Ogni città è una testimonianza vivente del passato, una trama di storie raccontate dalle sue chiese, monumenti, affreschi e manoscritti. Ogni angolo di un centro storico, ogni capolavoro custodito nei musei, rappresenta la memoria di intere civiltà, di artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella cultura e nella storia. Tuttavia, oggi, il nostro patrimonio culturale si trova di fronte a un nemico insidioso e invisibile: l’ambiente. Secondo l’UNESCO, il 30% dei siti storici nel mondo è a rischio a causa dell’azione di agenti inquinanti e condizioni ambientali sempre più instabili. Piogge acide, particolato fine e sbalzi termici minano la conservazione di affreschi, statue e monumenti, accelerando un degrado che, in assenza di interventi mirati, potrebbe diventare irreversibile. L’Italia, patria di un patrimonio culturale inestimabile, è tra i Paesi più esposti. L’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro stima che il 70% dei danni agli edifici storici sia attribuibile a fattori ambientali. Le superfici marmoree delle cattedrali vengono corrose dagli inquinanti atmosferici, gli affreschi subiscono microfratture a causa delle variazioni termiche e i dipinti rischiano alterazioni cromatiche per l’accumulo di particolato. La Cattedrale di Trani, con la sua iconica pietra bianca, sta progressivamente scurendosi per effetto degli agenti atmosferici, mentre il Castello Svevo di Bari mostra segni evidenti del tempo e dell’inquinamento.
Se gli agenti atmosferici colpiscono i monumenti all'aperto, anche i musei non sono al sicuro. Gli ambienti interni, pensati per proteggere il nostro patrimonio artistico, spesso registrano livelli di inquinamento superiori a quelli esterni. Studi dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR hanno rivelato concentrazioni preoccupanti di formaldeide, composti organici volatili e particolato ultrafine in alcuni dei più importanti musei italiani. Gli Uffizi di Firenze, ad esempio, hanno riscontrato un’elevata presenza di spore fungine nei depositi, una minaccia per tele e manoscritti. Problemi analoghi si sono verificati al Louvre di Parigi e al MoMA di New York, dove gli investimenti per migliorare la qualità dell’aria e proteggere le opere d’arte sono cospicui. Ma il problema non riguarda solo la conservazione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha più volte sottolineato il legame tra inquinamento indoor e patologie respiratorie, allergie ed effetti neurologici. Salvaguardare le opere d’arte significa quindi anche proteggere la salute di chi lavora in questi spazi e li frequenta come visitatore. Per affrontare questi rischi, il mondo accademico sta fornendo strumenti scientifici per comprendere e mitigare il degrado ambientale dei beni culturali. Tra i principali protagonisti di questa sfida vi è la prof.ssa Paola Fermo, Ordinario di Chimica Analitica all’Università degli Studi di Milano, che studia l’impatto dei contaminanti atmosferici sul patrimonio artistico. Le sue ricerche hanno analizzato la presenza di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) nelle croste nere dei monumenti milanesi, contribuendo a identificare le fonti di inquinamento e a suggerire strategie di mitigazione. Accanto alla dimensione chimica, il Professor Pier Luigi Sacco, Ordinario di Biobehavioral Economics all’Università «Gabriele d'Annunzio» di Chieti-Pescara e Senior Advisor presso l'OCSE, esplora il legame tra cultura, salute e benessere, sottolineando l’importanza di politiche culturali che considerino anche la qualità dell’ambiente e della vita nelle città.
Parallelamente alla ricerca accademica, diverse aziende italiane stanno sviluppando tecnologie innovative per preservare il patrimonio artistico. La pugliese Befreest Srl ha progettato sistemi avanzati di misurazione ambientale per rilevare gas e parametri atmosferici dannosi. Attualmente, l'azienda è impegnata nel Giubileo 2025 a Roma, contribuendo alla tutela del patrimonio culturale con soluzioni sostenibili. Radoff S.p.A., specializzata nel monitoraggio e mitigazione del gas Radon, offre strumenti essenziali per la sicurezza di chi lavora negli ambienti museali, un aspetto spesso trascurato ma di cruciale importanza. Un’altra eccellenza è la Netco Srl, che opera nella filtrazione delle micropolveri in ambienti chiusi di grandi dimensioni, contribuendo a migliorare la qualità dell’aria e a ridurre l’esposizione ai particolati nocivi. Inoltre, REair Srl è nota per la produzione di coating fotocatalitici, come il sistema e-Coating, che proteggono le superfici degli edifici, inclusi quelli storici, dagli inquinanti atmosferici. Questi rivestimenti, trasparenti e nanotecnologici, attivati dalla luce e dall'aria, decompongono proattivamente inquinanti come composti organici volatili (VOCs) e ossidi di azoto (NOx), contribuendo a mantenere le superfici pulite e a purificare l'aria sia in ambienti interni che esterni. Molti siti storici sono già impegnati nella tutela del patrimonio attraverso soluzioni innovative: la Cappella degli Scrovegni di Padova, ad esempio, ha adottato un avanzato sistema di controllo climatico basato su algoritmi predittivi, mentre il Rijksmuseum di Amsterdam ha sviluppato un protocollo di illuminazione che riduce l’impatto dei raggi UV, coniugando conservazione e sostenibilità. A fronte di questa emergenza, la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) ha avviato già da anni, in collaborazione con il Ministero della Cultura, un tavolo tecnico paritetico per sviluppare strategie di protezione basate su evidenze scientifiche, con l’obiettivo di salvaguardare non solo le opere d’arte, ma anche la salute di chi le conserva e le ammira.
L'arte e la storia sono strettamente legate alla realtà ecologica in cui viviamo: proteggere i monumenti e le opere d'arte significa salvaguardare la nostra identità e garantire un futuro sano per le generazioni future. In questo senso, tutelare l'ambiente è un impegno per la cultura e la salute collettiva, custodendo l'anima di un Paese.