In qualche modo ha anticipato i tempi. Il seme di «Facebook» è nei suoi pennelli con cui ha ritratto tutti i residenti di Sant’Angelo Le Fratte, il suo paese d’origine. Ogni cittadino ha un dipinto che lo «immortala» all’interno di quello che può essere battezzato come «arte social». Il Mark Zuckerberg di «noialtri» si chiama Michele Cancro, 74 anni, docente in pensione (ha insegnato, tra gli altri istituti, al liceo Pasolini di Potenza) da sempre autore di dipinti e sculture. In quarant’anni ha realizzato qualcosa come 1.600 ritratti di residenti a Sant’Angelo Le Fratte, paese in cui si respira arte in ogni angolo grazie agli straordinari murales che impreziosiscono l’abitato.
Da dove nasce questa sua passione per i ritratti?
«Innanzitutto si tratta di ritratti di verosimiglianza attraverso i quali ho cercato di creare una memoria storica del paese».
E dove sono finiti tutti questi ritratti?
«Ne ho donati circa 120 alla Pinacoteca dove il visitatore può, guardando queste opere, farsi un’idea del vissuto della comunità».
Quando ha cominciato a dipingere?
«Da ragazzino mi sono subito appassionato ai ritratti. Credo che il mio sia stato un dono del Signore. Ho capito, per. che il ritratto in sé non portava da nessuna parte. Bisognava andare a fondo per disegnare un soggetto».
Cosa intende dire?
«Che occorre esternare l’interiorità del modello. Fare un’introspezione psicologica, tirar fuori un’emozione, il portamento, la gestualità, lo sguardo di chi è soggetto di ritratto».
Elementi che una foto non riesce a cogliere?
«È tutta un’altra tecnica. Il pittore deve stenografare l’attimo in cui il soggetto ha un’espressione particolare, fa un gesto, una smorfia».
Quanto tempo impiega per terminare un ritratto?
«Pochissimo. Direi, quattro cinque minuti».
Così poco?
«È il tempo necessario per cogliere l’attimo da immortalare su pannelli acquarellati e pastellati. Poi ci sono ritratti in posa che assumono una connotazione diversa. Riportarli su olio su tela richiede un’altra tecnica. E più tempo».
Cosa cerca di scorgere nella persona che ritrae?
«Ne ho ritratte tante. Cerco di elevare lo spirito umano nella ritrattistica, partendo dal concetto di sacralità».
Accanto ai dipinti lei si cimenta anche nelle sculture. Qual è la sua fonte di ispirazione?
«La genesi della creatività, una poesia, un brano di letteratura, un momento. Tutto può suggerirmi un’idea. Mi rifaccio, in particolare, ai racconti biblici o alla mitologia greca».
Le piace più dipingere o fare sculture?
«Cerco di coniugare entrambe le forme d’arte magari per esporle in un contesto architettonico particolare».
In paese le hanno attribuito la «paternità» di Facebook. In qualche modo sente di aver anticipato la nascita del social?
«Non lo so, sinceramente. Tra l’altro con i computer non ho proprio un ottimo rapporto, è un mondo distante da me. E lo è di più quando mi accorgo che i giovani stanno diventando tutti autistici, immersi nella loro realtà virtuale tra computer e smartphone. Sono ancora per il cartaceo, mi piace il contatto umano e con i miei ritratti non avevo certo intenzione di creare una realtà parallela, ma di mettere l’arte al servizio della memoria di una comunità».
Con i pennelli ha anticipato Facebook: ecco l’arte di Michele Cancro, memoria storica della comunità
Martedì 30 Agosto 2022, 13:42
















