È iniziato anche a Bari lo sciopero generale nazionale in sostegno al popolo palestinese, proclamato dai sindacati di base, che è accompagnato da un corteo partito dal molo San Nicola, nel centro di Bari, al quale partecipa anche il sindaco Leccese. Con lo slogan 'Blocchiamo tutto, scendiamo in piazza per la Palestina contro il genocidio', la manifestazione passa simbolicamente davanti al consolato di Israele per poi proseguire fino all’Estramurale Capruzzi. Sono 24 le ore di sciopero proclamate, che coinvolgono sia il settore pubblico sia quello privato, compresi i servizi pubblici essenziali.
«Soprattutto Bari continua a far sentire la propria voce, sono mesi in cui la città a tutti i livelli ha fatto la scelta di essere accanto al popolo palestinese e di essere contro il genocidio». Lo ha detto il sindaco di Bari, Vito Leccese, a margine del corteo per Gaza organizzato dai sindacati di base. «Ci sono le Donne in nero - ha aggiunto - che settimanalmente, da due anni, manifestano chiedendo a gran voce lo stop al genocidio. Oggi c'è questa bellissima manifestazione, con tanti giovani che rappresentano la speranza». «Non c'è speranza senza pace e non c'è pace senza speranza - ha detto Leccese -. Speravo in un’adesione così massiccia, l’amministrazione comunale ha interpretato i sentimenti della comunità barese che oggi si esprimono con la presenza di tanti cittadini».
«Assassini», «vergogna», «Israele fascista, Stato terrorista». Con questi slogan il corteo organizzato a Bari dai sindacati di base - circa duemila persone secondo gli organizzatori - è giunto davanti al consolato di Israele dove è schierata la polizia in assetto anti sommossa. La strada è sbarrata da alcuni mezzi delle forse di polizia, i manifestanti sono fermi e urlano «assassini».
Fra loro moltissimi giovani, alcuni indossano la kefiah, sono moltissime anche le bandiere della Palestina issate e i fumogeni. «Siamo tutti antifascisti», gridano i manifestanti. Il corteo si sta muovendo, per proseguire il suo percorso autorizzato.
«Siamo stati i primi a proclamare lo sciopero generale - spiega Francesco Laterza, di Usb Puglia -. È la prima volta da anni che accade per motivi strettamente politici». Alla mobilitazione si uniscono anche Cobas, Sbg e Cub. «Manifestiamo per fermare il genocidio del popolo palestinese - prosegue - e in sostegno alla nave Flotilla sulla quale si trova anche un nostro delegato sindacale» «Ma - spiega - ci sono anche ragioni lavorative, perché siamo contrari all’economia di guerra sostenuta dal governo, sarebbe necessario pensare a serie politiche del lavoro, alla sicurezza e ai salari».
Altre manifestazioni, in Puglia, sono previste a Taranto (presidio in piazza della Vittoria) e a Lecce (presidio in piazza Sant'Oronzo).
PRESIDIO ANCHE IN BASILICATA
Alcune centinaia di persone - tra le quali molti studenti - stanno partecipando a un corteo 'pro Palestinà per le vie di Potenza. La manifestazione, partita nei pressi del rione Santa Maria, dove si sono radunati gli studenti delle scuole superiori, terminerà nel centro storico del capoluogo. In Basilicata lo sciopero generale per Gaza - secondo quanto si è appreso - non ha creato particolari disagi al trasporto pubblico.
Il corteo di Potenza «non è solo - hanno spiegato i promotori - contro il genocidio del popolo palestinese e per difendere una operazione umanitaria e rompere l’assedio di Gaza, ma è anche ècontro la guerra e l’enorme aumento delle spese militari». A Matera, invece, una manifestazione si terrà nel pomeriggio, con il presidio in piazza Vittorio Veneto.
Il capogruppo del Pd nel Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza, in una nota, ha sottolineato che «monsignor Ciro Fanelli, vescovo di Melfi, intervenuto alla Festa de L’Unità di sabato scorso a Melfi, e monsignor Davide Carbonaro (arcivescovo di Potenza), nell’omelia della celebrazione del Santissimo Crocifisso a Brienza, hanno pronunciato parole intense e forti su quanto sta accadendo. La bella partecipazione alle manifestazioni di Potenza e Matera, promosse venerdì dalla Cgil in occasione dello sciopero, così come le iniziative odierne, testimoniano l’attenzione crescente e la sensibilità delle comunità al tema della pace».
Per il dirigente dem, «è un segnale importante che si affianca alla decisione di alcuni Governi di riconoscere lo Stato palestinese. Ci aspettiamo che lo faccia anche l’Italia. Se non ci sarà una presa di posizione chiara, netta e condivisa dal nostro Paese, dal mondo intero e dalle Nazioni Unite, il rischio non sarà quello di due popoli e due Stati, ma di due popoli, un solo Stato e un genocidio che continua. Oggi in tutta Italia si porta in piazza un messaggio di pace, anche grazie agli studenti che si stanno mobilitando per una giusta causa. Non si può ignorare l’impegno delle nuove generazioni, che chiedono con forza dialogo e futuro. Non si possono tradire i loro ideali di un mondo fondato sulla giustizia e sulla convivenza pacifica», ha concluso Lacorazza.
LE IMMAGINI DA LECCE
La manifestazione, che coinvolge studenti e lavoratori, è partita da Piazza S.Oronzo
L'URLO DA TARANTO: «BLOCCHIAMO TUTTO»
La bandiera della Palestina ha sventolato in piazza della Vittoria, a Taranto, insieme a cortei in oltre 60 città italiane. «Blocchiamo tutto": questo lo slogan che ha accompagnato la manifestazione organizzata dai sindacati di base, tra solidarietà al popolo palestinese e denuncia delle "scelte scellerate del governo israeliano e dell’atteggiamento complice di quello italiano». Prima un corteo con striscioni, slogan e bandiere, poi il presidio in piazza della Vittoria e l'intervento degli attivisti. Alla mobilitazione hanno partecipato studenti delle scuole Calò, Aristosseno e Salvemini, universitari, lavoratrici e lavoratori in sciopero.
«Oggi sciopero generale dei settori pubblico e privato. Da decenni, lavoratrici e lavoratori non scendevano in piazza per una causa umanitaria, per solidarietà», ha dichiarato Francesco Marchese dell’Usb Taranto. «Oggi - ha aggiunto - diamo questa risposta importante in tantissime città, perché il popolo italiano sente il bisogno di reagire di fronte a questo grande orrore».