MATERA - Sorelle d’Italia. Materane e tricolori. C’è un forte marchio di casa sul terzo scudetto della Decom Roller, che quest’anno ha fatto il pieno di trionfi. Sei mesi per aggiungere in bacheca Supercoppa Italiana, Coppa Italia e tricolore, un «triplete» da favola per un gruppo inarrestabile e unito come non mai. È la vera forza di questa squadra, con una base tutta materana e al timone un’altra donna forte e decisa, Mariella Perai, materana doc, che ha «adottato» ragazze semplici e ne ha fatto delle campionesse.
PAMELA LAPOLLA, CAPITANO CORAGGIOSO - Allenatrice, capitano, leader. Oggi la più forte hockeista d’Italia e punto fermo della nazionale, tra le migliori in Europa, gioca indifferentemente nei campionati femminile e maschile, risultando protagonista e spesso decisiva. Pamela Lapolla è uno dei tesori che la storica e gloriosa scuola materana di hockey abbia mai sfornato; cresciuta sotto l’ala di campioni come Valerio Antezza, non ha faticato a farsi strada nel gotha dell’hockey nazionale, e oltre ad essere una straordinaria giocatrice oggi è tecnico delle giovanili della Roller e si occupa di avviamento. «Lavoriamo tanto per far crescere nuove leve e tutto il movimento femminile, a Matera come in tutta Italia», dice Pamela, che trascorre una vita di pane e hockey. «Trascorro gran parte della giornata in palestra, ma poi con le compagne passiamo tanto tempo insieme, ci piace uscire, mangiare e ridere. Facciamo cose semplici, come vederci in casa e giocare a carte, ci divertiamo così. E anche quando lavoriamo o siamo separate, ci sentiamo sempre per telefono o sul gruppo whatsapp», aggiunge il capitano, che spiega il segreto di questa squadra. «Siamo una grande famiglia, noi giocatrici siamo sorelle, il presidente e i dirigenti non ci fanno mancare nulla. Berta e Giorgia (Tarrida e Meneghello, ndr) si sono integrate a meraviglia, ma in generale tutte le ragazze venute a Matera si sono trovati sempre benissimo, perché hanno trovato un gruppo bellissimo, il nostro elemento caratterizzante. Lo scudetto in casa? Festeggiare col tuo pubblico non ha prezzo, più emozionante di Forlì due anni fa».
LUISA LAMACCHIA, LA ROCCIA - Con Pamela, Luisa è l’altro baluardo della Roller. Atleta solida e di esperienza, è sempre pronta a mettere toppe a eventuali falle e risponde sempre «presente» alla chiamata. Si occupa della gente, essendo infermiera a Bari, ed il problem solving della squadra, sempre attenta e pronta ad aiutare le compagne per il bene comune. «Con Rebecca Taccardi abbiamo costruito un rapporto particolare e stretto – ci racconta Luisa -; io mi reputo il primo cambio, è lei la titolare, ma poi parto sempre io, perché lei sente particolarmente l’ansia e ha bisogno di alcuni minuti iniziali per sciogliere la tensione. Così ne abbiamo parlato con Pamela, e si è trovata la soluzione funzionale alla squadra. Questo è il giusto spirito di gruppo, bisogna parlarsi di modo che il rapporto diventi di fiducia e amicizia, migliorano le qualità delle rotazioni e il rapporto fuori dal campo. Sono cresciuta con Pamela, con cui facevamo pedalate in bici sin da bambine, con Larissa siamo sorelle, ma le altre sono tutte sorelle adottive». Lamacchia, che lavora tutta la settimana fuori Matera, non perde occasione di rivedere le compagne per gli allenamenti e il week end di partite. «Con le amiche ci cerchiamo e ci vediamo, e vincendo questo scudetto la sensazione è di aver riportato a casa qualcosa di nostro, come un bambino che rivolevamo».
