E tra pochi giorni anche il rito collettivo degli Esami di Stato sarà alle nostre spalle. E sarà per effetto dei lunghi elenchi a cui siamo stati abituati dai politici in perenne campagna elettorale, che mi accorgo di trovarmi sempre più spesso a stilarne anche io, scritti in fretta nella mia agenda ormai traboccante.
Ho riportato liste di opere d’arte affrontate durante l’anno, l’elenco delle Avanguardie Artistiche più menzionate dagli studenti, griglie di valutazione, tabelle di crediti e una infinità di inutili elenchi che so già non serviranno per alcun bilancio finale.
Ciò che invece varrà la pena conservare saranno i vostri sguardi, l’immagine di voi divenuti improvvisamente grandi, seduti in banchi troppo stretti davanti a fogli bianchi ancora tutti da scrivere, con al seguito dizionari rispolverati per l’occasione che sventolano per effetto del vento caldo da deserto del Sahara, come ogni benedetto anno. Ricorderò con il sorriso i santini nascosti nelle tasche dei jeans o degli zaini a cui affidarsi per la prova di matematica e qualche rosario da sgranare all’occorrenza in attesa di un’illuminazione dall’Alto.
Le camicie bianche che fanno subito giornata importante, indossate dai ragazzi per il temuto colloquio orale, i vostri sguardi di intesa tra compagni di classe e le nostre pause caffè per provare a sopportare l’insopportabile come le solite temperature tropicali durante le giornate d’esame.
Ancora mi mettono ansia le vostre gambe tremanti e le parole che a volte non sembrano scorrere come dovrebbero per la troppa ansia che diventa improvvisamente la mia.
Le lunghe e nervose passeggiare avanti e indietro nei corridoi dei vostri genitori che proprio non riescono a varcare la soglia dell’aula per assistere all’esame, o le teste di qualche mamma o papà più temerario che di tanto in tanto fanno capolino per assicurarsi che tutto stia andando per il meglio.
Sarà difficile dimenticare la partecipazione concitata delle fidanzatine costrette a fare da supporto nelle interminabili sessioni di ripasso degli infiniti programmi ministeriali, nelle notti prima dell’esame, che se avessero potuto avrebbero preso parte al colloquio.
E tra tutti i sorrisi a cui abbiamo assistito e partecipato con la vostra identica emozione, quella di Paolo, che ho visto sorridere poco in questi anni e che oggi finalmente si è lasciato andare ad un sorriso aperto ed uno sguardo pieno di speranza per il futuro.
È così ogni anno.
E nonostante non sia il primo, e spero neanche l’ultimo, non riesco proprio ad abituarmi a questo turbinio di emozioni che mi fa vivere ogni giorno come fosse il primo.
Come ho scritto più volte, ciò che sarà domani fuori da queste aule che per voi, o per tanti di voi, sono state casa, non potremo saperlo, ma resta la fiduciosa consapevolezza che il futuro è nelle vostre mani e che nonostante tutto e nonostante questo tempo incerto, il futuro sia lì ad aspettarvi.
Non so quanti di voi stiano varcando la soglia già pronti e maturi per il grande salto, ma di certo cambiati, trasformati per effetto del tempo e della conoscenza, del tempo dedicato alla lettura, alle mostre visitate insieme, al tempo dedicato agli approfondimenti, ai dibattiti, ai corsi di potenziamento e alla cura che abbiamo speso per ognuno di voi, nell’unico intento di accompagnarvi verso la vita.
A noi da oggi non resterà che assistere da lontano.
Seguite con me questi occhi sognare…-Lo scriveva Fabrizio De Andrè.
Buon viaggio ragazzi!