Hanno vagato 16 giorni per i mari dell’Asia e dell’Europa in una continua situazione di emergenza sanitaria, ma sono stati respinti da diversi porti, rischiando di far degenerare la situazione a bordo e trasformare la nave in un focolaio. E’ l’odissea vissuta da 1.200 componenti dell’equipaggio della nave da crociera «Costa Diadema», tra i quali due molesi, uno da qualche giorno febbricitante e attaccato ad un ventilatore e l’altro in buone condizioni ma in isolamento precauzionale insieme con un collega di Molfetta e agli altri componenti dell’equipaggio. «L’odissea ha avuto inizio il 13 marzo scorso - racconta a La Gazzetta del Mezzogiorno la figlia del marittimo febbricitante - giorno di partenza da Dubai negli Emirati Arabi quando è stato rilevato un presunto caso di contagio. Uno dei medici a bordo non stava bene, l’hanno trasferito in un ospedale di Dubai e hanno rilevato la sua positività al Covid-19».
Poi che cosa è accaduto? Che cosa le ha raccontato suo padre?
«Mi ha raccontato che i passeggeri sono sbarcati e sono stati trasferiti nei loro rispettivi paesi mentre l’equipaggio è rimasto a bordo per fare rientro a Savona».
Nel corso della navigazione però...
«E’ accaduto che un altro componente dell’equipaggio ha cominciato a stare male. Il comandante ha chiesto lo sbarco di emergenza a Cipro ed è risultato positivo al tampone. In quel momento è scattata la quarantena per tutto l’equipaggio, messo in isolamento».
La vera odissea inizia nei mari italiani.
«Vero. Infatti dopo la traversata del Golfo Persico e del Mar Egeo, la nave è giunta nel Mediterraneo con più persone che hanno cominciato a stare male, ad avvertire sintomi come la febbre e la tosse. Tra questi mio padre che, preoccupato, ci ha riferito che dopo un lieve stato febbrile, poi scomparso, ha avvertito una crisi respiratoria. I medici a bordo l’hanno attaccato ad un respiratore in attesa di attraccare in un porto ed essere sottoposto insieme a qualche altro suo collega ai controlli previsti».
Invece?
«E’ accaduto che la nave è stata respinta a Gioia Tauro. Per due giorni, mercoledì e giovedì scorso, è rimasta in attesa al largo di Civitavecchia e stando a quanto riferito da mio padre, che non potendo parlare comunicava solo con sms, la nave avrebbe ricevuto rifiuti anche da altri porti. A questo punto ho telefonato al nostro sindaco Giuseppe Colonna che ha subito allertato le varie autorità. Sabato la situazione si è sbloccata, dapprima con la disponibilità di Marsiglia e, domenica pomeriggio, col via libera ricevuto dal porto di Piombino».
Come sta suo padre?
«Sta meglio e attende l’esito del tampone cui verrà sottoposto». Non è escluso che il suo papà insieme agli altri membri dell’equipaggio con sintomi vengano ricoverati in un presidio toscano.