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Mobbing, dottoressa denuncia il suo primario, condannato

 
Lucrezia D'Ambrosio

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Lucrezia D'Ambrosio

corsia d'ospedale

La donna tra il 2010 e il 2012 è stata continuamente vessata da Antonio Acquaviva, primario di oculistica, all'epoca dei fatti 55enne

Domenica 30 Settembre 2018, 09:29

«Dottoressa coraggio» denuncia il suo primario per maltrattamento e dopo sei anni, per l’uomo, arriva la prima condanna. Per due anni la donna, di Molfetta, nel reparto di oculistica dell’ospedale di Terlizzi, aveva subito una serie di umiliazioni. Ora Antonio Acquaviva, all’epoca dei fatti 55enne, è stato condannato ad otto mesi di reclusione oltre al risarcimento del danno in favore della vittima, assistita sin dall’inizio della brutta vicenda dall’avvocato Bepi Maralfa. I fatti contestati ad Acquaviva risalgono agli anni compresi tra il 2010 e il 2012.
La condanna, di primo grado, è stata emessa dal Tribunale di Trani, giudice dottor Andrea d’Angeli, a marzo scorso. Nel frattempo i legali del dottor Acquaviva, in primo grado rappresentato dagli avvocati Mario Malcangi e Carmelo Piccolo, hanno presentato ricorso in appello.
«Nel mondo del lavoro – il commento, amaro, dell’avvocato Maralfa - ci sono vittime silenti di situazioni di stalking e mobbing che riescono a liberarsi solo in forza del loro coraggio. Gli organi interni preposti ai controlli spesso girano la testa dall’altra parte».
Secondo quanto accertato dalla Procura l’uomo, con atteggiamento autoritario e vessatorio, degenerava in episodi di grave violenza psicologica nei confronti della donna, anche alla presenza di colleghi di reparto, di infermieri, di pazienti, e persino nel corridoio dell’Ospedale di Terlizzi e in sala operatoria nel corso di delicati interventi oculistici.
La dottoressa, proprio in seguito al particolare trattamento che le veniva riservato, era finita più volte al pronto soccorso. Nello specifico il primario le negava permessi per la malattia della figlia minore, le imponeva di garantire la reperibilità notturna non prevista per una donna incinta o con figli, la mortificava dicendole che l’avrebbe mandata sul territorio, con riferimento alla paventata minaccia di allontanarla dal nosocomio, la offendeva con urla e frasi ingiuriose.
All’inizio, per timore, la donna aveva taciuto nella speranza che le cose potessero cambiare. Ma così non era stato. Tutt’altro. E a quel punto aveva deciso a sporgere denuncia nei confronti del primario. Si era quindi munita di apparecchio e aveva registrato le conversazioni (urla incluse) intercorse tra lei e il primario. Aveva poi consegnato tutto al magistrato inquirente.
Espletate le indagini, la Procura di Trani ha poi esercitato l’azione penale nei confronti di Antonio Acquaviva e chiesto il processo nei suoi confronti per il reato di maltrattamento. Ora siamo alla condanna di primo grado.

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