Forse è una delle gestioni commerciali più longeve della città. Al giorno d’oggi resistere oltre mezzo secolo, 60 anni per l’esattezza, aprendo ogni mattina all’alba e chiudendo la sera, è una vera impresa. Ne sa qualcosa Crescenzio Pastoressa, un volto noto nel quartiere San Pasquale perché oggi, lunedì, il suo bar di via Lattanzio (ad angolo con via Cirillo) spegne la 60ª candelina. Un vero e proprio faro per tutto il quartiere: un bar, così come un’edicola o un barbiere, racconta un pezzo di storia di una comunità.
Per questo, il sessantesimo anniversario è visto come un evento in una città abituata a saracinesche che chiudono e insegne che si spengono. Per suggellare questo legame con il territorio, stasera il bar Crescenzio offrirà una serata di divertimento agli amici e ai cittadini della zona. Crescenzio, ora in pensione e comunque legato alla sua compagna di una vita che gli sta sempre accanto, la moglie Carolina, continua a «vigilare» sulla sua attività anche se è passata a una seconda generazione, quella dei figlio Michele che ne ha acquisito la gestione.
La storia di questa attività, inizia nel dopoguerra quando all’età di 20 anni, e dopo aver lavorato da quand’era bambino (sette anni) nel bar del fratelli (il Bar Nico di via Pizzoli), Crescenzio decide di avviare una iniziativa tutta sua. Apre un bar distante un isolato da quello attuale, precisamente all’angolo tra via Cirillo e via dei Mille. Per decenni è il bar di riferimento del vicino convitto «Cirillo», di cui diventa rifornitore di merendine, panini e quant’altro per rifocillare gli studenti. Nel 1972, il nuovo corso nel bar che attualmente porta il suo nome. Nel 1987 arriva in «soccorso» il figlio Michele, appena 21enne, dopo il congedo dal servizio militare.
L’attività va avanti secondo un collaudato sistema di gestione familiare e rigorosamente patriarcale: oltre a Crescenzio, che ogni mattina apriva alle 4, a dargli man forte ci sono Michele e le due figlie Lucia (lavora ancora) e Katia. Nel 2011, Crescenzio ha dovuto mollare e andare in pensione (vorrebbe continuare ad aprire ogni mattina all’alba) e consegnare tutto nelle mani del figlio Michele che porta avanti il buon nome dell’azienda del papà unitamente ai dipendenti, di cui uno, Enzo, lavora da 40 anni. Una bella storia di una piccola impresa rimasta solida grazie soprattutto alla forza di volontà e al vincolo di famiglia. E poi parlano male delle imprese familiari...