Martedì 16 Dicembre 2025 | 22:12

Taranto, al MarTa in mostra i reperti trafugati e restituiti all'Italia: torna anche un'Atena monumentale

Taranto, al MarTa in mostra i reperti trafugati e restituiti all'Italia: torna anche un'Atena monumentale

 
Redazione online

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Venti circa gli oggetti in esposizione e in attesa di ulteriori studi analitici e approfondimenti: ci sono anche una pittura parietale, fibule anelli e persino un falso accertato

Martedì 16 Dicembre 2025, 12:05

Una testa monumentale in marmo della dea Atena, databile tra la fine del III e il II secolo a.C., è tra i reperti restituiti all’Italia e oggi esposti al Museo archeologico nazionale di Taranto nella mostra 'Memorie trafugate. I reperti recuperati dal comando carabinieri TPC'. Le opere provengono da un lotto rientrato dal Metropolitan Museum of Art di New York al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma.

La scultura, che conserva l’incavo dell’elmo originario, fa parte di circa venti gruppi di reperti assegnati al Ministero della Cultura e destinati al MArTA. In esposizione anche una pittura parietale con scena di battaglia, fibule di età ellenistica, anelli del VI secolo a.C., ornamenti in bronzo con innesti in oro e rilievi in terracotta e pietra tenera, tutti in attesa di ulteriori studi scientifici.

«Quando un reperto viene strappato al suo contesto si interrompe una connessione fondamentale: l’oggetto perde il legame con il tempo, il luogo e le persone che lo hanno prodotto», ha spiegato la direttrice del MArTA, Stella Falzone. "Il nostro lavoro - ha aggiunto - è provare a ricostruire quella connessione e sottrarre questi beni al mercimonio che li ha ridotti a puro valore economico».

Alla presentazione anche il comandante provinciale dei carabinieri di Taranto, colonnello Antonio Marinucci, che ha sottolineato come «ogni recupero rappresenti un risultato importante per la tutela del patrimonio culturale e la restituzione dei beni alla collettività».

I reperti provengono in gran parte dal sequestro legato alla società inglese Symes Ltd, riconducibile al trafficante Robin Symes. Grazie all’azione congiunta del Ministero della Cultura e dei carabinieri TPC, sono circa 750 i manufatti finora rientrati in Italia.

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