Venerdì 17 Ottobre 2025 | 10:16

Cristiana Verardo fa pace con se stessa: ecco «L'Avversaria»

Cristiana Verardo fa pace con se stessa: ecco «L'Avversaria»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Cristiana Verardo fa pace con se stessa: ecco «L'Avversaria»

foto Martina Loiola

«Ho trasformato quella parte di me da antagonista a protagonista»: il risultato è un disco in cui un tappeto di elettronica accompagna un profondo percorso interiore

Venerdì 17 Ottobre 2025, 05:30

C’è un momento, nella vita di un’artista, in cui la musica smette di essere solo espressione e diventa indagine. È lì che nasce «L’Avversaria», il nuovo album della salentina Cristiana Verardo, disponibile da oggi, venerdì 17 ottobre, per Zero Nove Nove/Believe. Un lavoro intenso e profondamente personale, anticipato dai singoli «Amore Neve» e «Innamorarsi piano», che segna una svolta artistica e umana nella carriera della cantautrice e chitarrista. E Cristiana Verardo presenterà l'album in una serie di appuntamenti dal vivo: domani, 18 ottobre, ad Avellino (Spazio Arena); il 24 ottobre ad Aversa (Ce), al Teatro Cimarosa, ospite del Premio Bianca d’Aponte; il 26 ottobre a Martina Franca (Ta), al Festival Un altro genere di forza, con Erica Mou, Carolina Bubbico e Molla e il 13 novembre a Milano, Arci Bellezza. Il calendario è in continuo aggiornamento. «Questo disco per me è stato una virata radicale, un processo doloroso ma allo stesso tempo affascinante di riscoperta di me stessa e delle mie zone d’ombra - racconta Cristiana alla «Gazzetta» - Mi sono trovata davanti a uno specchio che non riconoscevo, ma che non riuscivo a lasciare andare. L’ho stretto tra le mani per osservare ogni minimo tratto di quell’alter ego che cullavo e combattevo».

Chi è «L'Avversaria»?

«È quella parte di me con cui sto imparando a fare pace. L’avversaria è la parte di noi che ci ostacola, quella che giudica, che mette i bastoni tra le ruote. Io ero in lotta con lei, e a un certo punto ho pensato: “Dobbiamo cambiare assetto”. Così ho deciso di trasformarla da antagonista a protagonista. L’album l’abbiamo scritto “in due”: ogni volta che veniva fuori la vocina dell’avversaria, io la ascoltavo, o ci ragionavamo insieme. È stato un processo creativo ma anche un percorso introspettivo».

Un processo ancora in corso: oggi a che punto è il rapporto con l'Avversaria?

«Sono molto contenta del risultato, forse per la prima volta nella vita sono totalmente soddisfatta. Riascolto spesso il disco, me lo godo, cose che prima non riuscivo a fare. Oggi non c’è quell’Io giudicante: mi piace condividere la mia musica, può sembrare scontato ma non lo era fino a poco tempo fa».

Le tracce hanno un sound molto preciso, tra acustico ed elettronico. Come avete lavorato su questo suono?

«Con RafQu abbiamo cercato un equilibrio: lui è un cultore dell’elettronica, quindi la mia scelta di lavorare con lui non è casuale. Ma allo stesso tempo abbiamo messo al centro il testo, la voce e la melodia: tutto è stato pensato a servizio del messaggio che volevo dare in ogni canzone».

Nei giorni scorsi ha presentato alcune anteprime del disco in collaborazione con Progetto Itaca Lecce, realtà impegnata nella lotta allo stigma che circonda la salute mentale, anche con un pubblico di pazienti psichiatrici. Una scelta importante e coraggiosa, da dove arriva? 

«"L'Avversaria" può essere declinata anche in ambito sociale. Le persone che soffrono di disagi legati alla salute mentale vengono spesso considerate “avversari” dalla società, perché non rientrano nelle sue aspettative. Mi piaceva l’idea di portare la mia musica proprio in questi luoghi, che ogni giorno combattono il pregiudizio verso la malattia mentale e i disturbi psichici. Ho voluto che i pazienti fossero i miei primi ascoltatori».

E nell'album, oltre all'amico di lunga data Carmine Tundo, c'è Rita Marcotulli...

«Mi piaceva l’idea di collaborare con una donna. Avevo bisogno di una pianista, le ho mandato il provino tramite Ferruccio Spinetti, che contribuisce sempre ai miei lavori in modo generoso, e a lei il brano è piaciuto. Ci siamo conosciute dopo, quando è venuta a Lecce per un concerto».

Lei ormai è diventata una delle artiste simbolo del Sud che riesce a vivere di musica senza lasciare la propria terra. Che effetto le fa?

«Mi sento una privilegiata. Prima di tutto perché mi sento destinata a questa terra: le mie radici sono qui. A volte penso sia un limite, non so se è coraggio o codardia, ma non riesco a lasciarla. Viaggio, mi innamoro di tanti posti, ma poi voglio sempre tornare. Cerco di dare il mio contributo, innamorarmi ogni giorno di questo territorio che non è sempre semplicissimo. Ma credo che anche questa difficoltà sia necessaria. La sfida è cercare di essere parte di questa terra e di fare qualcosa per lei».

E ora che porterà il disco in giro, cosa le piacerebbe che arrivasse al pubblico?

«Vorrei che la mia musica potesse smuovere qualcosa dentro le persone che l’ascoltano. Ho questa grande pretesa, ma mi piacerebbe che acquistasse significato quando qualcuno la ascolta. Amo quando le persone mi raccontano le loro visioni dei brani, anche diverse dalle mie. È bellissimo sapere che ogni canzone può entrare nelle vite altrui in modi che io non avevo previsto. È il senso più profondo della condivisione».

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