Nell'eterna caccia alle risorse, il film si ripropone periodicamente. Ora che la regia è cambiata (più facile con un esecutivo giallorosso), la lotta all'evasione fiscale (110 miliardi ogni anno vengono sottratti a fisco e Inps) torna prepotentemente nell'agenda del Governo. Andata a regime la fatturazione elettronica (e a gennaio varrà per gli scontrini), introduzione che (a parte il contrasto ai documenti fittizi emessi per frodare lo Stato) ha consentito un aumento del gettito Iva sugli scambi interni del 5,4 per cento nel primo quadrimestre rispetto allo stesso periodo del 2018, il prossimo passo sarà varare provvedimenti, inseriti in una manovra economica (e fiscale) complessiva (e si parla pure di inasprimenti delle pene per gli evasori), che inducano a ridurre l'uso del contante (si discute anche di come contrastare l’elusione delle grandi compagnie, ma questo finora è stato poco più che un ritornello). Nella bozza della manovra ci sono meccanismi di detrazione legati ai pagamenti tracciabili, così da rendere più conveniente per il cliente pagare (al ristorante, al bar e anche al mercato di quartiere) con la carta piuttosto che con il contante, mentre sembra essere stata definitivamente accantonata l'intenzione di abbassare il tetto riguardante l’uso del contante (ora fissato a tremila euro).
GLI INCENTIVI La logica è quella di incentivare e sgravare, di stabilire anche una fascia di gratuità a favore dei commercianti (niente commissioni per pagamenti minimi e crediti di imposta per l'acquisto dei Pos). Non ha mai convinto, invece, la proposta del Centro studi di Confindustria nella parte in cui prefigura una penalizzazione per chi abusa del contante attraverso una tassazione: ha calcolato che, esentando i prelievi mensili fino a 1.500 euro (accade per il 75% dei conti correnti), con una commissione del 2% sui prelievi eccedenti i 1.500 euro si avrebbe un gettito annuale di circa 3,4 miliardi. La misura, che peraltro costringerebbe a una schedatura nominativa di tutti i conti correnti (perché altrimenti basterebbe aprire più rapporti, magari senza troppe spese come accade con le banche on line), è contestata da più parti, in fondo anche dall'interno della stessa Confindustria. Ciò non toglie che il contrasto al contante sia una strada inevitabile, considerando le alte percentuali di utilizzo rilevate, soprattutto nel Mezzogiorno, e la stretta connessione con una serie di reati: l'ultima analisi nazionale dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo del Dipartimento del Tesoro sottolinea come l'uso del cash caratterizzi i fenomeni dell'usura, del traffico illecito di rifiuti e armi e delle truffe e sia associato allo sfruttamento sessuale, allo spaccio di sostanze stupefacenti, all'estorsione e alla corruzione.
IL RAPPORTO Nel rapporto del Mef (riferito al 2018) vi è la pubblicazione di dati scaturiti dalla elaborazione di un indicatore di esposizione al rischio di riciclaggio per il settore privato basato su una misura «relativa» di anomalia: per ogni euro depositato in banca utilizzando strumenti diversi dal contante è considerato l’ammontare dei versamenti in contanti non giustificati da fattori strutturali locali di natura socio-economica e finanziaria. Per ciascuna provincia è stato calcolato il rapporto tra il numero delle anomalie rilevate a livello banca-comune e il totale di combinazioni banca-comune osservate nella stessa provincia. La buona notizia è che il Barese rientra in una fascia di rischio basso, come altre province pugliesi, fatta eccezione per il Foggiano e il Leccese (rischio medio-basso). Non c'è molto da gioire, però, visto che il quadro si ribalta considerando i Comuni e le province più rischiosi per valore stimato (cioè per dimensione) dei flussi anomali: il Barese (così come il Leccese) è ad alto rischio, più del Tarantino e del Foggiano. In generale, secondo un'analisi fatta dalla sede barese di Bankitalia sull'economia pugliese, la domanda di contante da parte della clientela si è ridotta, tra il 2013 e il 2018, di 8 punti percentuali, attestandosi al 68%, valore sostanzialmente in linea con il dato del Mezzogiorno, ma superiore alla media italiana. Nello stesso periodo si è ridotto anche l’approvvigionamento di contante attraverso prelievi allo sportello, con un calo che ha interessato sia il numero delle operazioni sia l’ammontare complessivo, diminuito (per abitante) da 3.539 a 2.599 euro.
I CONTROLLI Per fare luce sull'utilizzo anomalo di contanti, spesso anticamera del riciclaggio e della evasione (soprattutto da parte della criminalità organizzata) dal settembre appena scorsochi movimenta, fra prelievi e versamenti, oltre 10mila euro in un mese finisce sotto la lente di ingrandimento dell'Uif, l'Unità di informazione finanziaria incardinata presso la Banca d'Italia, cui confluiscono i dati di banche, Poste italiane e istituti di pagamento che dovranno continuare a fornire i nominativi di chi supera quel tetto, anche con più operazioni da oltre mille euro. La comunicazione non comporterà l'automatica segnalazione di operazione sospetta, ma attiverà le autorità di vigilanza. Le operazioni dovranno essere individuate considerando tutte le movimentazioni di denaro effettuate dal medesimo soggetto, in qualità di cliente o di esecutore. In base alle prime rilevazioni (riguardanti i dati riferiti ai mesi di aprile, maggio, giugno e luglio), peraltro riferite da Claudio Clemente, direttore dell'Uif, nell'audizione su riciclaggio e terrorismo alle Commissioni riunite Giustizia, Finanze e Politiche Ue di Camera e Senato, le segnalazioni sulle operazioni antiriciclaggio sono in aumento. Basti dire che prima della costituzione dell’Uif erano 12mila, mentre ora si aggirano intorno alle 100mila, grazie anche alla collaborazione di notai, commercialisti, avvocati, società di gioco e altri intermediari finanziari diversi dalle banche, cioè tutti quei soggetti che percepiscono e sanno intercettare il passaggio di denaro tra un’economia e l’altra.
LA RICERCA Secondo quanto emerge da una ricerca condotta dal Censis, il cash in Italia è salito nel 2018 a 1.379 miliardi di euro, il 7,5% in più rispetto al 2015, un valore che è superiore al Pil della Spagna. Il 30% del risparmio delle famiglie (nel 2018 si è ampliato, raggiungendo i 4.244 miliardi di euro, il portafoglio delle attività finanziarie) è in contanti e una parte (150 miliardi) è indirizzato in milioni di cassetti custoditi nei caveau delle banche. Siamo tra le 35 peggiori economie al mondo per dipendenza dal contante: quello in circolazione continua ad aumentare ed è tra i valori più alti dell'Eurozona rispetto al Pil (l'11,8 per cento). Cosicché ha, ad esempio, un impatto relativo (per ora) il boom di acquisti con smartphone: nel 2018 c'è stata un'impennata del 650% grazie ai pagamenti effettuati da 1 milione di italiani (pochi, ma il doppio del 2017) che hanno speso in media 500 euro a testa nell'anno, per un valore complessivo di 530 milioni di euro transati.