La giustizia ambientale si sta rivelando sempre più una priorità globale, poiché i cambiamenti climatici colpiscono con forza le regioni più vulnerabili, spesso quelle che contribuiscono meno al problema. Il riscaldamento globale non è solo una questione ecologica, ma una battaglia di equità, che si traduce in disparità economiche e sociali.
Mentre l’Europa avanza con politiche ambiziose come il Green Deal, il Mezzogiorno d’Italia si trova a fronteggiare le sfide più dure, con impatti devastanti su povertà, salute e lavoro. A livello globale, la giustizia ambientale evidenzia come i Paesi meno sviluppati stiano pagando il prezzo del cambiamento climatico senza essere i principali responsabili. I rapporti dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) sottolineano come i Paesi del Sud del mondo, in particolare in Africa e Asia, siano quelli che soffrono maggiormente gli effetti dei cambiamenti climatici, pur contribuendo in minima parte alle emissioni globali di gas serra.
Le proiezioni per il 2050 indicano che circa 140 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa di eventi climatici estremi, peggiorando ulteriormente le disuguaglianze sociali. Anche in Europa la situazione è complessa, con significative disparità tra i Paesi membri. Le nazioni del Sud, come Italia, Spagna e Grecia, sono particolarmente vulnerabili agli effetti del riscaldamento globale. Il nostro Paese, nel cuore del Mediterraneo, funge da ponte tra le sfide ambientali del Nord e le crisi climatiche che stanno colpendo con sempre maggiore intensità il Sud del continente. Qui, la vulnerabilità è più acuta, con il Sud Italia che affronta un’esposizione crescente a eventi estremi come alluvioni e siccità, che minacciano l’economia agricola e la gestione delle risorse naturali.
Dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) evidenziano che la frequenza delle alluvioni nel Sud Italia è aumentata del 40% negli ultimi vent’anni, con danni enormi alle coltivazioni e alle infrastrutture. Un caso emblematico di questa situazione è la Puglia, dove il cambiamento climatico sta intensificando la siccità e la competizione per le risorse idriche.
La regione sta affrontando una crescente scarsità di acqua, con il rischio che la produzione agricola, principalmente vitivinicola e olivicola, venga compromessa. Secondo l’ISPRA, circa il 70% delle terre agricole in Puglia è a rischio di desertificazione, un fenomeno che potrebbe compromettere il 40% della produzione agricola entro il 2050. Il risultato è un impatto diretto sulla sicurezza alimentare e un aggravamento della povertà, poiché l’agricoltura è un pilastro economico fondamentale per molte famiglie e comunità locali. L’aspetto più tragico di questa situazione è che i cambiamenti climatici non colpiscono tutti allo stesso modo.
Le persone più vulnerabili, che vivono già in condizioni di povertà, sono quelle che soffrono maggiormente le conseguenze degli eventi estremi, come ondate di calore, malnutrizione e malattie trasmesse dall’acqua. L’OMS stima che, entro il 2050, circa 250.000 morti all’anno saranno causate direttamente dai cambiamenti climatici, con un aumento delle malattie respiratorie e cardiovascolari, soprattutto nelle aree più calde e povere. Anche la sicurezza sul lavoro è a rischio.
L’aumento delle temperature globali e la frequenza di eventi estremi minacciano la sicurezza dei lavoratori, in particolare in settori come l’agricoltura, la pesca e l’edilizia. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha recentemente avvertito che il riscaldamento globale potrebbe ridurre del 2,6% le ore lavorative all’aperto entro il 2030, con conseguenti perdite di produttività. I settori che dipendono dalle risorse naturali sono i più esposti, e il Sud Italia, con il suo tessuto produttivo agricolo e industriale, è in prima linea. A fronte di queste sfide, l’Unione Europea sta cercando di rispondere con il Green Deal, un piano ambizioso che punta a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.
Tuttavia, per essere veramente efficace, questo progetto deve tenere conto delle disparità tra le diverse regioni e dei problemi specifici che affrontano i Paesi più vulnerabili, come l’Italia. In particolare, le regioni del Mezzogiorno richiedono investimenti mirati per affrontare le sfide ambientali, sociali ed economiche legate al cambiamento climatico. In questo contesto, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sta allocando fondi significativi per favorire la transizione ecologica, con un focus sul Sud, ma c’è bisogno di un impegno maggiore per garantire che questa transizione non aggravi ulteriormente le disuguaglianze esistenti. La giustizia ambientale, quindi, non è solo una questione di protezione dell’ambiente, ma anche di equità sociale. Le politiche ambientali devono affrontare le disparità regionali, favorire una partecipazione equa nelle decisioni politiche e garantire che le tecnologie verdi siano accessibili a tutti. La battaglia per un futuro più sostenibile è anche una battaglia per un futuro più giusto, che riconosca le peculiarità dei territori più vulnerabili, come il Mezzogiorno d’Italia, e permetta a chi vive in quelle aree di prosperare in un mondo che cambia.