Fantasia e creatività per supportare la fatica da rientro: bisogna provarle in noi per poterle trasmettere nelle relazioni affettive e famigliari.
Innanzi tutto, allentare la tensione, mettere un confine al nostro senso del dovere e controbilanciarlo con il senso del piacere, del “bene stare”.
Il caldo non è ancora passato, e le richieste derivanti dagli impegni dell’anno “scolastico” e lavorativo in partenza si fanno pressanti. I tempi lenti e le giornate libere cominciano a ridursi e con queste anche il nostro umore può iniziare a calare senza accorgercene, influenzando le nostre relazioni. I primi ad essere coinvolti sono i figli che spesso non hanno la possibilità di scegliere e di esprimere i loro bisogni, ma che subiscono le nostre decisioni sull’organizzazione delle loro giornate in un clima emotivo che noi stessi direttamente o indirettamente contribuiamo a determinare nelle nostre abitazioni.
Non creare una congestione, accalcando la mente di impegni di casa, di scuola e famiglia, ma godersi il rientro morbido, attraverso piccole routine quotidiane che ci facciano riappropriare dei nostri spazi fisici e mentali.
È il momento di trovare un angolo di casa in cui sorseggiare una tisana, di preparare una colazione in tranquillità proprio come fossimo ancora in vacanza, di salutare i negozianti del vicinato al nostro rientro, dedicando tempo a raccontare qualcosa di noi e ad ascoltarli.
Prendersi del tempo, aiuta a risparmiarlo. Perché migliorando il nostro stato psico emotivo, accediamo ad una condizione interiore di positività e di serenità, con cui è più facile affrontare anche i programmi e le incombenze. Senza dimenticare però che la vacanza è uno stile di vita anche mentale, che possiamo riprodurre e riproporci attraverso la capacità di scegliere come stare, introducendo piccole variazioni sul tema: un riposino in più, un servizio in meno, un divertimento a inizio giornata, una pausa caffè o mentale, programmare un incontro inaspettato.
Aiuteremo così anche i nostri famigliari, soprattutto i bambini e i giovani a riprendere con serenità l’inizio del loro impegno scolastico. Si tratta infatti di equilibrare la fatica con il piacere di vivere e di stare al mondo trovando un senso e un significato più ampio del rendimento scolastico. Consiste nella bellezza derivante dagli affetti, dall’amore che essi avvertono dei propri cari, dei genitori, degli amici e che essi imparano a ricambiare a loro volta. Un senso di vivere che inizia a formare la loro delicata e preziosa identità.
Soprattutto possiamo essere un esempio di adulti che, impegnati ad un livello diverso dell’età evolutiva, sanno prendersi cura di sé e dei propri bisogni senza trascurare i propri doveri, anzi proprio per forza di questo equilibrio, li realizzano con maggiore determinazione.
Quale nuovo scenario potrebbe dare un nuovo inizio a questa ripresa?