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«Le macchine del vino»: in Toscana il museo concepito in Puglia

 
Barbara Politi

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Barbara Politi

 «Le macchine del vino»: in Toscana il museo concepito in Puglia

Arrivano da Turi, alcuni degli oggetti più affascinanti dell’allestimento

Lunedì 26 Maggio 2025, 13:28

In un’oasi naturale tra vigneti, boschi di querce ed uliveti, in Valdichiana - capitale toscana della Cultura 2025, a due passi da Montepulciano – è nato il museo “Le Macchine del Vino”, l’esposizione permanente aziendale della Carpineto. Uno spaccato di quasi due secoli di storia enologica, raccolto grazie a un viticoltore che ha vissuto i sessant’anni più dinamici della storia del vino, tra la Puglia e la Toscana. Pompe a mano, pompe a bilancino, elettropompe, pompe a pistone, perfino un bellissimo torchio in legno: alcuni degli oggetti più affascinanti del neonato museo arrivano proprio dalla Puglia, da Turi in particolare, dove nei primi anni del Novecento risiedeva la famiglia Zaccheo, rimasta attiva fino agli anni Cinquanta.

La collezione della “Carpineto Grandi Vini di Toscana”, azienda iscritta nel Registro Nazionale dei Marchi Storici, è stata dunque ideata dal cofondatore dell’azienda toscana, Antonio Mario Zaccheo, con testimonianze conservate negli anni, emblema di un’intera vita dedicata all’agricoltura. Una collezione privata unica nel suo genere, che racconta la storia e l’evoluzione delle macchine per produrre e conservare il vino e, attraverso queste, la realtà di due famiglie che si sono dedicate con passione a questa terra. “Ho dato un piccolo contributo ad una regione che tra i suoi beni più preziosi annovera una prestigiosissima produzione di vino”, ha commentato Antonio Mario Zaccheo. “Le Macchine del Vino” non solo rappresenta un documento della storia e della tradizione del lavoro artigianale del viticoltore, è anche espressione della sua continuità tra passato e presente e testimonianza dei cambiamenti, soprattutto alla luce del legame profondo con il territorio. La collezione raccoglie macchine, strumenti, oggetti, documenti, fotografie e testi che offrono uno spaccato dell’evoluzione delle macchine enologiche, dalle primissime cantine al fermento degli anni Sessanta, fino alla svolta degli anni Ottanta. La prospettiva è sempre quella di un uomo che ha cominciato da bambino, seguendo la strada del vino indicata prima dal nonno e poi dal papà. Nel 1967, infatti, Zaccheo fondò con l’amico-socio Giovanni Carlo Sacchet l’azienda toscana, ancora oggi una delle eccellenze assolute del vino italiano. Nel museo, un tesoro di centottanta oggetti, tra macchine enologiche e oggetti di lavoro, insieme a una piccola biblioteca personale con volumi, riviste, guide e fotografie d’epoca. Dai ferri da cavallo a una zappa, ai tanti tipi di forbici da potatura, insieme a pompe, filtri, presse, torchi e bilance. E ancora, macchine di spumantizzazione, una primissima imbottigliatrice e un’etichettatrice. Termometri manuali ad immersione per il controllo delle temperature di fermentazione, un primo esemplare di termometro elettronico e, tra le curiosità, anche un Malligand, strumento che misurava la percentuale di alcol. E ancora, piccole bilance di precisione, capaci di misurare fino al millesimo. Tra gli oggetti più antichi risalenti a fine Settecento, due filtri in legno e a sacchetti di cotone che servivano a far passare il vino attraverso. Inoltre, ricca la sezione tappi, tappatori e cavatappi, esposti per tipologia ed evoluzione.

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