BFE pari o superiore a 98 e infine quelle di tipo IIR con una BFE pari o superiore a 98 e, in aggiunta, con una pressione di resistenza agli spruzzi pari o superiore a 16. Si tratta di quella richiamate nell'ordinanza del commissario Arcuri.
E veniamo al «problema». Come hanno segnalato alcune farmacie (come la Farmacia Falagario di Ceglie) - che hanno scritto a Federfarma e Ordine - tale prezzo calmierato è inapplicabile per le farmacie tenuto conto che loro le acquistano dai grossisti a un prezzo di 85 centesimi oltre Iva. Va da sè che un costo al pubblico i 50 centesimi - prezzo che in teoria dovrebbe comprendere anche una minima marginalità - si rivelerebbe inapplicabile.
Insomma da un lato la «norma» fissa un prezzo al consumo di 0,50 ma il principio andrebbe applicato a tutta la filiera a partire dai grossisti che, quanto pare, le venderebbero a un costo di 35 centesimi superiore.
Poichè le farmacie ritengono immorale non distribuire mascherine soprattutto in questo periodo, e non potendo rimetterci, ecco la richiesta di intervenire sul commissario Arcuri «stabilire la sua entrata in vigore solo dopo l’introduzione di un obbligo per i fornitori delle farmacie di vendere alle stesse le mascherine ad importo inferiore a € 0,50 e solo dopo l’esaurimento delle scorte di magazzino di mascherine».
Purtroppo il nodo è sempre lo stesso: per pochi pagano tutti. In questi due mesi, sulle mascherine, si è assistito a una vera e propria speculazione messa in atto da diverse categorie commerciali (alcuni blitz della Finanza avrebbero accertato irregolarità nei prezzi da parte di farmacie, parafarmacie e anche altri esercizi commerciali comunque aperti durante l'emergenza). L'Ordine dei farmacisti sul tema è intervenuto da un lato stigmatizzando i comportamenti illeciti (ove dimostrati) e dall'altro chiedendo chiarezza su caratteristiche e forniture oltre che sulle dinamiche dei prezzi.