Il Comune batte la Fc Bari 1908 nella partita sulla Tari. La Commissione tributaria provinciale ha dato ragione a Palazzo di città sul fatto che il tributo relativo al 2014 fosse dovuto. L’ex società del patron Cosmo Giancaspro, ormai dichiarata fallita, però segna un gol importante a suo favore: l’avviso di accertamento che, tra tassa non versata, sanzioni e interessi, sfiorava i 330mila euro dovrà essere rivisto fortemente al ribasso dal momento che era stata calcolata su una superficie più ampia di quella effettiva. E ora ci sarà da capire se l’Ufficio Tributi, in autotutela, procederà a rettificare gli importi chiesti anche per le annualità 2015, 2016 e 2017 per le quali non c’è ancora un processo tributario.
Il fischio d’inizio di questa partita ha una data: 8 agosto 2014. Quel giorno, l’imprenditore molfettese, poi travolto da alcune inchieste giudiziarie, compresa quella sulla gestione della società sportiva, stipula con Palazzo di Città una convenzione annuale per gestire lo stadio San Nicola. L’Ufficio Tributi contesta l’omessa denuncia della Tari con riferimento al periodo 8 agosto-31 dicembre 2014. Parte allora l’avviso di accertamento, poi impugnato da Giancaspro. La causa tributaria viene interrotta quando il Tribunale di Bari dichiara il fallimento della Fc Bari 1908. Il processo viene riassunto dalla curatela fallimentare rappresentata dal dottore commercialista Elbano De Nuccio e assistita in giudizio dal dottore commercialista Marco Ligrani. Il Comune, dal canto suo, si costituisce con Francesco Catanese, direttore della Ripartizione tributi e da Giuseppe Abbracciavento, direttore del Settore contenzioso tributario.
Gli argomenti sostenuti a suo tempo da Giancaspro, tra cui la circostanza che alla «convenzione» non è seguita poi la «concessione» che avrebbe dovuto disciplinare il tributo in concreto, non hanno retto. «Posto che è pacifico il fatto che il ricorrente abbia occupato e utilizzato le parti dello stadio previste dalla convenzione - scrivono i magistrati - non è ragionevolmente sostenibile l’argomento che in difetto di definitiva concessione non è dovuto il tributo». Giancaspro sosteneva anche che, al massimo, aveva utilizzato gli uffici al piano terra e al primo piano del San Nicola. Quanto al resto, il tributo si sarebbe dovuto limitare alle 11 partite giocate in casa dal Bari in quel periodo. Non si possono comprendere - era la tesi non condivisa dai giudici tributari - anche gli spalti, lì dove il tifo biancorosso si esprime con tutto il suo calore, i parcheggi e persino gli spogliatoi dove i giocatori curano gli ultimi dettagli prima di scendere in campo. Al massimo, si sarebbe dovuta applicare la tariffa giornaliera.
Di diverso avviso la Commissione (presidente Giuseppe Bray, relatore Enrico Peluso, giudice Francesco Caporusso), che ha stabilito «l’assoluta legittimità dell’avviso di accertamento impugnato». E ancora: «Il tributo è stato giustamente calcolato sugli spazi e sulle superfici concesse. Il fatto che il ricorrente non le abbia effettivamente occupate o utilizzate non rileva ai fini dell’applicazione del tributo».
Il Comune, però, su questo l’Fc Bari 1908 aveva ragione, eccome, ha sbagliato a calcolare la superficie. In questione, ci sono circa 1.500 metri quadri. A stabilirlo, una consulenza tecnica disposta dalla Commissione tributaria ed effettuata dall’ingegner Matteo Quagliarello. La Tari, in definitiva, va pagata, anche se deve essere considerevolmente ritoccata al ribasso. Dal terreno di gioco (questo sì escluso dal tributo), giunge il triplice fischio.