REBECCA TACCARDI, PICCOLI BOMBER CRESCONO - È ancora una giovanissima studentessa, ma sotto porta ha l’istinto del killer. Rebecca Taccardi è già tra i bomber più prolifici della serie A, ma resta umile e continua a divertirsi con la sua passione. «Che bellissima emozione, indescrivibile e mai provata, vincere una finale scudetto nella propria città e col pubblico tutto dalla tua, con amici e parenti, genitori e nonni, in festa con te nel campo. Meglio di quanto non si possa desiderare». A Rebecca piacciono le cose semplici, come del resto alle compagne; ma i discorsi sono già da adulti. «Forse abbiamo fatto più partite insieme che allenamenti, ma proprio questo ha cementato il gruppo. Ragioniamo tutte con una sola testa, in campo e fuori, perché ci sentiamo tutti i giorni e siamo davvero unite. E poi seguiamo il calcio femminile, siamo diventate amiche con alcune delle giocatrici del Matera e molte hanno festeggiato con noi. Ci piace scherzare e siamo simpatiche. Lo scudetto prima era innominabile, però dentro ce lo sentivamo».
LARISSA LAMACCHIA, GRINTA E SIMPATIA - Larissa è la piccolina delle sorelle Lamacchia. Anche lei ancora studentessa, è però elemento fondamentale nelle rotazioni della squadra. «Non pensavamo ai record, ma volevamo questo titolo e siamo state fenomenali prendendoci tutto. La pressione e l’ansia erano forti anche per il numeroso pubblico presente rispetto al solito, ma l’abbiamo spuntata mettendoci testa e cuore». Parole che lasciano intendere come anche Larissa stia crescendo in fretta, pur senza tralasciare il sano divertimento. «Siamo un gruppo burlone e scherzoso, in trasferta spesso ci ritroviamo sedute a parlare, e poi arrivano le freddure di Luisa, talmente brutte che scoppiamo a ridere senza senso. Col sorriso affronteremo l’Eurolega, che non vedo l’ora di giocare».
LE STORIE
Unite e vincenti. È lo scudetto di tutte le biancazzurre, brave a costruire un gruppo compatto e a superare non poche difficoltà di natura logistica. Al nucleo composto da atlete materane si sono aggiunte giocatrici di spessore internazionale, decisive per il salto di qualità. Una di esse è certamente Berta Tarrida, spagnola di trent’anni, pluricampionessa con oltre venti titoli internazionali vinti, tra cui tre campionati mondiali con la nazionale iberica, che ha sposato con gioia la causa materana, innamorandosi subito della città dei Sassi. Berta è affetta da sordità dalla nascita, ma la sua comunicazione, anche a gesti, rappresenta uno dei suoi punti di forza. Con Lapolla è stata leader del gruppo, è amata da tutti e il suo inserimento è stato naturale. In campo ha fatto sentire il suo valore e le sue qualità.
Francesca Maniero, ventiquattrenne milanese, è già da alcune stagioni a Matera. Gioca anche in serie A2 maschile a Correggio, dove insegna hockey e pattinaggio. A lei è legata una storia molto bella e particolare che rappresenta un esempio di grande attaccamento alla maglia. Domenica sera, subito dopo la finale col Valdagno, mentre si scatenava l’euforia generale, «Chicca», tra le migliori in campo, era già pronta a raccogliere i suoi effetti personali per partire immediatamente alla volta di Correggio, dove la mattina dopo ha sostenuto un esame nella sua facoltà di Giurisprudenza. «Un viaggio notturno dopo uno scudetto vinto, mentre gli altri facevano festa, a Chicca andrebbe fatto un monumento», sospira la presidente Mariella Perai.
C’è poi Giorgia Meneghello, il portiere. Una ragazzona di 180 cm, 17 anni a fine mese, tra i pali insuperabile, e ormai nel giro della nazionale maggiore. Nativa di Thiene nel vicentino, da quest’anno sorveglia la porta biancazzurra, e anche lei si divide tra Nord e Sud, costretta spesso a sobbarcarsi ore di viaggi e fatiche. Tanti sacrifici ripagati da grandi soddisfazioni e un fondamentale contributo nella finale. E infine tre giovanissime materane, che hanno avuto l’ebbrezza di partecipare alle final four e giocare anche la semifinale con il Forte dei Marmi. Si tratta di Daniela Capolupo, diciottenne e già con un buon minutaggio, il secondo portiere Vanessa De Biasi e Miriana Di Cuia, le più piccole del gruppo e senza dubbio l’asse portante della Roller del futuro.