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L'intervista
Bianca Chiriatti
11 Aprile 2019
Saranno sabato 13 aprile al Demodé di Modugno (Ba) per presentare l'album "Hype Aura", uscito lo scorso 15 marzo: sono i Coma_Cose, Fausto (Lama) e Francesca (California), che stanno portando sui palchi di tutta Italia un sound tra downtempo e psichedelie beatleasiane, e testi caratterizzati da giochi di parole, ormai diventati il loro marchio di fabbrica. Li abbiamo intervistati facendo due chiacchiere con Francesca per scoprire qualcosa di più sul disco e su quello che stanno proponendo sul palco ai loro fan.
Siete in giro già da qualche giorno, come sta andando questo tour?
«Sicuramente abbiamo fatto un grosso upgrade rispetto alla tornata iniziale di concerti. Lo scorso anno siamo stati su e giù per l'Italia in una settantina di date, ma in maniera un po' punk, eravamo in 4, io, Fausto, il batterista e il fonico, ci spostavamo in treno. Con l'uscita del disco abbiamo deciso di creare una cosa più strutturata: abbiamo pianificato una produzione, ci seguono i ragazzi che curano Caparezza. Led con contenuti ideati da noi, disegno luci, e nella formazione sul palco abbiamo aggiunto un polistrumentista, che suona tastiere, basso e chitarra»
L'album sta avendo un bel successo, avete due singoli ("Via Gola" e "Granata") in rotazione in radio: che feedback state ricevendo?
«Molto positivi. Il fatto che ci siano due canzoni in radio è una bella soddisfazione, non ce l'aspettavamo. Quando cresci cominciano ad arrivare anche le critiche, ma va benissimo, sono sinonimo di crescita. Avevamo sempre proceduto con dei singoli, poi l'estate scorsa mentre eravamo in tour abbiamo ricevuto tanti stimoli e deciso di fare un disco, con un concept dietro, e questo sta arrivando alle persone»
Siete famosi per questi giochi di parole, tra cui il titolo dello stesso album "Hype Aura", come nascono? Vi vengono in mente e li annotate da qualche parte per poi inserirli nelle canzoni?
«Funziona esattamente così. Sono annotazioni anche di lunga data, Fausto ne ha alcune da 3-4 anni, è un continuo accumulare frasi e giochi di parole, che pian piano trovano la loro connotazione nei brani. Ci diverte molto. Nel mezzo dei discorsi seri ci piace comunicare così»
A proposito dei fan, avete uno zoccolo duro che vi segue dagli esordi, ma ora il pubblico si sta allargando: come la vivete?
«La scommessa di esibirci su palchi grossi era forte, a volte quando arriviamo in alcune location ci guardiamo e ci chiediamo se riusciremo a riempirle. È bello perché con i fan di lunga data abbiamo un rapporto, anche grazie ai social, oggi ci sono molti ragazzi giovani, all'inizio ci seguivano i 25enni, fino a persone di 50 anni. Nelle prime file ora notiamo adolescenti, ed è molto bello»
Come avete deciso di vivere solo di musica?
«Io e Fausto ci siamo conosciuti quattro anni fa, io facevo tutt'altro ed ero un po' stufa, avevo bisogno di un cambiamento, mentre lui fa musica da tanti anni, a 15 anni ha cominciato con il rap, poi è passato al rock psichedelico. Iniziammo a parlare, lui mi raccontò il progetto che aveva in mente e io sono stata la sua confidente, gli proponevo alcune mie amiche per cantare, ma una volta che abbiamo cominciato a incidere, per gioco, non abbiamo più smesso»
Meglio il palco o chiudervi in studio per incidere?
«Sono due cose belle entrambe: quando ti chiudi in studio c'è più raccoglimento, solitudine, si tirano fuori le cose dal profondo. Sul palco coroni un po' tutto il progetto, siamo entrambi molto gasati nel ricevere il riscontro del pubblico»
Oggi la musica italiana vive un momento felice: con chi vi piacerebbe un featuring?
«Ci pensiamo da qualche anno, abbiamo pareri contrastanti. A me piacerebbe Fabri Fibra, oppure Gianna Nannini, uscirebbe fuori qualcosa di particolare»
Quale messaggio, allora, volete lanciare con Hype Aura?
«Il disco parla di noi. Diamo la nostra lettura del disco nell'ultima traccia. Parla di vita, di sensazioni, di buttarsi. Di non avere paura della paura»
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