Sabato 06 Settembre 2025 | 12:50

I Marlene Kuntz in concerto in Puglia: «La nostra musica di rabbia e d'amore»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

MARLENE KUNTZ

foto Maurizio Greco

La band capitanata da Cristiano Godano racconta alla «Gazzetta» i retroscena del tour per i 30 anni di «Catartica», il loro disco d'esordio. Appuntamento al Demodé di Modugno domani, 26 aprile

Giovedì 25 Aprile 2024, 11:54

BARI - Chiunque abbia avuto un minimo di passione e curiosità musicale nei primi anni '90 non può non aver ascoltato e apprezzato «Catartica», disco d'esordio dei Marlene Kuntz, uscito il 13 maggio 1994 e diventato pietra miliare della discografia italiana, con la sua ricerca nel suono, indimenticabili linee di chitarra, testi verbosi e crudi. L'album della band (Cristiano Godano, Luca Lagash, Riccardo Tesio, Davide Arneodo e Sergio Carnevale) ha compiuto trent'anni, e per festeggiarlo i Marlene Kuntz sono tornati con una ristampa pubblicata a marzo e un tour che ha già toccato i club più importanti del paese e che domani, 26 aprile, arriva al Demodé di Modugno (Ba).

«Sono passati tre decenni - racconta Cristiano Godano alla «Gazzetta» - eppure alcune cose non sono cambiate, come la situazione del mondo contemporaneo. L'umanità sembra stia prendendo una piega rischiosa».

Partiamo dal tour, date tutte sold out, che emozione è stata?

«Bellissima, chiaramente. C'è stata tanta energia, crescita a livello di performance da parte nostra, siamo stati spinti da questo entusiasmo da parte della gente, di vedere facce non solo coetanee».

Quindi dopo trent'anni di musica non c'è più il rischio di annoiarsi?

«Tutte le volte che salgo su un palco, quando suoniamo bene godo. È un desiderio mai addomesticabile quello di voler suonare bene, ci esalta. Poi se c'è un ritorno da parte della gente diventa tutto ancora più potente. La routine si respira solo dal punto di vista tecnico, una sera siamo su un palco, quella dopo su un altro. Per il resto siamo concentrati e affamati».

«Catartica» non parlava di temi sociali, però c'è una rabbia che forse si ritrova ancora oggi...

«Ho sempre rivendicato la mia autonomia dal punto di vista artistico e ho sempre sostenuto di non avere messaggi da condividere. D'altra parte, però, c'è una rabbia convogliata in altri contesti che non sarebbe male rivedere: percepisco un senso di rassegnazione e apatia che non permette di uscire fuori da una deriva che il mondo sta prendendo».

Dei giovani d'oggi che opinione ha?

«Di alcuni ottima. Mi ci sono confrontato durante l'esperienza di "Karma Clima", titolo del nostro ultimo album: ho avuto modo di conoscere i ragazzi di Fridays For Future, che si interessano del pianeta, persone sveglie, ricettive e determinate, ma sono una piccola parte, perché l'altra è addomesticata dall'essere costantemente "connessa". È un giochino che fa comodo solo ai grandi che possiedono le piattaforme».

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«È vero. C'è sempre una bella atmosfera, in tanti si ritrovano non solo per la musica, ma con consapevolezza, a parlare di lavoro, di diritti, e della preoccupazione della situazione dell'ex Ilva. Non credo sia spensierato vivere a contatto con un posto del genere, con tutto ciò che comporta».

In Puglia passate spesso, qualche ricordo particolare?

«Credo di esserci venuto tra le 40 e 50 volte. È una terra che ha sempre dimostrato sano affetto ai Marlene Kuntz, non penso esista un solo musicista che non sia felice di tornare».

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