Buongiorno! Oggi, lunedì, puntuale ad arrivare, senza remissione dei peccati. A proposito di peccati, peccato che il Bari calcio non sia entrato in serie A.
Pazienza per i baresi, la vita continua come prima, anche perché se fosse stato diversamente, ci avrebbe cambiato la vita a tutti.
Pazienza davvero. Mia madre fosse stata ancora viva, avrebbe detto: «Sarà per la prossima volta, vedrai che con i concorsi interni ce la farà!».
«Va bene» avrei detto io, «ma quando?».
E lei mi avrebbe risposto: «Appena cominciano le belle giornate!».
Io la partita non l’ho vista, perché quando sono arrivato a Cagliari, mi hanno detto che era a Bari.
Comunque, ho saputo che in campo tutti rincorrevano il pallone come dei bambini in ricreazione e come fosse per giocare.
La mia riflessione è profonda nel sapere tutto questo.
Ho parlato col presidente de Laurentiis e mi ha promesso che in futuro darà un pallone per uno, così come non solo i guanti al portiere, bensì a tutti i calciatori.
Un guanto serve per proteggere, dicevano mio padre e zia Lina.
Prima un guanto serviva per sfidare a duello, oggi ci sono i duelli intelligenti e un pallone solo non basta.
I palloni sono tanti e si buttano un po’ come si fa con i percochi.
Bene, oltre questa notizia del Bari, c’è stata l’altra notizia.
Silvio Berlusconi ci ha lasciato.
Lui è stato un uomo che era già arrivato al settimo cielo. Da lunedi scorso è arrivato addirittura a toccare il cielo con un dito. È una prassi che, bene o male, toccheremo quasi tutti, anche se ci sono quelli che sono nati già morti.
Il Cavaliere è stato amato e odiato un po’ da tutti, come del resto più o meno ognuno di noi.
Quelli odiati sono i più prestigiosi, perché vengono invidiati da quelli che credono di essere amati.
L’altro giorno ho incontrato un tizio che mi ha detto: «Per me Silvio era come uno di famiglia, è come fosse morto uno di famiglia».
A me è venuto spontaneo rispondere: «Magari!».
La morte è prassi, comunque arrivi, prima o dopo.
Io sono felice di essere nato prima che in Italia arrivasse l’aborto.
L’umorismo è una salvezza, meno male che c’è!
Volete un esempio?
- Pasquale è morto!
- Come è morto?
- Pensa è morto di raffreddore…
- Beh vabbè… Quelle sono fesserie…!
Secondo le ricerche che ho fatto, anche il teatro può morire, nonostante alcune attrici, che siano sorelle o no, che dicono il teatro è vita!
Per fortuna c’è l’illusione artificiale pure per loro. Dove devono fuggire? Comunque la morte va rispettata.
Addirittura io sarei del parere che se muore un sordomuto, andrebbe fatto un minuto di fracasso generale.
Oggi con l’invenzione di Whats’App e dei vari sistemi per stare insieme, stiamo tutti morendo di solitudine.
Per esempio, essere presuntuoso è peccato mortale, per cui apri gli occhi che a chiuderli non ci vuole niente.
E come disse Totò: «La vita è un lampo e la morte è una cerniera lampo». Comunque, se proprio vogliamo usare rispetto e serietà, la vita per alcuni non è un regalo, ma è solo un prestito.
Per questo, per quello, per noi, per voi, per loro, per tempo determinato, buona vita!
E questo non l’ho detto io, ma l’ha detto la stampa.
Per rimanere in tema artificiale: ciao mondo.

Dal calcio a Berlusconi le notizie della settimana commentate con ironia dal comico barese
Lunedì 19 Giugno 2023, 10:04
10:05
Biografia:
Che ci fa Gianni Ciardo sulle pagine Gazzetta? È presto detto. Il noto comico di Bari ogni lunedì scrive sul nostro quotidiano i suoi pensieri in libertà. Ecco a voi le «Ciarderie» commenti semi seri su attualità, cultura e dintorni con la solita verve che contraddistingue l'attore che della baresità è il porta bandiera.
Gianni Ciardo
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