Bene! Beh, proprio bene non direi, però si usa così! L’importante è non toccarsi e non uscire di casa! Io non esco. Se lo faccio, è solo per necessità, come ad esempio, la Nutella, le sigarette e stampare una certificazione giornaliera per uscire.
Prima ancora di questa tragedia, passeggiando liberamente, mi ritrovai all’ingresso di una chiesa. Decisi di entrare. L’aria era fresca, odore di incenso e di liturgia. La chiesa era vuota, c’erano banchi ordinatamente in fila. Mi feci il segno della croce e mi andai a sedere all’ultimo banco. Guardando fisso in fondo, sulla mia sinistra, sentii una presenza, mi girai e vidi un uomo. Era bellissimo, capelli lunghi, barba, occhi azzurri e indossava una tunica bianca. Si sedette vicino a me e mi salutò. «Buona giornata», mi disse. «Buona giornata a voi!» dissi io.
«Bravo!»
«Perché mi date del bravo?»
«Perché finalmente qualcuno si ricorda che noi siamo tre: io, mio padre e mia madre!»
«Oh Gesù!»
«Esatto!»
«O mio Dio!»
«Esatto!»
«O... Madonna santa!»
«Esatto», disse lui!
«Ma non ci posso credere!»
« E tu come ti chiami? Tommaso?»
«Mi chiamo Gianni».
«–Strano. Pensavo ti chiamassi Tommaso... Io conoscevo uno che si chiamava Tommaso e non credeva mai a niente!»
«Anch’io! Ma allora voi siete... Gesù?»
«Certo. Sono Gesù in persona!»
«Cioè, quello di Zeffirelli?»
«eh, non proprio. Però se ti fa piacere credilo pure. Zeffirelli ha fatto un film per ricordare che io esisto ancora!»
«O Madonna!...»
«No, mia madre non c’è perché è sempre in giro, una volta a Loreto, una volta a Lourdes, una volta a Medjugorje, una volta a Fatima. Insomma... già io ho problemi per incontrarla, nonostante le mie possibilità, però alcune volte ci incrociamo. Ma tu credi in me?»
«Certo, adesso sì - risposi io –, però non riesco a crederci!» «Ma ci credi o non ci credi? –Sì, ci credo!»
«E perché dici che non riesci a crederci?»
«Ma no... è un modo di dire che abbiamo noi terreni; colpa del fatto che non vi fate mai vedere! Nemmeno per venire a votare».
«Tranquillo, noi (io, mia madre e soprattutto mio padre) abbiamo già i problemi nostri, figuriamoci se ci dovessimo far vedere. Noi sappiamo benissimo che voi terreni la prima cosa che ci chiedereste sarebbero dei numeri vincenti al Superenalotto».
«È vero! – dissi – Ma come mai da queste parti?»
«Niente... Sono sempre in giro, da sempre, senza un momento di pausa. Infatti, da quando resuscitai, non ho fatto in tempo ancora a cambiarmi e sono vestito come ero allora. Vestito uguale, stesso modo di parlare, stesso modo di fare, stesso modo di comunicare. Pensa: io non ho nemmeno una mail o WhatsApp. E non ho nemmeno voglia di andare sulla luna… pur potendomelo permettere!»
«Come mai?»
«Preferisco vivere! E tu?» mi chiese.
«Nemmeno io ho quegli aggeggi infernali»
«Sì – disse lui –Hai ragione, quelli sono aggeggi infernali, anche se io non devo usare questa parola... se no gli faccio pubblicità!» Quindi mi disse: «Allora tu sei un puro come me?».
«Sì», risposi.
«Bene tu verrai con me in Paradiso!»
«Ma, scusa, non saremo un po’ troppi in Paradiso? Che fai? – gli dissi – Tu inviti tutti quelli che incontri?»
«No, tutti no, soltanto chi merita, tu meriti!»
«Non ci posso credere!»
«Ancora?! Ma non credi mai a niente?»
«Beh.. Scusa, ma è un intercalare che noi usiamo, devi sapere che su questa terra, non bisogna credere mai a niente. Non hai idea di quanta gente ti tradisce. Del resto, tu sei stato vittima proprio di vari tradimenti, anche da persone a te vicine: dopo che gli hai dato da mangiare, da bere... hai fatto miracoli per loro, hai dato fiducia con le tue parole... e poi, per colpa di un gallo che ha cantato tre volte... e di quell’altro che poi è diventato famoso con il nome di Giuda e che oggi è rappresentato da svariati politici... Che ne pensi?»
«Beh... penso che un giorno così... non ritorni mai più».
«Che cos’è una minaccia?»
«No, è la solita canzone… Scusa, ma adesso devo andare!»
«Mi lasci così?», gli dissi.
«Bene... Allora devi sapere che un giorno, un professore disegnò alla lavagna con un gesso bianco un enorme quadrato.
Dentro il quadrato, però, era rimasta una macchia di colore rosso. Chiese, dunque, agli studenti: “Che cosa vedete in questo spazio?” “Una macchia rossa”, dissero tutti all’unisono. Questo è quello che fanno abitualmente gli uomini: vedono solo le macchie, però al quadrato, e non il grande spazio che è la libertà della vita. Che poi sarebbe quella che io gli ho dato. Caro Gianni, ormai sono stanco di parlare… le porcherie che ho visto e che vedo mi hanno stancato, nonostante tempo fa mandai un avviso con Noè e il Diluvio Universale… ma niente! Se qualcuno vuole capire capisce. Se qualcuno non l’ha capito, andasse all’Inferno!». Detto questo, mi fece un segno di benedizione e si allontanò verso l’altare sparendo.
Tornando a noi, con quello che ho detto non voglio mandare nessun messaggio a nessuno; io non do mai consigli, semmai pareri miei. Ormai il famoso virus corona c’è! Non ci sarà nessuna Domenica In o Zelig o Telebari o Telenorba o Tribunale che tenga per renderlo famoso. Non ha bisogno di nessuno per fare sold out pure lui. Spero, però, che questa storia finisca al più presto, con la fiducia che tutto torni come prima. Avevo detto che consigli non ne do, però uno si: spero che anche dopo le persone nocive continuino a non uscire!