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Costa Ripagnola, l'ok al resort tra Cozze e Polignano è a rischio

Costa Ripagnola, l'ok al resort tra Cozze e Polignano è a rischio

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Costa Ripagnola, l'ok al resort tra Cozze e Polignano è a rischio

La «lama fantasma» nell'inchiesta della Procura: «Annullare i permessi»

Mercoledì 08 Gennaio 2020, 08:05

18:47

Tra 2004 e 2005 l’area di Costa Ripagnola, tra Cozze e Polignano, è stata oggetto di lavori di manutenzione interrotti a seguito di ordinanza della Soprintendenza e del Comune. E in quel lasso temporale, ritiene la Regione, potrebbe essere avvenuto il tombamento di una lama denunciato dai comitati ambientalisti nell’esposto alla Procura che ha portato al sequestro probatorio dell’area.

A ricostruire avvenimenti di 15 anni fa è stato il Comune di Polignano, rispondendo a una nota con cui la Soprintendenza chiedeva conto - appunto - della questione della lama.

In una ortofoto del 2000 si vede chiaramente una lama (un profondo solco nel terreno, tipico del paesaggio pugliese) che attraversa l’area sul mare in cui potrebbe sorgere un resort di lusso nei trulli, mentre in una foto satellitare del 2006 la lama è parzialmente scomparsa e nell’ortofoto del 2018 non ce n’è più alcuna traccia. Il tema è finito, appunto, all’attenzione della Procura di Bari. Il perito nominato dai pm Lino Giorgio Bruno e Baldo Pisani, l’architetto Cesare Elia (un tecnico dell’Università del Salento) che sta verificando l’iter per il rilascio dei permessi da parte di Regione e Comune, ha acquisito anche la documentazione relativa alla lama: il termine per il deposito della relazione chiesta dalla Procura scade proprio in questi giorni.
Gli attuali proprietari di Costa Ripagnola (la Serim di Modesto Scagliusi, imprenditore del turismo di Polignano, che comunque non è indegato) ha acquisito l’area appunto nel 2003 e, tramite il suo difensore, Beppe Modesti, fa sapere di avere a disposizione documentazione che prova come il tombamento della lama fosse pre-esistente all’acquisto dei suoli. Tuttavia la ricostruzione cronologica che il Comune ha fatto alla Soprintendenza (e che si conclude con la richiesta all’ufficio periferico del ministero dei Beni culturali di comunicare «quali atti siano stati adottati successivamente» all’ordinanza di sospensione dei lavori del 2003) fa emergere appunto come, nel periodo 2004-2005, Scagliusi abbia presentato un progetto per effettuare alcune manutenzioni e che invece, a seguito di un sopralluogo di tecnici ministeriali, dei carabinieri e della polizia municipale, sia emerso che si trattava di lavori non autorizzati: un muretto non a secco con una base in cemento per i pali della recinzione, movimenti di terra «con alterazione dei livelli orografici».

Il problema è, una volta accertato il tombamento della lama, che il Comune è tenuto ad ordinare ai proprietari il ripristino dello stato dei luoghi: l’area va insomma riportata a com’era. E questo, secondo quanto ritengono fonti della Regione, comporta anche l’annullamento di tutte le autorizzazioni nel frattempo emesse, perché rilasciate sulla base di una situazione di fatto dell’area diversa da quella reale: si tratta del Paur (l’autorizzazione unica regionale) e il permesso di costruire.

Nel frattempo, la Regione ha predisposto il disegno di legge per l’istituzione del Parco naturale di Polignano. I tecnici hanno incluso tutta l’area costiera che arriva fino a Monopoli, tuttavia nelle norme tecniche attuative sono fatti salvi i diritti acquisiti: i permessi già rilasciati non possono essere messi in discussione. Il provvedimento deve essere approvato dalla giunta, e a quel punto scatteranno le misure di salvaguardia che congelano il territorio: fino all’ok definitivo del Consiglio regionale non sono ammesse nuove trasformazioni. Ma il Comune di Polignano preannuncia battaglia.

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