LUCERA - «Il fascino delle strane presenze, da sempre incuriosisce l’uomo che, con un evidente stato di paradosso, cerca segni tangibili dell’ineffabile. E nella nostra Penisola tante sono le storie di fantasmi o presunti tali, che popolano borghi, manieri e antichi castelli; tra queste ce n’è una che merita di essere raccontata innanzitutto per l’ambientazione davvero suggestiva. Siamo nel Casentino e precisamente nel castello di Poppi, è qui che succedono cose a dir poco strane. Una leggenda popolare racconta infatti di una donna che si aggira nelle notti di luna piena sul camminamento della fortezza e si affaccia dalla merlatura della principale torre del castello detta “dei Diavoli”, facendo avvertire la sua inquietante presenza». La penna è della foggiana storica dell'arte Francesca Di Gioia, che oggi ha presentato a Lucera il suo libro «Riposate in Pace» (qui sotto la copertina), che è una raccolta di racconti tratti dalle pagine del blog «Profeti e Sibille», ospitato dalla versione web della testata giornalistica «Il Mattino di Foggia».
L'autrice Di Gioia è stata ospite del settimo appuntamento di «Talkabout», la rassegna promossa dal cross contamination hub (centro di connessione tra reti, organizzazioni e individui) Talent House nell'ambito del ciclo «Europa-Mediterraneo». Nell'incontro moderato dal giornalista Maurizio Tardio sono emerse le riflessioni o semplici approfondimenti storici di Di Gioia, che hanno popolato le righe dell’almanacco telematico. I primi tre racconti, pubblicati in una nuova veste editoriale, a cui se ne aggiungono altri due, nati per omaggiare i recenti amori della scrittrice: la Ciociaria e Venezia. Quest’ultima «approdo ineguagliato di pensieri, di sentimenti e di me» dichiara l’autrice, a cui va indirizzata, in modo indiretto, anche la dedica che apre il libro. Il volume, infatti, nasce dal fatto che a Venezia, dove la già docente universitaria di Storia dell'Arte Moderna ha abitato per diversi anni, aveva pensato di concludere questa sorta di sequenza con una storia inedita. Il libro è infatti dedicato ad Elena, il fantasma del Campiello del Remer, che ha vissuto in un ambiente come quello di Venezia che è misterico per eccellenza.
Matelda, Olimpia, Emilia, Costanza e soprattutto Elena, «sono tutte donne che prima di essere "fantasmesse", hanno vissuto in luoghi bellissimi e pieni di storia» spiega Francesca Di Gioia nella sua opera letteraria. Un amore quello per le «fantasmesse» come le definisce l’autrice coniando un termine politically correct, nasce accidentalmente da un qualche episodio accadutole ma anche per il gusto di scrivere di luoghi affascinanti dalle atmosfere fiabesche che si coniugano a storie di donne fameliche e ammaliatrici. Le biografie di queste ultime, raccontano di un sentimento sfrenato, talvolta vera e propria, bramosia di sesso o di danaro, di amanti tontoloni e di gelosi consorti. A fare da sfondo a queste vicende truculente ci sono dei castelli incantati come quello di Poppi nel Casentino, dimora prescelta dai blasonati Conti Guidi, sul quale modello fu costruito persino Palazzo Vecchio a Firenze, o - per rimanere in tema di alto lignaggio – la rocca medievale di Montefiore Conca appannaggio dei Malatesta che vede addirittura lo svolgersi di due storie davvero paurose.