Ci devi credere è il titolo del brano proposto da Al Bano per partecipare a Sanremo 2024, escluso dalla gara da Amadeus, direttore artistico e conduttore del Festival.
Al Bano, come è nato questo progetto musicale?
«L’idea è stata dello scienziato, professore Francesco Vaia , che mi aveva chiesto di comporre un inno musicale per lo Spallanzani di Roma. Il brano era talmente bello che mi sembrava limitativo dedicarlo solo a quell’ospedale per quanto sia una realtà sanitaria molto prestigiosa. C’era bisogno di una platea più estesa, pertanto avevamo pensato di presentarlo a Sanremo ma, come accade spesso, l’uomo propone e Dio dispone».
In che senso?
«Non sono stato io a decidere ma il direttore artistico di Sanremo, Amadeus, a cui avevo proposto la stessa canzone senza successo già lo scorso anno: Amadeus mi voleva come ospite del Festival insieme a Morandi e Ranieri. Amadeus in quella circostanza mi promise che l’anno successivo mi avrebbe ammesso alla gara: non ha invece mantenuto la parola. È andata così».
Come ha saputo che il suo brano non era stato accolto?
«Amadeus mi ha mandato un messaggio, dicendo che per quest’anno non c’era spazio per me a Sanremo».
E lei ci è rimasto male?
«Tutte le persone che non mantengono i patti mi lasciano l’amaro in bocca».
Il titolo «Ci devi credere» è un inno alla positività?
«Esattamente; bisogna non abbattersi mai di fronte a qualunque avversità della vita, giammai cadere in una sorta di vittimismo, perché come spesso dice Papa Francesco, il male annida nella negatività; e poi bisogna pregare il Signore, perché la preghiera unita al nostro pensiero è in grado di allontanare ogni forma di malvagità e di malessere».
Secondo lei, nonostante tanti talent show, Sanremo è ancora un trampolino di lancio per chi vuole intraprendere una carriera artistica?
«Io sono nato nel mito di Sanremo; ricordo ancore il primo grande Festival che ho visto da ragazzino con Domenico Modugno che vinse con Nel blu dipinto di blu: da quel momento nacque in me il desiderio di diventare cantante. Sanremo rappresenta per la musica italiana ciò che gli Oscar di Hollywood rappresentano per il cinema mondiale».
Il conduttore di Sanremo a cui è più legato nella sua lunga storia sanremese?
«Sono legato a mio fratello Pippo Baudo, perché è stato un grande, perché è straordinario, perché ha mestiere e umanità, perché mantiene i patti».
Un’accusa ad Amadeus?
«È ciò che penso. Lui il brano non lo ha neanche sentito».
Perché è convinto che Amadeus non abbia nemmeno ascoltato il suo brano?
«Perché se avesse ascoltato la mia canzone Ci devi credere non l’avrebbe bocciata. Un pensierino l’avrebbe fatto. Invece mi ha semplicemente scritto che per me quest’anno a Sanremo non c’era spazio».
Al Bano, di Sanremo ricorda un episodio particolare che la riguarda?
«La cosa più strana che mi è successa all’Ariston fu che, nel 1968 mi ritrovai come concorrente Domenico Modugno, il mio idolo; lui gareggiava con la canzone Il posto mio di Tony Renis, e io con La siepe, che quell’anno mi permise di vincere il primo premio “Luigi Tenco”, l’artista che si era suicidato l’anno prima».
Qual è l’elisir della sua eterna giovinezza?
«Ho sempre fatto una vita molto sana, sempre molto lavoro, sono attento alle cose che mangio, bevo qualche bicchiere di vino genuino, e soprattutto, mi diletto a cantare perché per me è la più grande medicina».
Se l’anno prossimo a Sanremo non ci sarà più Amadeus, lei si ripresenterà in gara ?
«È chiaro. Io avevo intenzione di andare quest’anno a Sanremo per chiudere il mio incontro con il Festival, sarebbe stata per me l’ultima esperienza come concorrente. Sono consapevole che nella vita non c’è solo Sanremo, ma siccome io ho la “sanremite” acuta, ogni volta quando arriva il periodo pre-sanremo, comincio ad avere la febbre di Sanremo».
Al Bano come vorrebbe chiudere la sua esperienza terrena?
«Pensiamo a tenerla aperta per ora».
Qual è il suo più grande desiderio?
«Quello che finisca questa maledetta guerra che sta accendendo tanti altri focolai bellici pericolosissimi per l’umanità».