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Silenzi e solitudini sono dentro casa

 
Mirella Carella

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Mirella Carella

Silenzi e solitudini sono dentro casa

«Da qualche settimana mio padre non mi rivolge più la parola, è così da quando gli ho detto che ho una storia con un ragazzo...»

Venerdì 01 Dicembre 2023, 15:22

«Da qualche settimana mio padre non mi rivolge più la parola, è così da quando gli ho detto che ho una storia con un ragazzo. Fatica a stare con me da solo nella stessa stanza e quando siamo a tavola io lui e mia madre, non mi guarda neanche. Sono diventato un fantasma. Ho sempre avuto un rapporto complicato con lui, io il figlio del non abbastanza, non abbastanza bravo a scuola, né nello sport, come lui avrebbe voluto. Io odio il calcio. Ho deciso che quando compirò 18 anni andrò via e pazienza se non potrò continuare gli studi, non mi interessa, voglio diventare autonomo, trovare casa e sentirmi a casa, perché qui mi sento in prigione. Cambierò città, voglio andare lontano, tanto qui non cambierà mai niente e prof. la libertà, l’inclusione, l’accoglienza riguardano sempre e solo le famiglie degli altri».
Anno Domini 2023
Punto e a capo.
Se avessi tempo e spazio potrei raccontare mille di queste storie, tutti giorni e ogni giorno. Cambiano le parole, le storie, ma molto poco la sostanza delle cose, una incapacità a comprendere chi abbiamo generato, messo al mondo. Improvvisamente estranei, talmente lontani da ciò che avevamo creduto che fossero da non riconoscerli.
Ieri ho ascoltato l’intervista al padre di Filippo, di questo «bravo figlio» che ha ucciso la povera Giulia, suo padre con gli occhi sgranati ancora increduli, racconta del suo ragazzo come un mite ma che si porta in macchina buste nere, un rotolo di scotch ed un coltello.
Dunque sappiamo solo di non sapere, come scriveva Socrate.
C’è un lessico famigliare di cui non comprendiamo più le parole, come fosse divenuto un alfabeto incomprensibile.
In questi giorni a scuola stiamo lavorando sul tema della memoria familiare.
È stato come scoperchiare il vaso di Pandora.
Se penso a me da bambina e alla mia famiglia, penso subito alle domeniche trascorse a casa della nonna, odore di ragù e polpette, risate, chiasso, il telegiornale a volume sempre troppo alto, il tavolo dei bambini condiviso con le mie cugine e mio fratello e mio zio alla chitarra, il nostro dopopranzo preferito. È il mio ricordo di famiglia, imperfetta - sia chiaro - litigi, brontolii e porte sbattute non sono mancate ma rimaneva sempre il posto in cui tornare perché era CASA.
Oggi le nostre case sono silenziose, manca quella rete familiare rassicurante delle zie, gli zii, le cugine e i cugini, i nonni alla quale confidare chi si era.
C’è un senso di solitudine che a volte è persino sfiancante. Sì sfiancante.
Per carità non esistono solo storie tristi, e a volte persino quelle sono capaci di lieto fine, ma è complicato, questo posso dirlo certa di non dover essere contraddetta.
Tra un po’ ci affideremo all’ Educazione Sentimentale per trovare risposte, guarire ferite, capire come e cosa fare e per carità ben venga, sarà meglio questo che null’altro, ma da ciò che appare di supporto ne servirebbe uno a famiglia. Nessuna esclusa.
Quando incontro i genitori per i colloqui concludo sempre dicendo loro che sono ottimista: che cresceranno, cambieranno, si fortificheranno. E noi? Per noi è previsto un margine di miglioramento? Una maggiore capacità di comprendere, di ascoltare, di interpretare i silenzi?
Lo so, ci assolviamo dicendo che tutto sommato i nostri genitori non hanno dato peso ai nostri malumori, ai nostri amori finiti, alle nostre delusioni adolescenziali. Noi facevamo da soli.
Ma ciò era possibile, perché a prescindere da mamma e papà, vi erano altre figure di riferimento. Un mondo adulto oggi del tutto scomparso. Ciò che fa tremare i polsi non è la loro fragilità della quale abbiamo responsabilità piena, ma la nostra: padri che restano in silenzio perché non sanno che fare e cosa dire e madri che piuttosto scelgono di far finta di non vedere, che a volte è meglio.

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Mirella Carella

Diario di Classe

Biografia:

Nasce la collaborazione con la «Gazzetta» di Mirella Carella, che curerà la rubrica «Diario di classe», piccole e grandi storie quotidiane che nascono tra i banchi e nei cuori dei giovani. Mirella Carella, barese, ha lavorato nel mondo dell’arte partecipando a mostre in Italia e all’estero, alcune sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. Dal 2015 è docente di ruolo in Disegno e Storia dell’Arte.

Mirella Carella

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