BARI - Il movimento politico Sud al Centro, sciolto ad aprile dopo l’arresto del suo fondatore Sandrino Cataldo, sta per ripartire con «tutti i consiglieri e amministratori che negli anni passati» sono stati eletti. L’annuncio è arrivato da Vito Antonio Labianca tra le persone più vicine a Cataldo, che ieri 24 ottobre in occasione della seduta di insediamento del Consiglio metropolitano di Bari non ha mancato di polemizzare con il sindaco metropolitano Vito Leccese.
Cataldo, finito ai domiciliari con l’accusa di aver truccato le elezioni di Triggiano e Grumo, ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini insieme alla moglie Anita Maurodinoia, che dopo una perquisizione si è dovuta dimettere dall’incarico di assessore regionale ai Trasporti. Per entrambi è imminente la richiesta di rinvio a giudizio. Labianca ha però, nei fatti, sfidato i pm della Procura di Bari cui lo stesso Cataldo aveva comunicato lo scioglimento di Sud al Centro per ottenere la revoca degli arresti domiciliari. «Daremo nuovamente vita al movimento in cui noi e molti di noi si riconoscono, lo faremo senza paura e sempre a testa alta», ha detto il consigliere bitontino citando l’intercalare tipico di “Sandrino”: «“Ce la faremo”, è la frase delle idee e dei principi e dei valori che ci hanno sempre ispirato. Non posso esimermi in questo contesto di rivolgere un saluto e un ringraziamento alla consigliera regionale Anita Maurodinoia per il particolare sostegno e affetto dimostrato in ogni circostanza».
Labianca ha poi sfidato anche Leccese, che non ha nascosto la sua contrarietà rispetto alla candidatura in Consiglio metropolitano di un esponente politico vicino a Sud al Centro. «A chi ci accusa di trasformismo politico rispondo che la politica come la vita è dinamica, le idee e le visioni che ci guidavano ieri pur valide e sincere devono sapersi confrontare con un mondo che cambia. Se scegliamo strade diverse rispetto al passato non lo si fa per opportunismo o per convenienza ma per servire meglio il bene comune. Le accuse di trasformismo sono spesso il rifugio di chi ha paura del cambiamento».