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Bat, è scontro per il caro-museo: gli aumenti oscillano fra il 33% e il 67%

 
Nico Aurora

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Nico Aurora

Nella Bat è aspra la polemica tra Cgil e Direzione Musei. Lonigro e Scagliarini (Cgil): «Quello che doveva essere un aumento temporaneo in realtà è diventato spropositato»

Mercoledì 20 Dicembre 2023, 13:02

13:05

BARLETTA - Se la riconducessimo al solo 2023 la frase «caro museo», più che avere un senso affettivo, ne assumerebbe uno esclamativo, nella constatazione di quanto visitare i luoghi della cultura nella Bat sia diventato sempre più costoso: infatti, nell’anno che sta per terminare, si sono registrati aumenti del costo dei biglietti per gli accessi alle strutture della Direzione regionale dei musei che oscillano fra il 33% e il 67%.

NUMERI A CONFRONTO - Il 1mo gennaio 2023 a Castel del Monte si pagava 7 euro, al Castello svevo di Trani 6 euro, al Parco archeologico di Canne della Battaglia 4 euro, al Museo archeologico nazionale di Canosa di Puglia 3 euro. Dallo scorso 16 dicembre, con gli ultimi aumenti decisi dal Ministero dei beni culturali, i prezzi si sono così aggiornati: Castel del Monte, 10 euro; Castello svevo di Trani, 8 euro; Parco archeologico di Canne della Battaglia, 6 euro; Museo archeologico nazionale di Canosa di Puglia, 5 euro.

Durante l’anno si sono registrati ritocchi dei prezzi introdotti dal concessionario, ma anche l’euro solidale per finanziare la ricostruzione del patrimonio culturale danneggiato dall’alluvione in Emilia Romagna: tale misura, inizialmente prevista fino a metà settembre, è stata poi prorogata fino al 15 dicembre. Per effetto di queste disposizioni sono stati ritoccati anche i biglietti cumulativi: quello per accedere ai musei di Canne e Canosa adesso costa 8 euro (ridotto 4); quello per visitare sia Castel del Monte, sia Trani, è passato a 15 euro (ridotto 4). Il biglietto cumulativo era stato introdotto la scorsa primavera al prezzo di 12 euro, con il ritocco a 13 sempre in favore delle popolazioni alluvionate.

CGIL: «CULTURA NEGATA»«Quello che doveva essere un aumento temporaneo per uno scopo ben preciso - scrivono Luigi Lonigro e Matteo Scagliarini, della Funzione pubblica Cgil -, si trasforma d’imperio in un aumento spropositato. Infatti, l’incremento di 1 euro viene assorbito da un nuovo incremento dei prezzi di ingresso ai musei e ai monumenti pugliesi, così che i visitatori si dovranno accollare rincari che vanno ben oltre il tasso di incremento dell’inflazione».

Il sindacato non esita a parlare di «negazione del diritto alla cultura, per disincentivare la frequentazione dei musei e monumenti per lavoratori, cittadini e pensionati che già stanno subendo una drammatica erosione del proprio potere d’acquisto. Sarà paradossale - sottolineano Lonigro e Scagliarini - ma, mentre si chiede ai visitatori di sostenere praticamente il raddoppio del costo del biglietto di ingresso ai nostri musei e monumenti, evidentemente a causa dell’incremento del tasso di inflazione, allo stesso tempo si nega il rinnovo contrattuale al personale dipendente e comunque le risorse messe a disposizione per un prossimo rinnovo del contratto di lavoro non va oltre il 5,78%. Sicuramente qualcosa non quadra tra l’incremento del prezzo dei biglietti di ingresso, il tasso di inflazione e l’incremento dei costi di funzionamento, ed a rimetterci ci sono i lavoratori e i cittadini, che incontreranno sempre più difficoltà nell’accedere in luoghi che hanno segnato la nostra storia e cultura».

Direzione musei: «CULTURA INCENTIVATA»«L’aumento intervenuto è dell’ordine di pochi euro - replica Francesco Longobardi, delegato della Direzione regionale Musei Puglia -, tanto che a Castel del Monte si accede con 10 euro e tutti gli altri ingressi non cumulativi prevedono ticket a una sola cifra. Si tratta, dunque, di somme assolutamente ragionevoli, allineate alla media nazionale, agli indirizzi del Ministero e adeguate all’offerta culturale dei musei in questione, implementata in maniera assai significativa negli ultimi due anni tra ampliamenti, nuovi musei, allestimenti rinnovati e mostre».

Il Ministero, inoltre, punta sulla fidelizzazione ed infatti Longobardi ricorda che «l’istituto ha avviato, già dal 2021, una politica di abbonamenti che rende l’accesso ai propri musei ancora più conveniente: con la Museo card, acquistabile per ogni luogo della cultura, aggiungendo un solo euro al biglietto si può entrare tutte le volte che si vuole, per 6 mesi, nel museo prescelto, mentre con i 20 euro della Puglia musei card si può accedere a tutti i 17 siti della Regione, in maniera illimitata, sempre per 6 mesi. La prima domenica del mese, inoltre, l’accesso è sempre gratuito per tutti. A tutto ciò si sommano le gratuità di legge, sempre valide».

Ma gli aumenti, terminata la tassa di scopo, cosa finanzieranno? «Sono destinati alla realizzazione di interventi per la sicurezza, conservazione, funzionamento, fruizione e valorizzazione di musei ed aree archeologiche - risponde Longobardi -. Inoltre, con l’ampliamento dell’autonomia contabile introdotto dalla nuova riforma del Ministero, gli incassi resteranno direttamente nel bilancio della rete museale pugliese. Questo significa che, con un ciclo finanziario più rapido e snello, questi introiti contribuiranno a proseguire il rinnovamento continuo dei siti stessi, innescando anche economia di scala nel territorio».

ASPETTANDO LE RISPOSTE - Troppo presto per stimare se, ed in quale misura, gli aumenti decisi stiano influenzando le scelte dei visitatori allontanandoli o meno da questi beni. Infatti siamo in un periodo in cui gli accessi si riducono sensibilmente, quindi le prime risposte si avranno dalla prossima primavera con l’arrivo delle prime carovane di turisti, soprattutto dall’estero. Legittimo chiedersi, però, se a fronte di un aumento dei costi vi sia anche uno dei servizi: allo stato nessuna delle strutture in questione sembra ne abbiano previsti di nuovi, limitandosi a confermare i rispettivi orari di apertura, contenuti ed eventi.

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