C’è un punto oscuro, che andrebbe spiegato: qual è il limite tra il sacrosanto diritto degli operai a vedersi riconosciuto un salario dignitoso, giuste condizioni di vita sul luogo di lavoro, Quale il confine tra il rispetto delle leggi e un certo accanimento che il mondo agricolo lamenta?. Non si parla di ricchi magnati che fanno colazione in piscina. Sono storie di gente che si alza alle 4 del mattino e deve fronteggiare il prezzo di un litro di latte a 35 centesimi, 40 se va bene, una competizione al ribasso con Paesi stranieri e che devono anche estorsioni e furti (per non parlare dei raid notturni dei lupi). O si fa qualcosa di veramente concreto per sostenere agricoltori e allevatori o in caso contrario, il settore su cui il Mezzogiorno ha fondato la sua antica economia è destinato alla totale estinzione.
Tra pignoramenti, fallimenti, ispezioni, multe, controlli occhiuti, gli agricoltori dicono di non farcela più. Ed eccoci a parlare con i piccoli imprenditori stremati. Un agriturismo al confine tra Santeramo e Gioia, nell’entroterra profondo, là dove per arrivarci devi percorrere chilometri di stradine a volte sterrate e che solo i buongustai conoscono. Ci si siede tutti attorno a un tavolo. Le cose da dire sono tante, troppe. Ci sono allevatori e titolari di aziende agricole. Ti guardano scrutando chissà cosa ma nelle loro parole e sui loro volti leggi tanta fatica. Le mani sembrano pesanti perché abituati a sollevare qualcosa di voluminoso. Il titolare, un giovane alto e robusto, chiede di non essere citato. Ha un allevamento a conduzione familiare con 100 capi di bovini da latte e circa 40 ettari di terra. Il latte viene venduto al caseificio. Per diversificare in tempi di crisi, hanno dato vita ad un agriturismo con un ristorante. Una mattina dello scorso mese di luglio alle 6, si presentano i carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro. Dopo un’accurata ispezione dell’azienda durata ore, si soffermano sul dipendente.
Hanno un operaio di nazionalità indiana, che da 20 giorni lavora in azienda. «Il 30 giugno avevo risolto il contratto con un altro operaio. Ho dovuto licenziarlo perché era diventato insostenibile il rapporto. Chiedeva uno stipendio più elevato e in realtà aveva trovato un’altra occasione di lavoro in Sicilia. Ho assunto il nuovo operaio regolarmente con tanto di certificato medico, Dvr e il resto».
Con l’aiuto della tecnologia e dei droni, i militari hanno seguito gli spostamenti dell’operaio dal mattino, quando inizia a lavorare, sino alle 10 o alle 11 quando termina il turno e dalle 15 alle 20, nel secondo turno. Il problema sono le eccessive ore di lavoro giornaliere. «Parliamo di circa 10 ore al giorno per 700 euro al mese più vitto, alloggio, un bonus di 150 euro al mese per le sue spese». Qual è il problema? L’operaio risiede in azienda all’interno di un locale dove dorme e può, se lo vuole, cucinare in autonomia. «Ho avuto esperienze negative in passato perché alcuni operai hanno alloggiato in locali nel quale col tempo ci hanno distrutto lavandini e suppellettili. Il locale dove ha trovato alloggio il nuovo operaio indiano è staccato rispetto alla stanza. Il che è fuori legge». In 40 giorni è stata sanata la situazione. «Ma ho in ogni caso subito una denuncia penale per sfruttamento del lavoro e perché la stanza non era idonea per il fatto che dorme là dove cucina. Chiedo: quanti studenti universitari pagano in nero l’affitto e dormono e cucinano nello stesso ambiente e nessuno dice nulla?». Ma la legge è legge. E l’informazione di garanzia. è stata inevitabile.
«Noi non ce la facciamo a pagare 9 euro l’ora un operaio. Se lavora 10 ore al giorno, domenica inclusa, sono 90 euro al giorno ossia 630 euro a settimana, dunque 2520 euro al mese più i contributi previdenziali». Chiede: «Quanto dovremmo venderlo un litro di latte ai caseifici per rientrare nelle spese? Non possiamo permettercelo. Lo Stato non ci aiuta. Nei ristoranti, un giovane cameriere quanto guadagna?».
La denuncia degli operatori è drammatica. È come se ammettessero di non poter non ricorrere al lavoro nero e a certe violazioni di legge. È come se confessassero: se non violo la norma non posso andare avanti. E - ribadiamo - non si tratta di cinici schiavisti. Molti di loro sono i primi a cominciare a lavorare fin dalle 4 del mattino con ritmi pesantissimi. Ma il reticolo normativo e burocratico entro il quale devono muoversi diventa in molti casi vessatorio. «E vorrei aggiungere - spiega uno degli agricoltori incontrato nell’agriturismo - che non possono valere le stesse regole per i piccoli e per i grandi. Se un ricco imprenditore non paga bene i suoi operai o evade il fisco è un delinquente. Se uno che non riesce a mettersi un centesimo in tasca perché se ne va tutto di spese, deve per forza usufruire di aiuti e sgravi fiscali».