Martedì 07 Ottobre 2025 | 11:25

Il «viaggio senza fine» di Maurizio Carucci, dalla musica ai libri

 
Bianca Chiriatti

Reporter:

Bianca Chiriatti

Il «viaggio senza fine» di Maurizio Carucci, dalla musica ai libri

foto Martina Panarese

Il leader degli Ex-Otago da oggi in Puglia con «Non esiste un posto al mondo»

Mercoledì 16 Ottobre 2024, 09:42

Un po’ della «sua» Genova in Puglia: Maurizio Carucci, cantautore, leader della band Ex-Otago, arriva nel tacco d’Italia a presentare Non esiste un posto al mondo, esordio letterario uscito per HarperCollins, in una serie di appuntamenti a partire da oggi, 16 ottobre, a Putignano (ore 20) in piazza Santa Maria, nel cartellone di Plebiscito di Libri. Da domani 17 ottobre, invece, sarà a Lecce, tra i protagonisti dell’11esima edizione di Conversazioni sul Futuro: alle 19.30 interverrà alle Officine Cantelmo come ospite del talk Creatività e arte come atto politico; venerdì 18 ottobre, in mattinata, incontrerà un gruppo di studentesse e studenti del Liceo Palmieri, mentre alle 20:45 presenterà il libro alle Officine Culturali Ergot, insieme al regista e sceneggiatore Renato Chiocca. Gran finale sabato 19 ottobre all'Officina degli Esordi di Bari, alle 19, sempre con il volume.

Carucci racconta l’infanzia nel quartiere residenzale di Marassi, periferia di Genova, famoso solo per lo stadio e il carcere: i palazzoni sbiaditi lo soffocano, sente il richiamo di una vita altrove, fra le montagne, o nei boschi. Ma il malessere continua, come se l’inquietudine non avesse mai fine e nessun luogo potesse mai essere l’ultimo. Così si mette in viaggio, a piedi, un viaggio dentro di sé che probabilmente non è ancora finito.

Dalla scrittura delle canzoni come si arriva alla stesura di un libro?

«Giunto a quarant’anni ho maturato un’esigenza di scrivere, nonostante da tempo molte case editrici mi corteggiassero, sicuramente per questioni di mera popolarità. Ho capito di volermi inserire in un contesto culturale che avesse altri tempi, la letteratura è meravigliosa, ha una fruizione lenta, propensa all’ascolto, nonostante faccia parte di un’industria come le altre in cui vigono le solite regole legate ai numeri. Ma ho scelto un contesto che percepivo più vicino al mio sentire. Anche perché oggi la musica pop e tutto ciò che è mainstream fanno parte di una stessa dinamica veloce: parliamo di fast music come parliamo di fast fashion».

Si parla tanto di viaggio in queste pagine: ha cominciato a scrivere qualcosa durante il tragitto?

«Non avevo appuntato niente, il libro non era in previsione, anche se avevo il desiderio malcelato, ma pensavo più a viaggiare. Sono partito in maniera libera, quasi disperata, e poi quando ho buttato giù il testo ho capito più nitidamente quello che avevo fatto. Non è semplice avere una visione complessiva, a fine libro ho capito qualcosa di più, è stato rivelatorio».

In cosa si sente cambiato dopo questo viaggio, anche letterario?

«Mi ha affascinato il riuscire a vedermi da lontano. Mi sono anche divertito a notare che i racconti non erano in continuità col presente in cui viviamo, dove bisogna vincere, fare numeri, tenersi in forma. Il mio è stato un viaggio quasi senza risposta. Non ho aspettative, non pretendo nemmeno di aver scritto qualcosa di importante, ma è stato importante per me».

C’è qualche feedback particolare che ha ricevuto a parte quelli di amici e famiglia?

«Le persone vicine sono rimaste entusiaste. Ma il giorno prima che il libro uscisse mi ha telefonato una libraia delle mie zone, una persona esperta e appassionata, di quelle che leggono quindici libri al mese. Mi ha confessato che aveva pregiudizi, un cantante che scrive un libro, storia già sentita. Invece era emozionata, e allora ci ho creduto anch’io che poteva funzionare. Mi ha detto: “Sei credibile”. Vorrei che fosse solo il primo passo».

Lei ha attraversato l’Italia in bicicletta insieme all’amico Massimo Martina, 1300km dalla Liguria a Taranto per ritrovare le radici di suo padre, che è mancato anni fa (tutto raccontato in un documentario). Cosa ha provato mettendo piede nel capoluogo jonico?

«È una città che mi ha colpito senza dubbio, mi ci sono ritrovato molto. È polarizzata, una città di macerie ma anche di vitalità, ci entri in bici e ti danno il benvenuto i capannoni mordaci. È un po’ come Genova, meticcia, cruda, anche abrasiva, mi è piaciuto tantissimo il giardino che costeggia la passeggiata».

Ora è in giro per le presentazioni, poi cosa c’è in programma?

«Da gennaio sarò in teatro con lo spettacolo legato al libro, sono molto orgoglioso. Poi continuo a scrivere con gli Ex-Otago. Non ci fermiamo mai».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)