«Sono vicina a tutte le scuole, a quelle di periferia e a quelle di eccellenza. Sono molto vicina alla comunità scolastica del liceo Orazio Flacco di Bari che ha lavorato in questi anni come hanno fatto tutte le scuole». Anna Cammalleri, direttore generale Usr Puglia (Ufficio scolastico regionale), commenta così l’appello che docenti e intellettuali baresi le hanno rivolto con una lettera aperta - pubblicata ieri dalla Gazzetta - per il rilancio del liceo classico «Quinto Orazio Flacco» e degli studi classici.
«Non ho ancora ricevuto direttamente la lettera – dice il dg – ma per rispetto del ruolo istituzionale che ricopro e dei nostri ragazzi non posso che essere attenta a tutte le 600 scuole pugliesi».
Rispondendo alla esplicita richiesta di una particolare attenzione nella nomina del futuro dirigente dello storico liceo barese, Cammalleri spiega che «la mobilità avviene nel rispetto di regole negoziali con i sindacati».
Sulla questione interviene direttamente la dirigente del liceo «Orazio Flacco», Anna Ruggiero. «Se il Flacco stava perdendo iscrizioni - dice - c’è una ragione che va al di là della crisi degli studi classici nel nostro Paese. Nei due anni in cui ho diretto la scuola, ho tentato di dare nuova linfa agli studi classici creando percorsi con opzioni “accattivanti” per gli studenti, affiancando quindi allo studio del greco, anche curricoli di approfondimento dell’inglese, della matematica e del diritto. Ma questo non basta: serve innovazione nella capacità metodologica e didattica dei docenti perché l’utenza è cambiata. Karl Popper diceva che ‘tutta la vita è risolvere problemi’ ed è quello che gli studenti devono imparare a fare. Lo studio del greco aiuta molto in questo perché forma il pensiero logico.
Ma questa sua peculiarità non è sufficiente a risvegliare l’interesse sugli studi classici. Bisogna che la scuola sappia gestire i problemi della didattica, della metodologia, dei rapporti con gli studenti e sappia mettere in campo percorsi personalizzati, perché la scuola ha il compito non solo di potenziare talenti ma anche di aiutare i ragazzi in difficoltà a non perdersi. La società è cambiata, i ragazzi studiano e lavorano adottando strategie diverse rispetto al passato in quanto inseriti in un contesto che si rinnova con ritmo incalzante. È fondamentale l’azione di un preside che persegua questi obiettivi e sappia risolvere i problemi della scuola di oggi - conclude la dirigente - ma lo è ancora di più la presenza, in una scuola che cresce, di docenti che siano veri mediatori di apprendimento, che sappiano pertanto rapportarsi concretamente, e in maniera funzionale, ai bisogni formativi degli studenti, di tutti e di ciascuno».
Nella lettera aperta, sottoscritta dagli intellettuali baresi, si evidenziava inoltre che «da decenni i governi hanno cercato di ridurre le nostre scuole a meri corsi di avviamento al lavoro» tentando «di deprimere gli studi classici: il potere ha bisogno di poveri replicanti e non di soggetti educati ad aprire la mente al dischiudersi di mille fantasie. La crisi dei licei classici in tutta Italia ha il suo fondamento in questa perdita del senso critico e del desiderio di libertà: molti prestigiosi “classici” hanno “chiuso” negli ultimi anni sotto la scure dei progetti governativi che premiano solo la produttività immediata, quasi mercificata».
Condividendo questa posizione, gli studenti, per voce di Davide Lavermicocca, coordinatore Uds Puglia (Unione degli Studenti), evidenziano che «il Flacco vive la contraddizione che stanno vivendo più in generale gli studi classici nel nostro Paese. Dobbiamo partire dalle criticità della scuola barese per connettere i puntini e costruire un ragionamento sulla condizione degli istituti scolastici, in termini di offerta formativa e accessibilità. Oggi il 41 per cento degli studenti si iscrive agli istituti professionali, perché si sta piegando progressivamente la formazione al mondo del lavoro. Gli studi classici e più in generale i licei non danno immediato sbocco lavorativo, ma questa non è una colpa, è un elemento su cui ragionare per poter ripensare il ruolo della scuola e della formazione nel nostro Paese, attraverso un ragionamento collettivo tra docenti, studenti, intellettuali e tutti coloro che hanno un ruolo nella formazione. L’obiettivo – conclude Lavermicocca – deve essere quello di rilanciare l’intero mondo della scuola».