In Puglia e Basilicata
UNA SPERANZA
28 Febbraio 2020
Nicola Simonetti
Il tumore dell'ovaio, spesso, viene diagnosticato in fase avanzata. Per intercettarlo bisogna investire nei test genetici e nell'analisi dei biomarker nel sangue.
Purtroppo, la diagnosi – per via dei sintomi vaghi (gonfiore addominale, persistente oppure intermittente, necessità di urinare spesso e dolore addominale) - arriva molto spesso quando la malattia è in fase avanzata. Qualcosa però comincia a muoversi: grazie all’analisi del Dna ed è possibile sia individuare le donne più a rischio – tramite la ricerca delle mutazioni nei geni Brca - sia personalizzare le cure attualmente disponibili.
Nei giorni scorsi, sulla base dei dati dello studio clinico PRIMA di fase III che ha dimostrato risultati clinicamente significativi, l’agenzia europea per i medicinali EMA ha dato il nulla osta per niraparib, per il trattamento di mantenimento in prima linea in donne con carcinoma ovarico in stadio avanzato, indipendentemente dello stato dei biomarcatori, che rispondono al platino.
In Europa, il carcinoma ovarico è il sesto tumore con più alta mortalità tra le donne e ogni anno sono 65.000 quelle cui tale neoplasia viene diagnosticata. Alla maggior parte la diagnosi giunge quando il carcinoma ovarico è già in stadio avanzato (stadio III o IV) e ha un tasso di sopravvivenza a cinque anni del ~ 30%. Nonostante gli alti tassi di risposta alla chemioterapia a base di platino in prima linea, circa l'85% delle donne con carcinoma ovarico avanzato avrà una recidiva della malattia. Ad ogni recidiva, si accorcia il tempo che una donna può trascorrere senza che il suo cancro progredisca.
Chi è a rischio: Un primo fattore di rischio è rappresentato dall’età, in quanto il picco di incidenza della malattia si registra tra i 50 e i 60 anni, dunque nelle donne in età peri o postmenopausale. Però, alcuni tipi di tumore dell’ovaio possono presentarsi in donne più giovani. Il 15-25% dei tumori all’ovaio ha come principale fattore di rischio la familiarità. Donne con madre (o sorella o figlia) affetta da un tumore dell'ovaio, della mammella o dell’utero hanno maggiori probabilità di contrarre la neoplasia. Le alterazioni dei geni Brca 1 e Brca 2 di origine ereditaria possono portare a una predisposizione più o meno importante allo sviluppo del tumore ovarico.
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