La musica incontra il disegno: doppio appuntamento pugliese con Un giorno da Psychodonna, spettacolo che coniuga i suoni di Rachele Bastreghi, polistrumentista e anima femminile dei Baustelle, con il live painting del fumettista e illustratore Alessandro Baronciani, il tutto condito dalle melodie animate dal produttore, musicista e sound designer Mario Conte. Domani, venerdì 29 novembre, tappa alle Officine Cantelmo di Lecce; sabato appuntamento all’Officina degli Esordi di Bari: gli show rientrano nel programma della terza edizione di Muse, rassegna di musica, teatro, danza e illustrazione promossa dall’associazione Locus Festival.
L’ispirazione arriva proprio dall’album Psychodonna, primo disco solista di Rachele Bastreghi, e guidati da suoni e immagini si viaggia in un giorno qualunque nella vita di una ragazza che ha, finalmente, una «stanza tutta sua», un posto dove rinascere ogni mattina.
Rachele, come sono andate le prime tappe, il pubblico come ha risposto?
«Sono molto felice, è uno spettacolo che ci sta dando grandi soddisfazioni. C’è una bella affinità con la squadra, il lavoro con Alessandro e Mario è intenso e appagante, ci divertiamo molto. E la gente all’inizio resta impressionata, poi si mette a osservare rapita. Trovo grande coinvolgimento».
Da chi è partita l’idea, visto che Alessandro aveva già sperimentato questa tipologia di commistione?
«Ci conoscevamo bene, avevamo già collaborato e c’era molta stima. È nato tutto da una proposta di un promoter di Firenze, dovevano essere poche date ed è diventato un tour intero, siamo felici che la cosa abbia preso piede».
Nell’elenco delle canzoni c’è un omaggio a Giuni Russo con Crisi Metropolitana, in cosa l’ha ispirata?
«Nell’amore per il bel canto, ma anche nell’importanza delle parole, degli arrangiamenti. Dietro c’era Battiato, ci colgo grande innovazione. Per me comunque è stato sempre naturale omaggiare le cantanti che mi hanno regalato stupore, Patty Pravo, Anna Oxa. Giuni Russo la affronto con un pizzico di paura, ma ho preso il piglio più punk, ed è stata un’occasione per riabbracciare la chitarra che avevo abbandonato».
Il concerto racconta la storia di una ragazza che costruisce una stanza tutta sua: in una stanza tutta di Rachele cosa non può mancare?
«Una tastiera, un pianoforte, una chitarra, un divano, un cappello, le percussioni, quaderno e penne e una finestra, per immaginare un mondo migliore. E poi la notte, in cui riesco meglio a concentrarmi, lascia spazio ai pensieri e all’esplorazione del mondo interiore, migliore di quello che c’è fuori».
Che speranze ha per l’anno nuovo in arrivo?
«Rientreremo presto al lavoro con la band, ci sono cose nuove in pentola. La speranza è trovare un po’ di pace, anche intorno. Resistere, con fatica, fare qualcosa di buono per me e per chi mi è vicino». Bianca Chiriatti