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Lo scontrino elettronico divide i baresi: «Inutile contro l'evasione»

 
Marco Seclì

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Marco Seclì

Lo scontrino elettronico divide i baresi: «Inutile contro l'evasione»

foto Luca Turi

Lamentele per i costi sostenuti per dotarsi di collegamento internet

Sabato 11 Gennaio 2020, 13:38

C’è chi fa spallucce, chi non fa una piega, chi ha le idee ancora confuse e chi, potesse, abbasserebbe le saracinesche «perché così non si può più andare avanti». Tutti, però, vivono l’introduzione dello scontrino elettronico come l’ennesima invenzione per complicare la vita a chi lavora ma che non servirà a contrastare davvero l’evasione fiscale.
Sia pure a malincuore, gli esercenti di Bari, almeno quelli del perimetro del centro urbano, si sono già adeguati o si stanno adeguando all’obbligo di trasmettere «in diretta» in via telematica gli incassi all’Agenzia delle entrate. Nessun caos, né proteste eccessive, come accaduto in altre città italiane, anche del Nord. Al massimo, rassegnazione e un caos calmo determinato soprattutto dalle complicazioni nate dalla necessità di dotarsi dei nuovi registratori di cassa e della linea internet necessaria a comunicare i dati al fisco.

Così, si può ipotizzare che i sei mesi di stop alle sanzioni, concessi per dare la possibilità di adeguarsi, non passeranno invano e che il primo luglio, scaduto il termine della moratoria, la quasi totalità di commercianti, artigiani e professionisti baresi sarà pronta.
«In materia c’è un po’ di confusione, per noi provvede ancora il nostro commercialista, ma se dovremo adeguarci lo faremo», assicura Paolo dal bancone del bar «Capolinea» di corso Cavour.

Nicola Catalano, 36 anni, ha aperto nove mesi fa la pescheria «Luna Blu» in via Carulli. «Tra poco verranno ad adeguare i registratori di cassa - dice - intanto ho dovuto pagare la scheda sim del router per il collegamento a Internet tramite rete mobile, la linea fissa sarebbe un ulteriore aggravio di costi».
E il credito d’imposta fino a 250 euro previsto dallo Stato per contribuire alle spese sostenute per adeguare i dispositivi diventa un palliativo. «Non è questione di scontrino elettronico - lamenta l’esercente - il fatto è che le spese di gestione sono esorbitanti. Così si scoraggiano i giovani ad aprire un’attività. Io ho fatto investimenti, rispetto tutte le norme, garantisco quotidianamente ai clienti la qualità del prodotto con il pescato locale ma poi quasi tutto quello che entra se lo prende lo Stato». Ma lo scontrino elettronico servirà a combattere l’evasione fiscale? «Fatta la legge trovato l’inganno. Chi è propenso a evadere si inventerà qualcosa per continuare a farlo», sospetta Nicola.

I titolari di tabaccherie, che tra rapporti con i Monopoli e Lottomatica, sono abituati più di altri alle novità introdotte dallo Stato, sono pronti. «Nessun problema, per noi non cambia granché - commenta serafico Andrea Carella, della rivendita numero 13, di corso Vittorio Emanuele - ci siamo già adeguati, vedremo se davvero le nuove regole varranno per tutti i tipi di attività».
A pochi passi, Strada Vallisa nella città vecchia, l’«Osteria Vino e Cucina», da Paglionico, si è già preparata alla novità. «Siamo pronti - riferiscono Nico Ancona e i suoi collaboratori - abbiamo acquistato il nuovo registratore di cassa. Il nostro problema era che nel locale, in un seminterrato, non c’è copertura della rete mobile, così ci siamo dovuti attrezzare con la linea fissa Adsl. Abbiamo sostenuto un costo maggiore, ma adesso possiamo offrire ai clienti anche il collegamento wifi». Sull’efficacia della misura Ancona ha qualche perplessità. «Il riepilogo dei corrispettivi, che finora affidavamo al commercialista, sarà trasmesso direttamente - osserva Ancona - ma non credo sia cambiato granché, né vedo tutta questa semplificazione di cui si parla. Forse ci dovremo abituare e magari poi capiremo i vantaggi». E il contrasto all’evasione? «Mah...», risponde il ristoratore.

In via De Manfredi, attaccato a piazza Mercantile, sorge il suggestivo studio «Sax Tattoo». L’introduzione dello scontrino elettronico è stata accettata senza battere ciglio. «Già la fatturazione elettronica aveva comportato un cambio di registro - spiega Antonio Schingaro tra quadri e immagini che riproducono i suoi tatuaggi artistici - certo, bisogna mettere in conto gli ulteriori costi per l’aggiornamento dei software, mentre la linea per Internet era già presente. Del resto, noi titolari di esercizi nel centro storico abbiamo a che fare con tanti turisti e siamo abituati ad accettare i pagamenti con Pos. Anche se - riflette - la moneta elettronica non equivale al contante, perché tra i vari passaggi, spese e commissioni, il suo valore alla fine si riduce, a tutto vantaggio delle banche».

Quanto alla lotta all’evasione pure Schingaro è scettico: «Non capisco dov’è la rivoluzione».
Chi non ne può proprio più è Vito Laricchia, 63 anni, che gestisce una rivendita di latticini in via Quintino Sella. «Ricordo ancora quando il ministro Visentini negli anni ‘80 introdusse i primi registratori di cassa e si disse che l’unico vantaggio era per l’Olivetti. Questa ennesima trovata, invece, quali poteri vuole favorire?», si sfoga. Il negoziante è un fiume in piena. «Ho dovuto comprare il registratore di cassa, un telefonino e la scheda per collegarlo a Internet, e tutto a fronte di incassi che precipitano sempre di più». Vito lavora da quando aveva i pantaloni corti e fa sempre più fatica a far quadrare i conti. «Facevo il macellaio quando a Bari c’erano almeno mille macellerie. Sa dirmi quante ne sono rimaste oggigiorno? Si contano sulle dita di una mano. E la colpa - è convinto - ricade su chi ha sempre favorito la grande distribuzione, gli ipermercati, e ha ucciso il piccolo commercio. Per piacere, non vengano a dirmi che con lo scontrino elettronico si combatte l’evasione. È giusto colpire i furbi, ma gli evasori non siamo noi piccoli esercenti, li andassero a cercare da qualche altra parte. Il fatto è che - chiude amaro - nessuno in Italia lo ha mai voluto fare».

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