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L'intervista
Bianca Chiriatti
13 Giugno 2019
Un inno all'unità del popolo italico, unendo insieme dialetto pugliese, toscano e sassuolese: è questo l'intento di "Il Fricchettone 2.0", rielaborazione della storica canzone dei Folkabbestia "U' Frikkettone", composta 25 anni fa, e incisa nuovamente dalla band in questa versione aggiornata insieme a Finaz ed Erriquez della Bandabardò e a Dudu e Fry dei Modena City Ramblers. Abbiamo fatto due chiacchiere con Lorenzo Mannarini dei Folkabbestia per farci raccontare i retroscena di questo progetto.
Come è nata la voglia di riproporre il brano?
«Innanzitutto per festeggiare l'anniversario: il testo di "U' Frikkettone" è stato composto nel '94. Con i nostri primi gruppi, con cui suonavamo musica irlandese, avevamo notato che il brano "The Wild Rover", letteralmente "Il vagabondo selvaggio" era molto coinvolgente, allora l'abbiamo trasformato, in una versione più "barese". Infatti il nostro "fricchettone" andava in giro per la Bari dell'epoca, a Japigia per procurarsi il fumo, al centro sociale, anche se nella canzone veniva criticato perché tutti gli occupanti erano stravaccati a terra senza far niente. Abbiamo quindi deciso di riproporla coinvolgendo amici che abbiamo incontrato lungo la strada e che fanno musica affine alla nostra, come la Bandabardò e i Modena City Ramblers. Il 'fricchettone' da Bari si è allargato, incontrando il resto d'Italia: è un inno alla musica folk, che celebra questo modo di intendere la vita cercando di divertirsi, in un mondo di pace e amore. Quest'anno poi ricorre anche il 50esimo anniversario di Woodstock, era il momento giusto. Inoltre abbiamo realizzato anche un video d'animazione ambientato nel futuro, che si ispira ai film di fantascienza» - LINK VIDEO
Chi è oggi il 'fricchettone'?
«Sono quelli che credono ancora in un mondo migliore. Oggi tutto è virtuale, tutto accade via internet, siamo circondati dalla trap e dal reggaeton, ma esistono ancora quelli che si emozionano ascoltando un assolo di Jimi Hendrix o suonano una canzone con gli amici senza postarla su YouTube. I 'fricchettoni' sono quelli che con la chitarra sulle spalle viaggiano ancora in autostop e vogliono conoscere il mondo, non guardarlo attraverso uno schermo»
Avete collaborato con altre band di folk-rock italiano: questo genere di musica in Italia oggi che valore ha?
«Attualmente i giovani seguono poco la nostra musica, preferiscono altro, eppure abbiamo fan che vengono ai nostri concerti da vent'anni. La speranza è che la nuova versione del 'frikkettone' possa avvicinare le nuove generazioni al folk-rock. È una musica che va ascoltata dal vivo per essere apprezzata, si balla, ci si diverte, un ritorno alla musica che serve per fare festa»
Insieme da 25 anni: qual è il vostro segreto?
«Riusciamo sempre a rinnovarci e a trovare nuovi stimoli. Ci conosciamo bene, ognuno sa quali sono pregi e difetti dell'altro, abbiamo trovato una forma che ci permette di stare insieme. Ciascuno si occupa di un aspetto, ma in gruppo riusciamo a tirare avanti il progetto. Da 25 anni, poi, riusciamo a portare il dialetto barese in giro per l'Italia e l'Europa, dalla Germania al Portogallo, fino a tutto il continente. Ci sentiamo un po' ambasciatori e siamo contenti»
Sentite l'appartenenza alla Puglia?
«Molto. Viviamo un po' sparsi per l'Italia, tra il Veneto, Milano e la Puglia, ma sentiamo molto l'attaccamento alla terra. Il dialetto barese ne incontra altri, bisogna essere legati alla tradizione, ma anche a tutto quello che è diverso»
Musicalmente che progetti avete?
«A settembre uscirà un EP con 5 o 6 brani, "Folkabbestia 2.0", e ci sarà anche il ritorno di Michele, il nostro storico fisarmonicista che mancava da un po' di anni. Sarà una versione al passo coi tempi, includerà anche una canzone critica sull'abbattimento indiscriminato degli ulivi, simbolo della nostra terra. Poi nell'autunno del 2020 usciremo con un album vero e proprio, e andremo in giro per concerti, dalla Puglia al Trentino»
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