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MUSICA
Livio Costarella
08 Giugno 2020
Per un musicista il concetto di rinascita potrebbe sembrare un’ovvietà. E invece non lo è per niente, proprio perché la musica implica per sua natura una riproduzione sonora sempre nuova ed epifanica, qualsiasi sia la sua destinazione. Giunge dunque propizio, di questi tempi, rimarcare il senso simbolico, oltre alla struttura puramente musicale, di un disco come Rebirth (Rinascita, appunto), pubblicato dalla casa discografica molfettese «Digressione Music», che sta riscuotendo un notevole successo.
È il lavoro d’esordio del pianista Antonio Di Fonzo (nato a Castellaneta), musicista con un percorso classico - allievo di pianisti in carriera come Carlo Grante e Paola Bruni - che è confluito anche nella laurea in «Musica Jazz» al Conservatorio di Matera.
E se Rebirth è uscito l’1 dicembre 2019 (disponibile su digressionemusic.it e su tutte le piattaforme digitali), la tournée di concerti che Di Fonzo aveva iniziato (l’ultima data prima del lockdown ad Amsterdam) è stata poi interrotta dall’emergenza sanitaria, con la speranza di poterla riprendere appena possibile.
Di certo c’è che Rebirth è un disco di piacevolissimo ascolto, composto da 11 inediti per pianoforte, in cui l’autore ha cercato di trasmettere percezioni ed emozioni personali, nella ricerca continua di una rinascita intellettuale, sentimentale e morale dell’anima. «Il concetto di rinascita è per me fondamentale - spiega Antonio -, l’esistenza non è piana, lineare. L’uomo nasce già formato, adulto, realizzato: deve crescere e costruire la propria personalità. Deve insomma divenire se stesso, persona autonoma, originale, unica, dominando istinti e passioni, superando paure e difficoltà, vincendo lo scoraggiamento e le delusioni. È un divenire faticoso, a piccole tappe, ma con la soddisfazione di essere consapevole un giorno, di essere maturo, realizzato, assolutamente se stesso». Ed è quello che capita alla musica del compositore pugliese, in una commistione di generi in cui è evidente la vena classica, nella concatenazione armonica dei brani: si avverte una purezza schubertiana in Inspiration, e qualcosa che ha direttamente a che fare con lo stile impressionista di Debussy e Ravel, in brani come Dancing Sea e The Rain. C’è un uso della melodia mai banale, persino nella miscela di minimalismo e contrappunto jazz, in cui viene sfruttata la tavolozza timbrica del pianoforte. Con dediche particolari, in brani come Space Waltz o Sir Rudy.
«In Space Waltz - prosegue - sono talmente elettrizzato dalla leggerezza di armonie di Bill Evans e Michel Petrucciani da immaginare di suonare nello spazio il tema di questo valzer. “Vedo” due innamorati, liberi dalla forza di gravità. Sono stato onorato dei ringraziamenti che mi ha tributato il figlio di Petrucciani, Alexandre, al quale è piaciuto molto il disco e il brano dedicato a suo padre. L’altro omaggio è al mio concittadino Rodolfo Valentino, in Sir Rudy: passeggio spesso a Castellaneta, col mio cocker spaniel (si chiama Mozart), davanti alla statua del mito. Da lì ho tratto una meditazione sul destino di uno spiantato che emigra negli Stati Uniti, e lì diventa l’idolo delle donne e un divo del cinema muto. E quel destino mi coinvolge talmente tanto da ispirarmi un tango che canta l’epopea del personaggio».
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