Venerdì 03 Ottobre 2025 | 19:21

Rituali di natura per il corpo e l’anima

 
Alessandro Miani

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Alessandro Miani

benessere

Fermarsi, rallentare, concedersi il lusso del silenzio e della natura. I retreat, i cosiddetti ritiri, sono oggi più che una tendenza, un bisogno profondo.

Venerdì 03 Ottobre 2025, 16:56

Fermarsi, rallentare, concedersi il lusso del silenzio e della natura. I retreat, i cosiddetti ritiri, sono oggi più che una tendenza, un bisogno profondo. In un mondo dominato da velocità, rumore e connessioni digitali continue, i ritiri rappresentano una soglia, uno spazio-tempo sospeso che permette di riordinare i sensi, alleggerire la mente e riscoprire la parte più autentica di sé. È un viaggio interiore che non riguarda solo il benessere fisico, ma anche la bellezza intesa nella sua accezione più completa, fatta di equilibrio, armonia, luce interiore che si riflette sul volto, sul corpo, sul modo di stare al mondo.

La scienza conferma con dati ciò che le antiche tradizioni hanno custodito nei secoli. Una ricerca pubblicata su Scientific Reports nel 2019 ha dimostrato che trascorrere almeno 120 minuti a settimana a contatto con ambienti naturali aumenta del 59% la probabilità di dichiarare un buon livello di salute e benessere, con effetti che si stabilizzano tra le due e le cinque ore complessive. Gli studi sui bagni di foresta, i celebri shinrin-yoku giapponesi, hanno evidenziato riduzioni del cortisolo salivare tra il 13 e il 16% dopo semplici camminate nel verde rispetto a contesti urbani, insieme a miglioramenti significativi dell’umore, della frequenza cardiaca e della percezione di sé. Non è un caso che in Giappone queste pratiche siano ormai parte integrante delle politiche sanitarie. Ma ciò che rende i retreat esperienze trasformative non è solo il contatto con paesaggi suggestivi, è la ritualità. Piccoli gesti ripetuti con intenzione assumono un valore simbolico e terapeutico. Una respirazione lenta e consapevole al mattino, la pratica dello yoga che scioglie le tensioni accumulate, un massaggio ayurvedico con oli caldi che nutrono la pelle e calmano la mente, un infuso di erbe sorseggiato lentamente, la scrittura di un diario al tramonto, il radunarsi attorno a un fuoco in silenzio. Ognuno di questi momenti diventa un confine che separa il quotidiano dall’esperienza sacra della cura. L’Ayurveda, antica medicina indiana riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, fonda la sua visione sul concetto di dinacharya, la ritualità quotidiana che allinea corpo e mente ai ritmi della natura. Oliazioni mattutine, respirazione (pranayama), fitoterapia e nutrizione calibrata non sono semplici pratiche di benessere, ma veri e propri strumenti di prevenzione e rigenerazione, tanto che numerosi studi hanno dimostrato la loro efficacia nella riduzione dello stress e nel miglioramento della percezione corporea.

Allo stesso modo, la medicina tradizionale cinese invita a riequilibrare yin e yang seguendo i cicli stagionali e i ritmi solari, svegliarsi con la luce del giorno, contemplare il tramonto, riposare quando il buio avvolge il mondo. Questi saperi millenari trovano conferme nella letteratura scientifica contemporanea. Ad esempio, pratiche di respirazione lenta e profonda hanno mostrato, in diversi studi clinici, effetti positivi sull’ansia, sulla variabilità della frequenza cardiaca e sulla consapevolezza di sé. Lo yoga, ormai diffuso anche in contesti clinici, è associato a un miglioramento dell’immagine corporea e a una riduzione dei sintomi depressivi. E la fitoterapia - che utilizza piante e rimedi naturali, i cosiddetti fitofarmaci - continua a dimostrare benefici concreti, dal potenziamento del sistema immunitario alla regolazione del tono dell’umore. La bellezza che nasce da queste esperienze non è artificiale né effimera, è una bellezza autentica, che prende forma dal dentro e si riflette fuori. L’armonia interiore distende i tratti del volto, dona luminosità all’incarnato, cambia la postura e persino il modo in cui ci si guarda e ci si lascia guardare.

Numerose ricerche in psicologia ambientale hanno dimostrato che un incremento della connessione con la natura si associa a una maggiore frequenza di esperienze estetiche e a un miglior rapporto con il proprio corpo, fino a incidere positivamente sull’autostima e sulla percezione dell’immagine personale. L’Italia, con la sua straordinaria varietà di paesaggi, è una cornice ideale per questi percorsi. Colline silenziose, borghi antichi, eremi e monasteri, agriturismi immersi nel verde, località termali e resort sulle coste o in montagna offrono scenari unici per vivere ritiri durante tutto l’anno. Non solo nelle stagioni più affollate, anche l’autunno con i suoi colori caldi o l’inverno con il silenzio ovattato della neve diventano occasioni di profonda rigenerazione. È così che territori spesso marginali possono trasformarsi in nuove capitali del benessere interiore, grazie a un turismo consapevole che valorizza le radici e i ritmi lenti. In Italia questo movimento è guidato da figure come la dottoressa Valentina Mercuri, pioniera di percorsi che intrecciano bellezza estetica e ricerca interiore attraverso retreat e rituali. Il suo approccio dimostra come un’idea possa diventare esperienza concreta di trasformazione personale e collettiva, coniugando armonia individuale e valorizzazione del territorio. I retreat non sono evasione, ma ritorno. Ritorno al corpo che sente, alla mente che rallenta, ai ritmi naturali del giorno e della notte, del sole e della luna.

Ritorno alla bellezza che germoglia quando ci concediamo il tempo di respirare, contemplare, ascoltare e ascoltarci. È un rito che si rinnova ogni volta nella natura e che, come un seme, lascia impressa la traccia di una nuova autenticità. La vera arte di rinascere.

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