TURI - Ada e Mimmo. Due genitori annichiliti dal dolore. Eppure, nella chiesa madre di Turi la presenza di Fabiana Chiarappa aleggia ovunque. Nelle parole delicate e piene di garbo dell’arciprete, don Luciano Rotolo, come in quelle di amici e colleghi nel loro ricordo al termine della messa in onore della 32enne soccorritrice la cui vita è stata tragicamente spezzata la sera del 3 aprile scorso.
Una chiesa stracolma non solo di persone giunte da ogni dove ma nella quale una luce soffusa di affetto stringe i due poveri genitori affranti. A testimoniare la partecipazione della comunità turese c’è il sindaco Giuseppe De Tomaso, seduto in terza fila, in rispettoso silenzio perché non ci sono più parole da proferire in questa circostanza.
A dare l’estremo saluto a Fabiana ci sono tutti i suoi colleghi di lavoro, medici, soccorritori e autisti del 118 di tutti i Comuni del circondario. Sono donne e uomini che l’abitudine a soccorrere chi soffre ha reso forti ma che sembrano anch’essi colti da un momento di fragilità e insieme dicano: noi siamo qui accanto a Fabiana.
“Una ragazza impegnata, come soccorritrice nel 118 – dice l’arciprete nella sua omelia – che richiede non solo competenze ma anche predisposizione interiore, accostarsi alle persone che soffrono con garbo, sorriso, professionalità”. “Era una ragazza innamorata della vita, piena di energia e vitalità, un vulcano sempre attivo, una donna di sport che militava in serie A del campionato di rugby”, le parole di don Luciano anch’egli attonito. Una combattente, Fabiana, nella professione e nella vita. Ed è per questo che nessuno accetta l’idea che abbia perso la battaglia della sua vita.
Gli occhi sono lucidi. Una ragazza non riuscirà a trattenere le lacrime per l’intera durata della messa, appoggiata ad una cancellata in ferro che separa da un altare. I fazzoletti intrisi di lacrime sono emblema dell’affetto che la comunità riserva a Fabiana, unito alla impossibilità di fornire una spiegazione. In questa chiesa si celebra il dolore all’interno di un altro dolore. “Perfino Gesù piange quando Marta, sorella di Lazzaro, lo rimprovera per non aver fatto niente per salvarlo, nonostante fosse molto amico di Cristo”. Le parole di Paolo Tundo, consigliere comunale con delega alla sanità: “ho lavorato in ospedale per lunghi anni, so cosa significa fare il soccorritore, ho conosciuto Fabiana. Sono persone con una grande ricchezza umana e con grandi sentimenti”. Un collega del 118: “non avremo più gli interventi di soccorso con Fabiana, i ricambi al volo, i tuoi messaggi, le chiacchierate sulle partite di rugby e gli interventi più assurdi del 118, non ci sei più”.