TARANTO - È stato rimosso dopo un paio d’ore il blocco della statale Taranto-Bari in corrispondenza dello stabilimento ex Ilva da parte di un centinaio di lavoratori e rappresentanti sindacali. La decisione, spiegano le sigle metalmeccaniche, è stata assunta dopo la convocazione di un incontro in Prefettura. A quanto si è appreso, al termine del consiglio di fabbrica che era stato organizzato da Fiom, Uilm e Usb, alcuni lavoratori hanno cercato di entrare nella direzione e ci sono stati scontri con alcuni vigilanti. Dopo momenti di tensione la situazione è tornata sotto controllo e i manifestanti hanno occupato temporaneamente la statale. La mobilitazione è stata decisa in quanto i sindacati si oppongono all’ipotesi del prestito-ponte e del mantenimento dell’attuale governance, ritenendo la gestione del socio privato Arcelor Mittal «fallimentare».
«La nostra idea è di organizzare entro il 10-11 gennaio una manifestazione unitaria dei lavoratori dello stabilimento siderurgico di Taranto, diretti e dell’indotto, a Roma, sotto Palazzo Chigi. Per il 28 dicembre convocheremo invece un incontro con gli enti locali, a cui chiederemo di unirsi a noi per la prossima mobilitazione». Lo riferisce all’ANSA Francesco Brigati, segretario della Fiom Cgil di Taranto dopo l’incontro dei sindacati con il Prefetto Demetrio Martino, che ha fatto seguito al consiglio di fabbrica di questa mattina e al successivo blocco della statale Appia, in corrispondenza della direzione dello stabilimento, durato un paio d’ore. «Al prefetto - aggiunge Brigati - abbiamo ribadito che per noi non è possibile che il Governo stanzi dei fondi ad ArcelorMittal, che ha portato lo stabilimento in uno stato comatoso. È l’ora di prendere una decisione, abbiamo bisogno del cambio della governance e per rilanciare questo stabilimento dal punto di vista produttivo, ambientale e occupazionale, necessita l'intervento pubblico».
Quanto agli scontri con alcuni addetti alla sicurezza dell’ex Ilva, Brigati spiega che «dopo il consiglio di fabbrica, in corrispondenza della cancellata nei pressi della salita che conduce alla portineria della direzione, i vigilanti ci hanno visti tutti insieme e non ci volevano far passare, pensando chissà a cosa dovessimo fare. Abbiamo chiesto di passare per uscire perché intendevamo spostare la protesta sulla statale e in quei momenti concitati c'è stata una colluttazione con la vigilanza esterna e interna». Nel caos generale Francesco Rizzo dell’Esecutivo Usb sarebbe stato strattonato contro il cancello per poi cadere per terra. Il sindacalista ha avuto un malore ed è stato trasportato in ospedale con l’ambulanza per accertamenti.
Il blocco della Statale 7
Tensione altissima al consiglio di fabbrica dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto organizzato da Fiom, Uilm e Usb per fare il punto sulla vertenza. Alcune decine di lavoratori hanno occupato la statale 7 in corrispondenza della direzione aziendale.
Ci sono stati scontri tra vigilanti e lavoratori che hanno coinvolto anche rappresentanti sindacali con il lancio di fumogeni, urla e spintoni. Durante il parapiglla Francesco Rizzo dell’esecutivo confederale Usb è caduto per terra, riportando traumi alle costole. Il sindacalista ha poi accusato un malore ed è stato portato in ospedale.
Ex Ilva: De Palma (Fiom), Meloni intervenga per fermare tensioni
«Il comportamento della proprietà e della direzione aziendale e la mancanza di un ruolo di garanzia del Governo sta determinando una escalation di tensioni, come sta accadendo oggi a Taranto, di cui il management aziendale si sta assumendo consapevolmente la responsabilità». Lo afferma in una nota Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil.
«Visto l’immobilismo - aggiunge - del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, sordo alle richieste unitarie di un incontro di Fim, Fiom, Uilm, ritengo necessario l’intervento diretto della Presidente del Consiglio per impedire la messa in discussione della capacità industriale di Acciaierie d’Italia e la crescita di tensione, in un contesto già molto difficile, e per provvedere alla salvaguardia della salute, dell’ambiente e dell’occupazione». Secondo De Palma «è quindi indispensabile che lo Stato acquisisca immediatamente il controllo del pacchetto di maggioranza di Acciaierie d’Italia anticipando la scadenza del 2024».
