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Palagiustizia verso trasferimento in due «nuove» sedi

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Palagiustizia verso trasferimento in due «nuove» sedi

Il presidente della Corte d'Appello: non vogliamo spazi ancora più angusti

Lunedì 28 Maggio 2018, 19:38

22:04

BARI - A Bari non c'è stata una calamità naturale, eppure la Giustizia si amministra nelle tende. Per la precisione, tre tensostrutture della Protezione civile per celebrare le udienze di rinvio dei processi penali ordinari dopo la dichiarazione di inagibilità del palazzo di via Nazariantz. «Solo con strumenti straordinari è possibile affrontare una situazione che è eccezionale», ha detto a Bari il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, che al termine di un incontro con i vertici degli uffici giudiziari baresi, ha chiesto «al Governo provvedimenti urgenti, perché in un Paese civile la Giustizia non si può amministrare nelle tende».

La soluzione a questa Giustizia da campo, che secondo il presidente della Corte di Appello Franco Cassano potrà durare solo alcuni mesi, sarà, a partire dai prossimi giorni, il trasferimento nella ex sede distaccata di Modugno e in un edificio in via Brigata Bari. «Non possiamo sopportare l’idea - ha detto Cassano - che la condizione di lavoro peggiori perché ristretta in spazi ancora più angusti».
I decreti del Ministero sono già arrivati: le due sedi sono disponibili, e va avanti intanto la ricerca di mercato per trovare un immobile che possa accogliere tutta l’attività penale. Anche questa sarà una soluzione «ponte», in attesa che si realizzi il polo unico della Giustizia barese nell’area delle cosiddette Casermette. Comunque, ancora per qualche giorno, giudici e avvocati staranno nelle tende, tra fogli stampati ad indicare le aule, bagni chimici, gazebo per i controlli e le temperature che salgono sotto la plastica dei teloni. «Siamo come un ospedale con solo il pronto soccorso aperto e tutti i reparti chiusi» ha detto il procuratore Giuseppe Volpe.

La giornata a Bari è cominciata così, in una tendopoli dove foglietti fissati col nastro adesivo, anche sotto le tende, ricordano che «La legge è uguale per tutti». E infatti «la giustizia non si può fermare» è stato il grido dei penalisti che, riuniti in assemblea, hanno deliberato lo stato di agitazione opponendosi alla proposta di sospensione dei termini con conseguente paralisi dell’attività giudiziaria. L’aria che si respira è tesa, ma il fronte è compatto: magistrati, avvocati e personale amministrativo hanno marciato insieme, in un corteo silenzioso con la toga sul braccio, dalla tendopoli di via Nazariantz al Palazzo di Giustizia di piazza De Nicola, dove nel pomeriggio c'è stato l’incontro con il vicepresidente del Csm Legnini, la responsabile reggente del dipartimento per l'organizzazione giudiziaria del Ministero Barbara Fabbrini, e tutte le istituzioni coinvolte, magistrati, avvocati, Comune e prefettura. Sul tavolo ci sono l’imminente trasloco nelle sedi già individuate di Modugno e via Brigata Bari, non lontano dall’attuale Palagiustizia, la richiesta di una dichiarazione formale di stato d’emergenza e la ricerca di una soluzione più duratura che «restituisca dignità - ha detto Fabbrini - all’esercizio dell’attività giudiziaria in questa città».

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