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Taranto, l'appello per i lavori in Piazza Castello: «Salvate le chianche prima che le rubino»

Taranto, l'appello per i lavori in Piazza Castello: «Salvate le chianche prima che le rubino»

 
FABIO VENERE

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FABIO VENERE

Taranto, l'appello per i lavori in Piazza Castello: «Salvate le chianche prima che le rubino»

La pavimentazione è accatastata in seguito agli interventi di Acquedotto pugliese

Domenica 26 Ottobre 2025, 13:47

«Mettete in un luogo sicuro quelle chianche, prima che le rubino». L’allarme è lanciato da Nello De Gregorio, presidente dell’associazione “Nobilissima Taranto”.

Ma a cosa si riferisce? I lavori in corso per il convogliamento delle acque pluviali da parte di Aqp, in realtà, hanno fatto tornare d’attualità il restyling di piazza Castello. Già, ma esattamente per quale motivo? Lo spiega alla Gazzetta, proprio l’esperto operatore culturale tarantino.

In particolare, De Gregorio fa esplicito riferimento al fatto che, da diversi giorni ormai, sono accatastate, in seguito agli interventi di Acquedotto pugliese, «numerose chianche, prevalentemente laviche, che un tempo costituivano la pavimentazione storica di cui il progetto di restyling di piazza Castello si occuperà. Un progetto che – ricorda ancora De Gregorio - ridisegnerà l’intera zona, compresa l’area archeologica».

Il presidente di “Nobilissima Taranto”, sul punto, non ha mai fatto alcun mistero sul fatto che, secondo lui ovviamente, la proposta tecnica approvata «ha diverse luci e qualche ombra, come quella rappresentata dalle discutibili fontanelle previste davanti all’ingresso di Palazzo di Città che – aggiunge Nello De Gregorio - spero davvero possano essere riviste in corso d’opera. Tra le varie luci, invece, merita sicuramente attenzione il ripristino, la riemersione e valorizzazione dell’antico basolato, almeno stando a quanto viene esplicitato nella relazione che accompagna il progetto esecutivo». Che in effetti, a proposito delle pavimentazioni storiche, assicura «la volontà di un loro recupero e ricollocamento nell’eventualità – si riporta testualmente dalla stessa relazione - dovessero essere rinvenute durante i lavori per la riqualificazione della piazza. Se durante le demolizioni delle attuali pavimentazioni, infatti, dovessero essere ritrovate delle porzioni di basolato storico, verranno recuperate e ricollocate in loco integrandole – si riporta ancora - con la pavimentazione prevista dal progetto in linea, oltretutto, con il previsto intervento di recupero dei basolati di via Duomo e via di Mezzo. In particolare, tutti i basoli rinvenuti nel corso della rimozione dell’asfalto saranno rimessi in opera, all’interno di un assetto figurativo appositamente studiato e concordato con la Soprintendenza e saranno pertanto numerati prima della rimozione e conservati in un’apposita area». Sin qui, un passaggio importante della relazione allegata al progetto esecutivo del restyling di piazza Castello. De Gregorio, però, sul punto, commenta così: «Non ho idea se il progettista sia consapevole di quanto possa essere effettivamente estesa l’area, al di sotto della quale insistono tratti di pavimentazioni storiche. Mi auguro che, in corso d’opera, questo non comporti interventi di variante al progetto».

E allora, che fare? «Al momento – risponde l’operatore culturale tarantino - la cosa che mi preme sottolineare è che, ancor prima dell’avvio del progetto stesso, c’è la necessità della conservazione in un’area sicura di tutte quelle basole che sono state accatastate nei giorni scorsi durante i lavori dell’Aqp e che si trovano lungo il tratto prospiciente Palazzo Di Stani, sperando che siano state comunque catalogate e numerate. Cosa si aspetta? Perché – si chiede Di Gregorio - correre il rischio che possano essere rubate?».

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