Le parole di Turco
«È inimmaginabile che il Governo taccia e perda tempo, alimentando un conflitto sociale di per sé esacerbato dalla condizione che, quotidianamente, vive ogni lavoratore legato all’attività dell’industria. Come vicepresidente del MoVimento 5 Stelle ci tengo a esprimere la massima solidarietà ai lavoratori, con particolare riferimento a Francesco Rizzo del sindacato USB, che per quanto apprendiamo dalle fonti giornalistiche ha accusato un malore dopo i tafferugli» avvenuti al termine del Consiglio di fabbrica dei lavoratori dell’ex Ilva. Lo afferma il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5S. "Confermiamo - aggiunge - la vicinanza e il sostegno a tutti i lavoratori coinvolti in questa assurda vicenda che, insieme ai cittadini di Taranto, costituiscono la parte più fragile della vertenza. Noi non ci dimentichiamo e mai ci dimenticheremo di chi ogni giorno fa a pugni con la realtà per portare il pane a casa e per tutelare la propria salute e quella degli altri».
L'appello di Melucci: intervenga il governo
«Le notizie che ci arrivano, a margine del consiglio di fabbrica odierno, tratteggiano una situazione dell’ex Ilva non più sostenibile. Siamo solidali con i lavoratori, siamo solidali con l’amico Franco Rizzo dell’Usb vittima di un’azione violenta all’esterno dell’azienda. È inaccettabile che la grande industria non coltivi alcuna relazione con la comunità e, anzi, opponga pesanti barriere al dialogo». Lo afferma il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci commentando i disordini avvenuti a margine del consiglio di fabbrica di Acciaierie d’Italia convocato dai sindacati Fiom, Uilm e Usb. «Mai come in questo frangente - aggiunge - l'intervento del Governo è urgente e necessario per disinnescare un’autentica polveriera sociale, incomprensibile in un periodo storico peraltro segnato da una pesante crisi economica generale. Noi chiediamo insistentemente - osserva il primo cittadino - che si avvii il percorso dell’accordo di programma, che tenga insieme tutte le ragioni, soprattutto per scongiurare scontri che lasciano solo macerie».
I sindacati
«Questa mattina, al termine del consiglio di fabbrica di Acciaierie d’Italia indetto da Usb, Fiom e Uilm i vigilantes dell’ex Ilva sono intervenuti duramente contro i rappresentanti sindacali e i lavoratori che stavano per dare vita a un presidio sulla statale Appia». Lo sottolinea l'Usb nazionale riferendosi ai disordini avvenuti questa mattina a margine del consiglio di fabbrica convocato dai tre sindacati per fare il punto sulla vertenza. Francesco Rizzo, coordinatore di Usb Taranto e membro dell’Esecutivo confederale Usb, è "rimasto coinvolto nel parapiglia - spiega lo stesso sindacato - ed è caduto a terra, riportando sospette lesioni alle costole. Rizzo è stato poi colto da un malore, che ne ha reso necessario il ricovero in ospedale, dove attualmente si trova in osservazione». L'Unione sindacale di base «esprime vicinanza e solidarietà a Rizzo, e denuncia per l’ennesima volta l’atteggiamento arrogante e violento di ArcelorMittal, la multinazionale indiana che mantiene di fatto il controllo dell’impianto di Taranto nonostante l’apporto cospicuo di fondi pubblici per la creazione di Acciaierie d’Italia». L'Usb «biasima con forza - si aggiunge - l’intenzione del governo Meloni di prolungare ancora l’agonia di un impianto e di un’intera città con la concessione di un prestito ponte di 700 milioni ad ArcelorMittal, e richiama Palazzo Chigi e il ministro Urso sia al dovere di difendere i lavoratori e il patrimonio industriale italiani sottraendoli alla rapacità dei predatori senza frontiere, che alla necessità di tutelare il territorio». L'organizzazione sindacale chiama infine «alla mobilitazione i lavoratori e i cittadini» precisando che «annuncerà a breve le iniziative che ci liberino una volta per tutte di ArcelorMittal e dell’ad Lucia Morselli».
