«La Procura della Repubblica ha aperto più fascicoli d’inchiesta sulla base delle informative depositate nei giorni scorsi dalla Digos. I reati sarebbero stati commessi nel corso della campagna elettorale da esponenti di diversi schieramenti politici». Lo scrive Repubblica Bari, parlando esplicitamente dell’apertura di un’inchiesta per «voti di scambio» alle elezioni che il 26 maggio hanno rinnovato il Consiglio comunale del capoluogo pugliese.
Ai diversi fascicoli, tutti al momento a carico di ignoti, lavorerebbero più magistrati. Dopo il voto, la Digos avrebbe ascoltato gli autori delle «denunce circolate sui social» anche prima delle elezioni. Altre segnalazioni sarebbero giunte in Questura, in forma anonima o firmate.
Diversi i metodi di pagamento ipotizzati, anche direttamente in denaro («dai 30 ai 50 euro», si legge) o attraverso rimborsi di rappresentanti di lista, o promesse di lavoro. Avviati controlli anche per il rispetto della legge Severino sull'incandidabilità o l’ineleggibilità per aver commesso reati, e su consiglieri eletti con molte preferenze.
M5S: «CHI HA COMPRATO VOTI SI AUTODENUNCI» - «Ringraziamo i cittadini che hanno trovato il coraggio di denunciare alle autorità competenti la compravendita di voti. Ci auguriamo che uguale coraggio, se non decenza, abbiano quei consiglieri comunali eletti attraverso un chiaro reato. Si autodenuncino e collaborino alle indagini della Procura». Lo dichiarano in una nota il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Elisabetta Pani, candidata sindaco alle scorse elezioni, e il deputato pentastellato presidente della commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia, commentando l'apertura di indagini penali da parte della Procura su una presunta compravendita di voti alle ultime elezioni amministrative. Brescia ha annunciato che sulla questione sta "preparando un’interrogazione al Ministero dell’Interno" Nella nota si ricorda che la candidata Pani «in campagna elettorale, ha più volte segnalato il pericolo di voto di scambio. Un pericolo che coinvolgeva le procedure di reclutamento dei rappresentanti di lista o che più semplicemente si concretizzava in promesse di benefici economici o materiali di varia natura». «Le denunce dei cittadini rappresentano un primo grande passo verso la difesa della democrazia. Troppo spesso - continua la nota - queste prassi di corruzione elettorale sono state percepite come normali, nell’inconsapevolezza della gravità del reato. Rimane il dubbio che tutta la tornata elettorale possa essere stata inficiata e falsata da un fenomeno probabilmente fuori controllo. Attendiamo con fiducia gli esiti delle indagini».