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Viaggio proibito nel cuore del teatro «Fiamma»

Viaggio proibito nel cuore del teatro «Fiamma»

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

Ricordi ed emozioni sepolti da incuria e abbandono su un vero pezzo di storia

Sabato 26 Marzo 2022, 11:42

POTENZA - Altro che evocare il Nuovo cinema Paradiso. Qui arde la fiamma dell’inferno. La Gazzetta ha messo piede in quello che era un tempio della cultura e del tempo libero. Dopo quarant’anni di abbandono, incuria e silenzi il cinema «Fiamma» in piazza Mario Pagano, a Potenza, si è trasformato in un girone dantesco, in un tugurio colmo di immondizia, dove cani e gatti randagi malandati scelgono di andare a morire. Ma tra le carcasse, i pezzi di intonaco che continuano a cadere sulla storia della celluloide in città, rimasugli di corredi sportivi - evidente testimonianza dell’attività parallela dei proprietari del locale (la famiglia Romano), titolari all’epoca di un negozio in via Pretoria - riusciamo comunque a scorgere la magia degli anni ‘60-‘70. Sfregiata, violentata, confinata nell’oblìo, ma ancora pulsante, aggrappata a quella platea impolverata che rievoca serate, applausi, stupore, calore. E amore. Come quello di Luigi, storico operatore cinematografico, che tra un film e l’altro scorgeva la sua Tina affacciata al balconcino modello Giulietta. Scambi di sguardi al lampeggiare del proiettore, tradotti in oltre cinquant’anni di matrimonio.

Il cinema «Fiamma» è come un diamante gettato nel fango ormai diventato blocco inespugnabile. Forse è tardi per recuperarlo. Forse. Ma la memoria del capoluogo non può essere mortificata così, deve pur esserci un modo per riportare alla luce un tesoro che il terremoto dell’80 ha sepolto e che la città, con la sua indifferenza, ha contribuito a far sprofondare nel magma del degrado. L’ultimo tentativo di strapparlo a un destino che appare ormai segnato risale alla fine degli anni ‘90 quando l’allora amministrazione comunale avviò una trattativa con i proprietari, ma si ritrovò a dover negoziare con una cinquantina di eredi. Mancò la necessaria convergenza sull’idea di far diventare il locale, opportunamente ristrutturato, un ampliamento del vicino teatro Stabile. Da allora è calato il sipario. Le uniche tracce di vita del Fiamma sono nelle lacrime versate dai Romano, famiglia «spacchettata» tra Potenza e altre città. Ci raccontano di fugaci incursioni dei proprietari per indugiare davanti alla devastazione in un misto di rabbia, rassegnazione, dolore. Qualcuno direbbe anche masochismo. A caccia di ricordi, chissà. Quei ricordi che raccogliamo registrando voci di chi, negli anni d’oro del Fiamma, era poco più che adolescente. Come Mariano Paturzo, già direttore del Centro di Drammaturgia e storico promoter culturale di Potenza: «Un film che ricordo? “Zabriskie point”, lo vidi alla vigilia di Ferragosto del ‘70 con gli amici Luigi Albano e Gianni Giugliano. Nel cinema eravamo in tutto sei, sette persone allo spettacolo delle 22. Per noi giovani di allora - continua - il Fiamma era il nostro mondo, anche perché nel locale sotto la sala del cinema potevamo ballare e ascoltare musica dal vivo».  Quel locale si chiamava «Papum», una sorta di «Piper» in salsa potentina, impreziosito dai pannelli realizzati dalla pittrice Annamaria Sparviero, sorella di Pasquale, batterista degli Evasi, band della città che condivideva il palco con i Pow Wows per allietare le serate dei ragazzi: «Sì - conferma Lino Schiavone, cantante - in quel locale si esibirono anche «Le Esperienze», il primo nome di un gruppo che ha fatto la storia della musica italiana e, in particolare, del prog rock, il Banco del Mutuo Soccorso. A fare da spalla una band locale con il maestro Giovanni Montecalvo alla batteria. Ricordo che al «Papum» si svolgevano anche i ricevimenti di matrimoni. Quanto ai film del Fiamma, mi viene in mente qualche pellicola di serie B, come “Zombie” e le commedie all’italiana con Bombolo».

Tonino Colasurdo, già presidente dell’Associazione Basilicata Spettacolo, preferiva film più impegnati: «Il cinema, che prima ancora si chiamava Roma, funzionava alla grande. In cartellone c’erano sempre prime visioni. È stato un riferimento per noi, ci ha arricchito molto dal punto di vista culturale». «È vero - gli fa da eco Canio Leone, promoter musicale della città - era un vero gioiellino e poteva crescere ancora trasformandosi in un cineforum con sala da thé e musica dal vivo. Come si vedevano lì i film era spettacolare, anche dalla galleria». Lo ricorda bene anche Pino Quartana, attore teatrale e regista: «Ero piccolino, abitavo a pochi passi dalla sala. Mi facevano entrare sempre gratis - dice Quartana - perché mio padre conosceva il proprietario. I miei primi film li ho visti lì. Ricordo “Lo Squalo”, “La Grande fuga” e “Guerre stellari”. Ma mi rimase impresso soprattutto “L’avventura del Poseidon”. Avevo in testa le immagini di quel film ogni volta che prendevo la nave per andare in Sicilia dai miei nonni». Tonino Centola, attore e regista, componente del trio cabarettistico «La Ricotta», ha un ricordo più «materiale» del Fiamma: «D’accordo con i proprietari - racconta - una ventina d’anni fa, quando la sala era già chiusa da un pezzo, presi dalla platea due moduli da quattro sedie ciascuno. Un cimelio per chi come me ama il teatro. Entrai nel mezzo di un degrado imperante con i piccioni che entravano dal tetto sfondato. Cosa ricordo del cinema che fu? La signora che ci lavorava dentro, con i capelli cotonati, la cassiera che faceva innamorare tutti (Luciana Tosi, ndr). All’epoca l’andava a prendere il suo fidanzato per portarla a casa. C’era una particolarità: procedeva con l’auto a passo d’uomo. Quando l’incontravamo sulla strada sapevamo che ci avrebbe costretti ad un andatura lenta, lentissima». Centola rievoca la deriva porno del Fiamma che sul finire degli anni ‘70 smise di puntare sul cinema d’essai - forse per scarsi introiti - proponendo pellicole vietate ai minori. «C’era concorrenza con un’altra sala cinematografica della città, l'Eden - racconta Centola -. Ma quel periodo il Fiamma era già in fase decadente. Peccato sia finita così».

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