L’Amtab cancella l’indennità di produttività (in caso di malattia), i sindacati sul piede di guerra manifestano davanti a Palazzo di città. Il sit in di protesta - annunciato di quattro giorni - è sospeso solo grazie alla mediazione del sindaco Antonio Decaro.
Ma andiamo per gradi. La vertenza che interessa i lavoratori della municipalizzata del trasporto cittadino nasce dalla modifica fatta da parte dell’azienda relativa all’indennità di malattia, per cui in caso di assenza il lavoratore non ha diritto a percepire l’indennità di produttività - graduata in base alla durata dell’assenza: 100% dal primo al terzo giorno, 50% dal quarto al ventesimo, 33% dal ventunesimo giorno in poi -.
«Il direttore generale Lucibello ha di fatto cancellato in modo unilaterale un accordo di secondo livello - spiega Dario Loporchio (Ugl) -. Si tratta della cosiddetta indennità di malattia di media competenza, un istituto previsto dal Contratto nazionale di lavoro, per cui chi è in malattia adesso perde questo valore già dal primo giorno». «In pratica oggi dal secondo evento mensile di malattia si subisce una decurtazione del premio di produzione già del 20% - dice ancora -. Il risultato sa qual è? È che un autista pur di non perdere soldi, viene a lavorare anche ammalato, con tutti i rischi che ne conseguono per lui e per le persone».
Le organizzazioni sindacali non condividono quindi l’interpretazione del testo unico data dall’azienda, ritenuta penalizzante per i lavoratori, il cui stipendio medio su aggira su 1.100 euro mensili. A quanto pare, tutto nasce dal fondo nazionale sulle malattie non più finanziato dallo Stato. «In tutta Italia, solo Amtab è partita con un’azione mirata a recuperare i soldi. E parliamo di 100mila euro l’anno non chissà quale importo, che però l’azienda vuole riprendersi dagli operai», asserisce Loporchio.
«Dopo gli sforzi fatti negli anni passati proprio per combattere il problema delle micro malattie, che hanno portato a una netta diminuzione del fenomeno, ci saremmo aspettati maggior comprensione da parte dell’azienda. E invece non è così», commenta il sindacalista Ugl.
Ieri mattina quindi è iniziato il sit-in di protesta in piazza Prefettura sospeso però in virtù dell’intervento del primo cittadino. «Ringraziamo il sindaco per la sua sensibilità, col quale abbiamo preso appuntamento in azienda il 4 febbraio prossimo per affrontare insieme la problematica», conclude Loporchio.
Che lavoratori e azienda siano spesso in disaccordo non è una novità. Infatti nelle scorse settimane è stata già avviata la procedura che in assenza di una mediazione delle istituzioni porterà l’induzione dello sciopero. La prima fase svoltasi in azienda avuto esito negativo, l’iter adesso prevede per la prossima settimana un incontro in Prefettura ai fini di una possibile conciliazione. Dovesse saltare si arriverà all’astensione dal lavoro, prima però ci sarà il confronto con il primo cittadino.
«L’indennità è prevista dal contratto nazionale di lavoro, ma attenzione noi non corrispondiamo le quote di produttività, perché non rientrano nel calcolo delle indennità aziendali. Altrimenti chi è malato prende gli stessi soldi di chi lavora. E non mi sembra giusto. È un modo di combattere l’assenteismo, anche perché i primi tre giorni di assenza per malattia dal lavoro sono al 100% a carico dell’azienda», taglia corto il direttore generale, Francesco Lucibello, che respinge al mittente anche le accuse di modifica unilaterale del contratto. «In passato il contratto è stato interpretate male, io sto applicando il contratto in modo corretto, d’altronde se fosse un loro diritto potrebbero farlo valere in altre sedi, invece la loro è una rivendicazione».
La piaga delle micro assenze continua in ogni caso a incidere sulla efficienza del servizio. «Abbiamo avuto una riduzione generale delle malattie ma non appunto sulle micro assenze, sulle quali non riusciamo ad intervenire», aggiunge non senza ricordare che «i picchi di assenze portano alla soppressione dei servizi». Lucibello rivela poi un altro dato. «Basti andare a vedere le micro assenze di molti lavoratori. Sono tante, tutti attaccate a ferie e riposi. Almeno questi li paghiamo di meno» chiosa.