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Turi, la raccolta delle ciliegie come una corsa a ostacoli

 
Valentino Sgaramella

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Valentino Sgaramella

Il naufragio delle ciliegie  spaccate dalla pioggia

I coltivatori: le restrizioni, pur necessarie, ci complicano la vita

Martedì 21 Aprile 2020, 09:26

TURI - L’imminente avvio della raccolta delle ciliegie toglie il sonno ai coltivatori dell’«oro rosso». E non solo per le regole legate alla necessità di prevenire il contagio sui luoghi di lavoro. Gianni Cozzolongo ha una decina di ettari su circa 70 complessivi coltivati a ciliegeto. Assume da sempre lavoratori stagionali: nel periodo centrale della raccolta circa 25 operai. Non c’è quasi più manodopera locale per cui è necessario rivolgersi a stranieri. Fino allo scorso anno, grazie al contributo determinante della Regione, il Comune di Turi riusciva ad allestire un campo aperto e autogestito per l’accoglienza dei lavoratori stagionali, per lo più africani. Quest’anno non ci sarà.

«Non sappiamo come fare - dice Cozzolongo -. Chissà, potremo attingere ai lavoratori oggi inattivi per la chiusura forzata di molte attività?», si domanda. Un altro aspetto: gli spostamenti. Fino allo scorso anno i lavoratori raggiungevano il ciliegeto con mezzi propri. «Se devo utilizzare un pullman da 50 posti per trasportarne 20 non mi conviene - afferma il cerasicoltore turese -. Le grandi imprese agricole fanno sedere gli operai sui pullman a file alterne ma io non posso garantire questo servizio. Da me verranno con auto propria, una sola persona per ciascuna vettura. Dovrò far arrivare 25 auto».

Ancora, come si lavorerà su ciascun albero? «Normalmente su un ciliegio lavorano 4 o 5 persone - continua - ma quest’anno dovrò impiegarne tre distanziati tra loro, tutti con guanti e mascherine». Il vero problema è vendere il prodotto. «La primizia costa 6 euro il chilo, in questo momento le ciliegie sono un lusso. I confini europei sono blindati, non si può esportare».
Angelo Palmisano ha poco meno di 10 ettari: «Ho sempre gli stessi dipendenti che ogni anno giungono da altri comuni, tra cui Sammichele e Grumo». Sta per inviare una lettera a Coldiretti e alla Regione. «Stiamo vivendo una pagina molto triste che sta mettendo a dura prova gli sforzi che in questi anni ognuno di noi ha profuso - dice Palmisano -. I problemi sono due. Il primo, la tracciabilità dei pagamenti a favore degli operai. Chiedo per quest’anno di andare in deroga alla tracciabilità perché le banche non sono più aperte in maniera libera.

Si possono creare assembramenti fuori dalle agenzie e soprattutto disagi agli operai privi di conto corrente». Secondo: «Se durante la raccolta un operaio risulta positivo che accade? Saremo posti tutti in quarantena bloccando la raccolta stessa?». La richiesta: «Tamponi a tappeto».

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