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Biagio Antonacci: «L’emozione di cantare nella mia Puglia»

Biagio Antonacci: «L’emozione di cantare nella mia Puglia»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Biagio Antonacci: «L’emozione di cantare nella mia Puglia»

Tappa in programma domani e venerdì 18 al Palaflorio di Bari

Mercoledì 16 Novembre 2022, 10:00

Tre anni e quattro mesi dopo l’ultimo concerto Biagio Antonacci torna dal vivo con il Palco Centrale Tour, che fa tappa al Palaflorio di Bari domani e venerdì 18, data organizzata da Salvatore Pagano - M&P Company / PM Eventi. Un viaggio tra i più grandi successi del cantautore, accompagnato da Placido Salamone (chitarra e direzione musicale), Massimo Varini (chitarra), Emiliano Fantuzzi (chitarra, programmazione), Jacopo Carlini (piano, tastiere), Lucio Fasino (basso), Donald Renda (batteria) e Ernesto Lopez (percussioni). Start alle 21.

Cinquantanove anni compiuti da pochi giorni: chi è oggi Biagio Antonacci?

«Una persona grata alla vita per le soddisfazioni e i successi che ha avuto. Nulla accade per caso: dietro a ogni risultato c’è lavoro, impegno e fatica, ma anche una dose di fortuna che va cercata e alimentata con dedizione e passione, ingredienti principali di ogni risultato professionale».

Un ritorno nei palazzetti che già dalla prima data ha visto un’enorme risposta di pubblico: se lo aspettava?

«Non davo nulla per scontato, ma questa risposta mi ha gratificato perché significa raccogliere ciò che hai seminato in 35 anni di carriera. È incalcolabile l’energia che il pubblico mi regala ad ogni concerto e che cerco di contraccambiare, dando ancora di più del massimo».

Canzoni nuove da far ascoltare, ma inevitabilmente i fan vogliono anche le «hit»: quanto conta questo nella costruzione di una scaletta, specie se i successi, come nel suo caso, sono tantissimi?

«Quando si ha la fortuna di avere un repertorio vasto, che il pubblico ha sempre premiato, è davvero difficile calibrarla in modo da accontentare tutti; i grandi successi non possono mancare mai, perché il pubblico ti sceglie per la tua storia musicale, sempre. Le persone vogliono rivivere le emozioni legate alle canzoni che hanno accompagnato le loro vite, e per me questo è il più grande risultato come artista».

Il suo pubblico è trasversale, ai suoi concerti ci sono i fan storici, ma anche i loro figli: ne è orgoglioso?

«Sempre di più vedo ai miei concerti madri e padri con i figli, fan che mi seguono da trent’anni, insieme a giovani che si sono avvicinati alla mia musica di recente. È questa la magia: la mia più grande soddisfazione è rinnovare il mio rapporto con il pubblico di sempre ed al tempo stesso conquistarne una nuova parte».

Prima dell'emergenza sanitaria aveva in programma un progetto in teatro più intimo: è una dimensione che vorrà comunque percorrere?

«Amo il teatro ed aver rinunciato al fascino di quella dimensione mi è dispiaciuto molto. Ma sono sicuro che avrò nuovamente la possibilità di esibirmi in un modo più intimo: cambia il contatto con il pubblico, ma che sia un teatro, un palazzetto o uno stadio faccio sempre di tutto per coinvolgerlo nel miglior modo possibile».

In Puglia è venuto tante volte in concerto: c’è qualcosa della nostra regione da cui è particolarmente affascinato?

«Sono figlio di un immigrato pugliese che da Bari è andato a vivere a Milano, senza conoscere nessuno, nei primissimi anni ‘50. Tutte le mie estati da bambino e da adolescente erano in Puglia, Bari, Salento: è una regione che significa casa e che mi riporta a ricordi indimenticabili della mia famiglia».

L’anno prossimo 60 anni, giro di boa: cosa si augura, per lei e per il suo lavoro?

«Risposta difficile: ho già avuto molto e sono grato per tutto. Mi auguro ancora tantissima musica».

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