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Antibiotici e clima, grandi emergenze

Antibiotici e clima, grandi emergenze

 
Alessandro Miani

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Alessandro Miani

Antibiotici e clima, grandi emergenze

Nel XXI secolo, l’umanità si trova a fronteggiare due crisi sanitarie apparentemente distinte ma interconnesse: il riscaldamento globale e la resistenza agli antibiotici (AMR)

Venerdì 19 Settembre 2025, 09:59

Nel XXI secolo, l’umanità si trova a fronteggiare due crisi sanitarie apparentemente distinte ma interconnesse: il riscaldamento globale e la resistenza agli antibiotici (AMR). Due emergenze che, ciascuna a modo proprio, stanno ridefinendo i confini della salute pubblica globale e che, secondo un crescente numero di studi scientifici, si alimentano a vicenda in un circolo vizioso potenzialmente devastante. Se non affrontate con una visione integrata, queste forze convergenti potrebbero compromettere la nostra capacità di prevenire e curare le infezioni, aumentando la vulnerabilità delle popolazioni già esposte a disuguaglianze sanitarie, sociali e climatiche.

Il cambiamento climatico, causato principalmente dalle emissioni di gas serra derivanti da attività antropiche, sta trasformando rapidamente gli ecosistemi, alterando i cicli stagionali, intensificando fenomeni meteorologici estremi e modificando la distribuzione geografica di numerosi agenti patogeni. In questo contesto instabile, si stanno creando le condizioni ideali per la proliferazione di microrganismi resistenti ai farmaci. Uno studio pubblicato su Nature Microbiology ha documentato una correlazione significativa tra l’aumento delle temperature e l’incremento della resistenza antibiotica in diversi ceppi batterici. Le temperature elevate non solo accelerano la crescita microbica, ma aumentano anche la frequenza dei meccanismi genetici di trasferimento orizzontale della resistenza tra batteri, moltiplicando le possibilità di mutazioni e scambi genetici. A peggiorare il quadro, le ondate di calore e altri eventi climatici estremi, come alluvioni, uragani o periodi prolungati di siccità, contribuiscono alla diffusione ambientale dei batteri resistenti. Le inondazioni, ad esempio, possono trascinare nel suolo e nelle acque superficiali i residui di antibiotici e batteri provenienti da scarichi ospedalieri, reflui agricoli o impianti di trattamento non adeguati. Una ricerca pubblicata su The Lancet Planetary Health ha mostrato che in seguito a eventi climatici estremi si assiste spesso a un picco di infezioni batteriche difficili da trattare, in particolare nelle aree a bassa capacità di risposta sanitaria.

Inoltre, il riscaldamento globale compromette il funzionamento del sistema immunitario umano, rendendo le persone più esposte a infezioni resistenti, specialmente nelle fasce più fragili della popolazione. Ma il legame tra clima e AMR non si ferma qui. C’è anche un’influenza indiretta, ma non meno significativa, attraverso l’impatto del cambiamento climatico sui modelli di consumo degli antibiotici. L’instabilità climatica modifica i regimi agricoli, amplifica la diffusione di malattie negli animali da allevamento e porta a un uso più intensivo di antibiotici per prevenire e curare le infezioni. Secondo uno studio apparso su Environmental Health Perspectives, l’aumento delle temperature è associato a una maggiore incidenza di malattie infettive negli animali da reddito, con conseguente incremento dell’uso profilattico e terapeutico di antibiotici. Questo fenomeno, particolarmente diffuso negli allevamenti intensivi, alimenta un ambiente perfetto per la selezione di batteri resistenti, che possono poi diffondersi all’uomo attraverso il consumo di carne, l’acqua o il contatto diretto. Le implicazioni sono profonde anche per quanto riguarda la sicurezza alimentare.

Il cambiamento climatico danneggia i raccolti, altera le catene di approvvigionamento e riduce la qualità degli alimenti, aumentando il rischio di contaminazioni e malattie trasmesse per via alimentare. Un’analisi pubblicata su JAMA Network Open ha evidenziato che le infezioni gastrointestinali legate a cibo contaminato stanno aumentando in correlazione a eventi climatici estremi e che i casi di resistenza agli antibiotici sono più frequenti nei contesti in cui l’igiene alimentare è compromessa. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e del Global Research on Antimicrobial Resistance, l’AMR è già oggi responsabile di circa 700mila decessi all’anno. Se la tendenza non verrà invertita, questo numero potrebbe salire a 10 milioni entro il 2050, superando il bilancio annuale di cancro e malattie cardiovascolari. Le infezioni resistenti, tra cui quelle causate da Klebsiella pneumoniae, Escherichia coli e Staphylococcus aureus, stanno diventando sempre più difficili da trattare. Farmaci un tempo efficaci stanno perdendo potere curativo, con conseguenze drammatiche per la medicina moderna: dalle cure oncologiche agli interventi chirurgici, fino alla gestione delle malattie infettive comuni. Di fronte a questa duplice minaccia, è evidente che serva un cambio di paradigma. La scienza chiede un approccio One Health, che riconosce l’interconnessione tra salute umana, salute animale e salute dell’ambiente. Una revisione pubblicata su The Lancet sottolinea l’urgenza di strategie condivise per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e ridurre il consumo inappropriato di antibiotici. Tra le misure proposte vi sono l’adozione di pratiche agricole sostenibili, il rafforzamento dei sistemi di sorveglianza sanitaria, la promozione dell’igiene e l’accesso equo a cure efficaci. È fondamentale, inoltre, investire nella ricerca di nuovi antimicrobici e di alternative non farmacologiche, come i vaccini e le terapie basate su batteriofagi.

Sul fronte politico, alcuni segnali di progresso ci sono. L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite include l’AMR tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile, e sempre più organizzazioni internazionali stanno riconoscendo la necessità di integrare le politiche ambientali e sanitarie. Tuttavia, la velocità del cambiamento in corso richiede risposte più rapide, ambiziose e coordinate. I dati ci dicono che ogni ritardo può costare milioni di vite. La convergenza tra cambiamento climatico e antibiotico- resistenza è uno degli esempi più chiari di come la salute umana non possa più essere disgiunta dalla salute del pianeta. Le soluzioni ci sono, ma serve volontà collettiva, visione politica e un impegno diffuso tra governi, comunità scientifica e società civile. Solo riconoscendo l’interconnessione profonda tra le crisi ecologiche e sanitarie potremo costruire un futuro più sicuro, giusto e resiliente per tutti.

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