BARI - Se il governo italiano penalizza, la comunità internazionale apprezza. Il paradosso della valutazione delle università statali esce allo scoperto con i risultati ottenuti dal Politecnico di Bari.
Nella classifica mondiale degli enti di ricerca di Scimago, la più autorevole a livello globale, l’ateneo è al primo posto tra le 67 accademie pubbliche italiane per la qualità dei lavori scientifici prodotti, staccando tutte le altre, da Milano a Palermo comprese le sedi blasonate come Bologna, Padova e Roma la Sapienza. Soprattutto, il Politecnico barese offusca le concorrenti più dirette, i politecnici di Torino e Milano nei vari settori dell’architettura e dell’ingegneria.
«Eppure continuiamo a subire i tagli ai finanziamenti dello Stato - commenta il rettore Nicola Costantino - che in base ai suoi criteri di valutazione ha decretato che non siamo un’istituzione virtuosa». Nell’ultimo riparto del fondo di funzionamento ordinario, il budget che viene stanziato dal ministero dell’Università, l’ateneo tecnico barese ha ricevuto poco più di 39 milioni e 630mila euro, con un taglio di 2 milioni e 180mila euro rispetto all’anno precedente, compresa una penalizzazione ulteriore di 600mila euro, rispetto alla media nazionale.
Al contrario, la classifica Scimago institutions ranking (Sir) evidenzia che su 3.042 enti di ricerca considerati nei cinque continenti, il Politecnico è al 642° posto, il 25° in Italia, ma il migliore tra gli atenei statali. Prima dell’ateneo barese, infatti, ci sono una serie di istituti di ricerca medica e ospedali, mentre tra le istituzioni di alta formazione c’è l’Università Vita Salute San Raffaele di Milano, all’ottavo posto tra le italiane (ma è privata) la scuola di Studi superiori Sant’anna di Pisa (pubblica, ma a statuto speciale e quindi non paragonabile al Politecnico) al 23° posto e la Bocconi di Milano al 24°, anch’essa privata.
Nella valutazione, Shimago ha tenuto conto dell’autorevolezza delle riviste scientifiche sulle quali le ricerche delle oltre 3mila istituzioni sono state pubblicate, in riferimento al periodo 2005-2009 e del numero di citazioni che di questi articoli sono state fatte su altri articoli. Un riconoscimento che il Politecnico mette in rapporto alla valutazione del governo nazionale. Il finanziamento del sistema universitario, vale la pena ricordarlo, si riduce di anno in anno dal 2008 e il taglio si aggrava o si riduce per i singoli atenei, come accaduto al Politecnico, in base alla valutazione del ministero.
«Adesso apprendiamo da un’istituzione terza che il lavoro dei nostri ricercatori è più apprezzato di quelle università che sono abbondantemente finanziate - commenta Costantino - e forse sarebbe ora di mettere in discussione alcuni criteri di giudizio del nostro ministero, come il numero di esami superati ogni anno dagli studenti, che di certo non invoglia alla meritocrazia e il tasso di occupazione dei laureati, finora ignorato».
Proprio il divario tra il Nord e il Sud, adesso, diventa un elemento di rivalutazione per tutti i ragazzi che, dopo il diploma delle scuole superiori, emigrano per iscriversi ad università settentrionali. Secondo Svimez, l’associazione che elabora studi sul Mezzogiorno, sono stati 24mila nel 2008.
Ancora due dati. Recentemente sono stati consegnati due riconoscimenti internazionali ad altrettanti docenti del Politecnico: al professor Mario Savino, il prestigioso premio Career excellence award; al ricercatore Marco Liserre, l’Anthony J. Hornfeck service award.