L’alfabetizzazione politica, il primo battesimo con le tempeste d’acciaio del conflitto delle idee, con i cortei nelle piazze ha coinciso, nel Novecento, con manifestazioni di popolo o di massa. Al tempo della digitalizzazione, anche una protesta solitaria con un manifesto può, però, rompere il muro di indifferenza che caratterizza il nostro tempo. E così il piccolo Potito da Stornarella è diventato una star nazionale e nei prossimi giorni sbarcherà a Roma per portare le sue riflessioni sulla lotta per salvare la Terra nel Ministero dell’Istruzione. Il suo merito? Ha manifestato venerdì da solo in piazza nel piccolo paese della Capitanata e il suo coraggio civile ha commosso tutti al punto che si sono accesi i riflettori dei media ed è arrivato anche il premio del governatore Michele Emiliano.
«Radice di Puglia» si chiama quel premio: un onore per chi lo riceve. Adesso è arrivato anche l’invito del sottosegretario Peppe De Cristofaro e Potito andrà al ministero.
La politica giovanile in Italia ha una tradizione antica, che confligge con una rappresentazione individualistica: i partiti hanno sempre selezionato i giovani più carismatici, capaci di coinvolgere intere generazioni nelle battaglie scelte - dal termosifone rotto a scuola alle guerre del Vietnam o in Iraq -. L’ingresso nell’agone politico, fin da ragazzini - è valso per Marco Pannella e Bettino Craxi come per Nicola Zingaretti o Giorgia Meloni -, segnava l’avvio di un percorso comunitario, un viaggio appassionante fatto di amicizie, di confronti, di documenti, di striscioni dipinti insieme (magari in uno spiazzo dello stadio San Nicola) poche ore prima del corteo.
La politica, puntando a dare forma alla polis, raramente ha una dimensione unipersonale, mentre è - fin dall’antica Grecia - una delle modalità collegiali di partecipazione dell’uomo nello spazio pubblico.
Quindi solidarietà a Potito, coraggioso nel suo manifestare in piazza, ma al piccolo studente foggiano consigliamo di riconnettersi alla più festosa tradizione italiana, quella dell’Unione goliardica o a quella della Giovane Italia, associazioni-comunità di studenti che univano “impegno e spensieratezza”: si poteva scendere in strada per la pace o per Trieste italiana, ma con un percorso collettivo dove le idee erano il collante di una generazione che sceglieva di lasciare una propria traccia nel Paese.
Tutto con una allegria e guasconeria di fondo: il goliarda dell’Ugi, Lino Jannuzzi, provò addirittura a beffare Pietro Nenni, intervenendo ad un congresso del Psi travestito da vietnamita…
Nella prossima manifestazione, in conclusione, saremmo felici di vedere Potito in piazza con altri suoi coetanei, per chiedere attenzione all’ecologia e poi provare l’ebbrezza di condividere l’impegno con altri ragazzi, tra idee politiche per cambiare il mondo, divertimento e, perché no, anche amori e passioni tra bandiere rosse, verdi o tricolori.
Michele De Feudis