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Canottaggio, per i Loconsole è un... vizio di famiglia: «Sarebbe bello gareggiare assieme»

 
pierpaolo paterno

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pierpaolo paterno

Canottaggio, per i Loconsole è un... vizio di famiglia: «Sarebbe bello gareggiare assieme»

Samuele (il tecnico), Gabriele, Daniele e Miriam raccontano una passione che ha consentito loro di scalare la classifiche. Tenacia e potenza ereditate dai genitori Franco e Dora

Lunedì 01 Luglio 2024, 14:18

BARI - Samuele, Gabriele, Daniele. Tre nomi in rima per i Loconsole «brothers», fratelli baresi e canottieri purosangue in grado di scalare le vette delle classifiche italiane ed europee. Il primo, maggiore di quattro figli (la più piccola è Miriam di 16 anni), allena la Canottieri Cernobbio e tra i suoi “assistiti” spiccano anche i consanguinei minori Gabriele (23) e Daniele (18). Quest’ultimo, diplomatosi l’altro giorno al liceo scientifico Marconi di Bari, fresco dell’esordio in Nazionale battezzato col recente secondo posto agli Europei Under 19 disputati a Kruszwica. Successo da apripista al bis polacco in salsa barese di Gabriele – punta di diamante degli azzurri Under 23 – reduce dall’argento agli Europei di Coastal Rowing Endurance conclusi la settimana scorsa a Gdansk al termine di una gara stupenda nel singolo maschile al cospetto dei colossi svedesi Dennis Gustavsson e Eksil Borgh, argenti iridati lo scorso anno in doppio ai Mondiali di Barletta.

«Il campionato europeo di coastal sulla Brzeźno beach che si affaccia sul Mar Baltico - dice Samuele - è stato veramente emozionante sino al massimo exploit nella batteria della specialità endurance sui 6 chilometri. Nella finale del giorno seguente, Gabriele ha preso subito il comando del gruppo ingaggiando una vera battaglia, durata per tutta la finale, con Dennis Gustavsson. Le sportellate maggiori sono avvenute nel rettilineo dopo le prime due virate. Va dato merito a Gabriele di averci comunque provato e aver venduto cara la pelle. Merita un plauso sia per esser stato l’unico italiano ad esser medagliato nella specialità endurance e sia per la tenacia con cui si allena senza il supporto fisico di un allenatore e di una squadra e per gli investimenti economici, avendo acquistato la sua imbarcazione senza nessun tipo di collaborazione e contribuiti».

Tenacia e potenza che scorrono nelle vene come tracce ereditate dai genitori Franco e Dora: «Più che di Dna - prosegue il 28enne barese - parlerei di una forma mentis che i nostri genitori ci hanno voluto inculcare, basata su sacrificio e voglia di migliorarsi. Penso che la chiave del successo sia la costante voglia di superare il successo dell’altro fratello ed emularlo in meglio. Questo modus operandi viene vissuto non in maniera competitiva, bensì facendoci vicendevolmente da trampolino uno per l’altro così da innescare questa catena di traguardi. Nello sport ci sono tantissime storie di fratelli che hanno avuto successo, sicuramente vi è una base genetica a determinare l’attitudine ad emergere nella pratica sportiva».

«Sia Daniele che Gabriele - conclude - si stanno allenando seppur ormai siamo in estate. Daniele adesso ha in testa un unico obiettivo: il Mondiale Under19 in Canada. Anche Gabriele guarda fisso all’obiettivo mondiale sempre nella sua nuova specialità del Coastal Rowing Endurance».

Con un sogno dietro l’angolo: «Un domani, sarebbe bello gareggiare insieme tutti e tre. Purtroppo, non potremmo fare un quattro di coppia di famiglia perché siamo tre maschi e una femmina, Miriam. Non c’è nessuna competizione che ci permette di gareggiare insieme. Il nostro obiettivo sarà supportarla affinché anche lei possa raggiungere il tanto ambito body azzurro».

Alle prese col test domestico di distanza gara duemila metri su remoergometro della sorella (anche lei tesserata Cernobbio) da inoltrare alla Federazione per le valutazioni prestazionali verso la Nazionale, il vicecampione europeo Gabriele spiega tempi e modi per costruire le vittorie: «Durante le feste - dice - anche io mi alleno a casa o in palestra. Qui sto preparando il Mondiale sul singolo endurance dal 6 all’8 settembre a Genova. Come per l’Europeo, mi alleno nelle acque di Polignano sino allo scoglio dell’Eremita partendo dal porto turistico Cala Ponte, struttura che ringrazio per darmi la possibilità di lavorare e parcheggiare la mia barca personale. Uno specchio di mare con una profondità simile a quella polacca e con una organizzazione vicina del percorso. La mia è una barca da coastal, per mare aperto, auto svuotante e molto più larga e pesante di una classica da canottaggio. A Polignano mi alleno circa quattro volte a settimana, spesso seguito dai miei impagabili genitori».

«Al Mondiale - precisa - mi aspetterà un’altra gara di resistenza fisica e mentale. L’endurance di sei chilometri in mezz’ora è molto più impegnativo dello sprint beach in due minuti. Visti i risultati, punto all’asticella più alta. Sono stato confermato dai tecnici azzurri, il capo delegazione Franco Cattaneo, e il direttore tecnico Spartaco Barbo. Dopo Genova, tornerò sui 2mila metri del canottaggio tradizionale in vista del nuovo quadriennio Olimpico in cui spero di rientrare. Dall’autunno, potrei allenarmi tra Cernobbio e nel Mar Piccolo di Taranto, presso il centro Svam. E’ la scuola degli avieri, professione attuale dopo la laurea in Scienze Motorie ed in attesa di completare l’iter del concorso UFP4 sempre con l’aeronautica».

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