In Puglia e Basilicata
Arcelor Mittal
05 Giugno 2020
Redazione online
TARANTO - Momenti di tensione davanti la portineria A dello stabilimento siderurgico di Taranto di Arcelor Mittal: alcuni operai non accettano la decisione dell'azienda di mettere in cassa integrazione oltre 8mila lavoratori.
IL COMMENTO DI BARBARA LEZZI - «Per Ex-Ilva la strada giusta è quella tracciata dal ministro Patuanelli. Arcelor Mittal chiede la cassa integrazione per oltre 8.000 operai. È inaccettabile, pur comprendendo le difficoltà non può essere tollerata l’ennesima marcia indietro di questa multinazionale che tradisce costantemente gli impegni che assume con gli operai, la città di Taranto e il Governo. È ormai evidente che sta tentando di prendere in giro tutti cambiando di continuo le carte in gioco. Come dice Patuanelli, è giusto che paghi la penale e lasci gli stabilimenti che devono tornare nelle mani dello Stato per affrontare una volte per tutte la situazione da tutti i punti di vista: occupazione e salute pubblica». Lo scrive su Fb la senatrice M5S Barbara Lezzi.
«A me, francamente, risulta incomprensibile la posizione di Gualtieri che preferirebbe trattenere Arcelor pur sapendo che questo comporterebbe esborsi a carico dello Stato per poi ottenere una morte graduale del polo siderurgico. Con tutto il disastro ambientale che ne deriverebbe. Perché dovremmo, noi tutti cittadini italiani, erogare soldi ad Arcelor che in meno di due anni ha cambiato idea e programmi già troppe volte. Non ci sono le condizioni basilari di credibilità per esporre gli italiani a questo costo. Ma nell’ottica di una rinnovata strategia industriale, è corretto che lo Stato si riappropri della fabbrica, faccia gli interventi necessari usando i fondi europei che potranno essere a disposizione dell’Italia a patto, come ha affermato il commissario europeo per il clima, Timmermans, sia prevista la transizione ad idrogeno», conclude.
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