«La richiesta che lo Stato assuma la maggioranza delle quote della società Acciaierie d’Italia, riequilibrando la governance resta oramai l’unica via praticabile come da noi richiesto più volte nella complicatissima vicenda di Acciaierie d’Italia». Lo sottolinea Valerio D’Alò, responsabile nazionale Siderurgia della Fim Cisl, sindacato che non ha partecipato oggi al Consiglio di fabbrica organizzato da Fiom, Uilm e Usb per fare il punto sulla vertenza, al termine del quale ci sono stati scontri tra delegati sindacali e addetti alla sicurezza dello stabilimento. "Non riteniamo assolutamente utile da parte di nessuno, azienda in primis, il perpetrare - aggiunge D’Alò - di atti che inaspriscono le relazioni e di fatto non danno nessuna segno di svolta alla vertenza. Il continuo rinvio dell’assemblea dei soci non è un segnale positivo, soprattutto nell’ottica di assunzione di maggiore responsabilità da parte dello Stato e dell’azienda». "Eventuali iniziative di mobilitazione unitarie - conclude il sindacalista - ci vedranno coinvolti ed andranno programmate insieme con parole d’ordine chiare e condivise».
«Abbiamo appreso a mezzo stampa che il governo sta decidendo di inserire nel prossimo decreto per l'ex Ilva l’erogazione di un prestito ponte di 650-680 milioni di euro per sanare le difficoltà di liquidità finanziaria della società. Tale decisione non è coerente con quanto dichiarato in sede ministeriale in cui si sosteneva le necessità di un cambio della governance attraverso un aumento di capitale per il passaggio in maggioranza di Invitalia». Lo affermano le segreterie Fiom, Uilm e Usb di Taranto dopo il consiglio di fabbrica di Acciaierie d’Italia che si è svolto oggi per fare il punto sulla vertenza. «Riteniamo del tutto sbagliato - aggiungono - concedere finanziamenti pubblici senza indicare un percorso chiaro di quello che dovrebbe essere il futuro occupazionale e ambientale di Taranto e che inevitabilmente potrebbe avere pesanti ripercussioni per il tessuto produttivo e sociale di Taranto. Bisogna evitare un dramma occupazionale che riguarderebbe 20000 lavoratori e il futuro di una intera comunità qualora il finanziamento pubblico fosse destinato alla gestione unilaterale di ArcelorMittal». Le organizzazioni sindacali annunciano che «chiederanno al sindaco di Taranto, al presidente della provincia, a tutti i sindaci dell’area ionica e al Presidente della Regione Puglia una convocazione, presso la sede della Provincia di Taranto, per il prossimo 28 dicembre (dato l’ennesimo rinvio dell’assemblea dei soci al 29 dicembre). In quella sede la nostra volontà è di decidere una giornata di mobilitazione entro il 13 gennaio 2023 durante la quale ci presenteremo insieme alle istituzioni che decideranno di esserci, a tutti i lavoratori sociali, di Ilva in As, e degli appalti, presso la sede di Palazzo Chigi a Roma». Con l'iniziativa di mobilitazione intendono «rivendicare una giusta transizione ecologica che può avvenire esclusivamente attraverso il cambio della governance con l’ingresso in maggioranza pubblica».
Il commento di Stellato
«Solidarietà ai lavoratori ex Ilva, impegnati in queste ore in una dura vertenza, trascesa anche in momenti di disordine, all’interno della fabbrica. Esprimo la mia vicinanza a Francesco Rizzo del sindacato Usb, che ho raggiunto in ospedale dove si trova per le cure, a seguito di un malore durante gli scontri, per constatare personalmente le sue condizioni». Lo dichiara Massimiliano Stellato, consigliere regionale di Italia viva. «La tensione dentro la fabbrica, ha raggiunto livelli altissimi e rischia di esplodere senza un intervento tempestivo del Governo, che dia prospettive reali e strutturali ai lavoratori ed alle loro famiglie - prosegue Stellato -. Le soluzioni prospettate in queste ore, unite all’attesa ormai insostenibile, hanno avuto l’effetto di inasprire la protesta, prodotto tensioni sociali e scontri».