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La mia aula tutta «rosa» e il bisogno di essere capite

 
Mirella Carella

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Mirella Carella

Scuola nel pallone, verità nel post-solleone

Ecco le storie e i sogni colorati di 18 giovani studentesse

Venerdì 10 Febbraio 2023, 09:21

Quest’anno, per la prima volta, insegno anche in una classe tutta al femminile. Diciotto giovani donne, tutte con capelli lunghi e mani curate. Persino l’aria in questa aula sa di donna, sa di talco e di fragranze agrumate.
Quando ci siamo conosciute, a settembre, sapevamo che ci avremmo messo poco a comprenderci. Sì, ci capiamo, utilizziamo lo stesso alfabeto e i nostri corpi parlano alla stessa maniera. Sappiamo riconoscere le nostre giornate storte, i nostri malumori, sappiamo interpretare i silenzi, e quando occorre sappiamo come lasciare spazio a tutte le parole necessarie.
Tra un’ora e l'altra di lezione, il suono della campanella segna l’inizio del racconto: mi parlano delle loro serate con gli amici, dei progetti e soprattutto degli amori, di quelli appena nati e turbolenti e di quelli felici e corrisposti.
In questa aula, insieme alle cartine geografiche e alla tavola periodica degli elementi, sulle pareti trovano spazio fogli colorati che sembrano pagine di diario. Uno in particolare svetta tra gli altri: Ivan ti amo. Per non dimenticarlo.
Sono diverse, ognuna usa un suo linguaggio per dichiararsi al mondo, e per ognuna di loro potrei raccontare un aneddoto, una frase.
È un mondo complesso quello delle mie giovani donne. Potrei raccontarvi di Lara, bellissima, con il suo fisico da modella, che sembra provare quasi soggezione per la sua bellezza, e lo si vede dal buffo modo di allungare le sue magliette corte, o potrei parlarvi di Maria con i suoi capelli multicolor che sembra una dichiarazione di intenti: sta dicendo al mondo che sa come essere ribelle, e di Fabiola, giunonica, che non ha certo timore di dire ciò che pensa. Oppure parlarvi di Claudia. Claudia è molto più alta di me, ha grandi occhi scuri e labbra carnose, e quando socchiudo gli occhi la immagino nei suoi leggins lucidi, di uno strano rosa shocking, che sembra pronta per una serata in discoteca. Ma è dolce Claudia, è dolce ed insicura, e riconosco il suo bisogno di approvazione o di conferma, da come abbassa il tono della voce per chiedermi se sta pensando la cosa giusta. Sì Claudia, è la cosa giusta.
E poi c’è Flavia, che siede di fronte a me, al primo banco, e mi parla senza mai guardarmi negli occhi per più di due secondi di fila, ma sorride quando mi parla, ed io lo so, lo vedo.
E potrei continuare l'elenco, per ognuna di loro, ma mi fermo qui per scelta, e per lasciare posto all’immaginazione.
L’universo femminile sa bene che in quest’aula troverebbe spazio ognuna di noi. Ma c’è una frase che mi aleggia nella testa da giorni. Quando siamo rientrati a scuola dalle vacanze di Natale, come sempre faccio, ho chiesto loro come fossero andate queste settimane di pausa, Valeria si alza, mi viene incontro, mi guarda con occhi perplessi e risponde: «Prof. meglio a scuola, a casa troppi pensieri…»
Troppi pensieri, l’ho ripetuto a me stessa per giorni, quella risposta aveva lasciato me senza essere capace di aggiungere nulla.
Io non conosco ciò che accade nelle loro case, ma so per certo che sono figlie di famiglie normali, esattamente come le nostre, e forse per questo mi ha turbato.
Ho pensato che mio figlio avrebbe potuto rispondere allo stesso modo.
Diciamolo pure, le nostre famiglie normali fanno acqua da tutte le parti, sono famiglie distratte, a volte troppo silenziose, a volte chiassose e urlanti.
Abitate da adulti complicati, da genitori inquieti o semplicemente irrisolti.
Adulti che spesso hanno disatteso alla capacità di essere adulti, non avendo mai scelto di diventarlo.
E i nostri ragazzi e le nostre ragazze, non smettono di ricordarcelo, di ricordarci che hanno bisogno di cura, nonostante si sentano già grandi, perchè si aspettano di trovarci lì dall’altra parte del bandolo della matassa, specialmente quando temono di averne perso il capo.
Figuriamoci, nessuno di noi ha la bacchetta magica, né facili soluzioni da proporre, ma proprio a scuola ho imparato, anzi sto imparando ogni giorno e grazie a loro, che è nell’esserci la sola risposta necessaria, alla loro incessante richiesta di attenzione e di cura.
E sfidando il rischio di divenire banalmente romantica, mi ostino a credere, che persino a scuola nelle poche o tante ore trascorse insieme, si possa fare la differenza, per convincerli, che si possa ancora imparare a divenire migliori, di come spesso abbiamo loro dimostrato di essere.

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Mirella Carella

Diario di Classe

Biografia:

Nasce la collaborazione con la «Gazzetta» di Mirella Carella, che curerà la rubrica «Diario di classe», piccole e grandi storie quotidiane che nascono tra i banchi e nei cuori dei giovani. Mirella Carella, barese, ha lavorato nel mondo dell’arte partecipando a mostre in Italia e all’estero, alcune sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. Dal 2015 è docente di ruolo in Disegno e Storia dell’Arte.

Mirella Carella

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